Silverstone, tra investigazioni sperate e team radio nascosti sotto il tappeto

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
8 Luglio 2023 - 19:09
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Le qualifiche di Silverstone sono andate in archivio e, almeno per questo sabato, non dovremo attendere ore per conoscerne i risultati finali come successo con la gara di una settimana fa in Austria.

Tra temperature più fresche, pioggia e non pioggia, intermedie e non intermedie, l’oretta e poco più delle qualifiche in UK è servita, tra media e social, per rinverdire le solite polemiche e nasconderne altre, come nel più classico modus operandi di questi ultimi anni.

Silverstone è il luogo dove tutto vale o non vale in base al pilota e alla nazionalità: ci viene ricordato ogni volta in cui vengono rimostrati in ordine l’incidente di Hamilton e Verstappen del 2021 e il sorpasso di Leclerc a Lewis dell’anno scorso alla Copse, considerati in modo diametralmente opposto come se le situazioni si guardassero stando seduti alle spalle della televisione.

Di contraddizioni ce ne sono tante da ricordare, ma è sintomatico notare come ci si lanci alla ricerca di una possibile investigazione a Verstappen quando, “in casa nostra” (termine che ha portato una iella clamorosa in questi anni) c’è una Ferrari che preferirebbe oscurare ormai tutti i team radio che vengono mandati in onda.

È, infatti, da tempo che le belle parole e i bei sorrisi davanti ai microfoni cozzano clamorosamente con quello che si sente via radio. Oggi ne abbiamo avuto un’altra prova: Sainz che si lamenta per essere penalizzato nel posizionamento all’uscita dai box, Leclerc che fa i complimenti al compagno per essere stato superato all’ultima curva nel giro di lancio. Il tutto dopo un’Austria nella quale, nelle prime fasi di gara, i nervi erano chiaramente tesi con uno spagnolo apparentemente più veloce del compagno e bloccato alle sue spalle dal team. Per inciso, pare che nel paddock si riporti un fastidio profondo da parte di Carlos. Nel caso, si scoprirà quando esploderà la bomba: fino a cinque minuti prima sarà tutto magnifico e bellissimo.

Il problema, come sempre, sta nel fatto che ci sono determinati argomenti che non devono essere toccati e, quindi, meglio dare in pasto ai social onboard parziali e lasciare che il web si scanni fragorosamente, alla ricerca di un’investigazione del popolo (che non c’è, perché il sorpasso di Verstappen è stato dimostrato regolare) che parlare di team radio veri e situazioni vere. Un po’ come quando si raccontano i grandi miglioramenti di una Ferrari che in Austria, dove l’anno scorso aveva vinto di forza, una settimana fa senza il vantaggio della VSC durante la sosta avrebbe rimediato mezzo minuto di distacco dal vincitore.

A proposito di vincitore, quello indiscusso di oggi è un collega della Repubblica che, oggi, ha aperto così un suo pezzo sull’argomento Red Bull / Verstappen: “Cercasi, disperatamente, un altro Jean Louis Paul Schlesser. Cioè un pilota che possa immolarsi come fece questo francese che, nel 1988, prese in pieno Ayrton Senna e lo buttò fuori a Monza impedendo alla McLaren di realizzare l’en plein della stagione“.

Inutile discutere sulla dinamica che non fu proprio questa, ma è il concetto che conta. Siamo arrivati alla speranza che un pilota a caso butti fuori chi sta vincendo il mondiale. Chi mi legge da anni sa che parlo spesso della parola coerenza. Ecco, io di queste cose non ne ho lette quando Mercedes e Hamilton dominavano, anzi. Si sprecavano tutt’altro tipo di rimostranze. Sia ben inteso che certe frasi sarebbero state altrettanto vergognose, perché le analisi sono una cosa e il tifo da hooligans un altro. Eppure l’accanimento che vedo da anni a questa parte ad una sola direzione nei confronti di un pilota (e da tre verso il suo team) è davvero impressionante, quando ci sarebbero altre cose più serie di cui parlare.

Evidentemente non conviene.

Immagine: Media Ferrari

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