Ci sono gare che restano impresse nelle nostre menti, a volte senza un motivo preciso. Nel mio caso quella gara è Spa 2008.
Ad oggi non riesco ancora a dire con esattezza il perché; sono ormai giunto alla conclusione che c’è un “concorso di colpa”. Ero molto giovane in quel periodo (non che ora non lo sia…) e quella belga è una delle prime gare che ricordo di aver visto con un minimo di comprensione, anche perché non ero a casa. Con i miei genitori mi trovavo a pranzo da amici in una giornata nuvolosa, proprio come a Spa. Un meteo che ora casualmente adoro.
La gara l’abbiamo vista comunque, seppur su una tv che per qualche motivo quel giorno trasmetteva immagini in bianco e nero. Non importava: le siamo rimasti incollati in religioso silenzio dalla partenza fino alla battaglia finale. Una volta tornati a casa ho voluto rivederla su Sky, questa volta a colori…
Ecco, credo sia lì che è scoccato qualcosa dentro di me tale da farmi emozionare ogni volta che rivedo quella gara e da portarmi spontaneamente a metterla al primo posto immaginario, a farmi salire un’immensa nostalgia per quegli anni bellissimi di Formula 1.
La gara di per sè non mi dà certamente torto. La partenza avviene in condizioni miste dopo la pioggia caduta durante la sprint race della GP2 e tutti partono con le slick. Trulli e Bourdais fanno una partenza fantastica da centro gruppo con il secondo che, probabilmente disorientato dalle sconosciute posizioni di vertice, centra in pieno Jarno, senza danneggiare l’ala anteriore ma pregiudicando la stabilità della Toyota. Mentre Kovalainen scompare subito dalle posizioni di vertice, il suo connazionale Raikkonen si dà una svegliata già dal via e passa di forza Massa sul rettilineo del Kemmel.
Nella confusione generale Hamilton si gira alla Source, ancora umida, ripartendo in men che non si dica ma non abbastanza da sfavorire l’aggancio di Raikkonen. Si va ancora una volta sul Kemmel, con Hamilton che non può resistere all’attacco e si accoda a Les Combes. Inizia qui una lunga sfida fra i due giocata semplicemente sul tempo, sul decimo, senza risparmi di alcun genere. Una lotta a distanza, seppur ravvicinata, che personalmente reputo bellissima anche se non si son visti sorpassi per molti giri. Libidine pura. Dietro a Massa, totalmente assente questa gara (ci arriviamo fra poco), Bourdais continua a disputare la gara migliore della sua nuova esperienza europea, proprio nell’università della Formula 1. Un mistero quel pilota.
Quando mancano 6 giri i giochi sembrano fatti; Hamilton ha un distacco costante di circa due secondi da Raikkonen. All’inizio del terzultimo giro, complice il doppiaggio complicato di Nakajima e un lungo alla Bus Stop, il giovane talento McLaren è addirittura a quasi 3 secondi da Kimi. Nella seconda metà di quel giro tutto cambia. Cade la pioggia in alcuni tratti della pista, la Ferrari fa fatica a tenere in temperatura le gomme (rimbomba nelle orecchie…) e Raikkonen sembra essersi spento d’incanto. Hamilton esce forte da Stavelot, molto più di Raikkonen. “Sarà molto critica questa frenata”. Genè, in cabina di commento con un gasato Vanzini, non sbaglia.
Sul rombo dei V8 che mette ancor più brividi alla tensione Lewis va all’attacco, con una leggera finta a destra per poi buttarsi all’esterno alla Bus Stop. Una staccatona fantastica che viene però respinta egregiamente da Kimi, che a ruote fumanti costringe la McLaren a tagliare la chicane.
Personalmente, la penalità non ci stava, ma è la mia opinione. Fatto sta che Hamilton rientra in pista, lascia sfilare Raikkonen mettendosi in maniera furba nella sua scia e riattaccandolo alla Source. Un attacco degno del miglior Ricciardo, un destro secco che manda quasi al tappeto il finlandese.
Quasi, perchè dopo aver baciato il posteriore della McLaren ed aver rischiato di perder l’auto sulle linee bianche di Les Combes, si incolla nuovamente ad essa.
Dopo Pouhon avviene ancora una volta l’inimmaginabile: Rosberg (mi vien da sorridere) rientra in pista dopo un testacoda, mandando in confusione i due litiganti. Hamilton va nell’erba, mentre Raikkonen sembra involarsi verso la vittoria. Neanche il tempo di dirlo che si gira e ritorna dietro all’inglese, tutto da rifare; arriva solo dopo tutto ciò Massa, sperduto come me in discoteca o ad un campo da calcio. Niente giochi di squadra.
A Blanchimont Kimi va largo un’altra volta dopo Pouhon, perdendo però l’auto e finendo a muro. Un triste epilogo ad una gara condotta quasi alla perfezione dall’inizio alla fine. Hamilton vince davanti a Massa ed Heidfeld, risalito nelle battute finali grazie alle gomme intermedie. Bourdais chiude settimo e in lacrime la gara migliore della carriera in Formula 1, dopo aver perso molte posizioni nell’ultimo giro a causa della pioggia a lui, proveniente dalla Champ Car, praticamente sconosciuta.
Ora arriviamo al titolo di questo articolo. In serata Hamilton viene penalizzato di 25 secondi, scivolando addirittura dietro Heidfeld. Massa si ritrova con un risultato totalmente insperato per come era andata la gara. Metaforicamente un po’ come quei regali che, non essendoteli meritati, non ti aspetti di ricevere; pazzesco che fra i due litiganti alla fine ha goduto proprio il terzo.
Ricordo ancora le parole di un giornale, che oggi pesano come un macigno. Chissà chi, dopo questa decisione, riproverà un sorpasso lì dove Lewis ha giocato il tutto per tutto. Fortunatamente oggi abbiamo Max. Alla fine della fiera, Massa portò a casa la vittoria e i bei 10 punti, mentre Hamilton se ne tornò a casa deluso e desideroso di rivincita. Rivincita che ebbe in extremis ad Interlagos qualche tempo dopo. Ma questa è un’altra storia.
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