Siete pronti a salutare Monza e Spa?

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
19 Aprile 2023 - 22:00
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Dai, non fate finta di non averlo capito. Sto parlando con voi, vecchi tromboni come me che, alla sola idea di perdere le piste storiche dal mondiale di F1, i capelli in testa iniziano ad imbiancare o scappare via.

Se siete sugli anta o giù di lì e tenete ancora un briciolo alla F1 l’avete capito quanto e come me che il destino è segnato. La cara vecchia F1, da qui a qualche anno, avrà un’altra residenza (la fan base l’ha già cambiata per prepararsi), sarà sempre più lontana dalla vecchia Europa. Si evolverà, come piace dire a chi comanda.

Ci dicono che l’evoluzione è sempre bella, che non bisogna guardare indietro al passato perché è cosa brutta, che bisogna essere sempre propositivi e puntare a ore 12. Sempre avanti.

Ci dicono anche delle grandi cazzate e spero che, anche questo, l’abbiate capito. Insomma, solo un inguaribile ottimista può accettare tutto quello che si sta partorendo in fatto di idee su quella che sarà la nuova F1 da qui ad un lustro o poco più.

Le piste europee sono segnate, chi prima chi dopo. Non possono reggere il passo in termini di costi per ospitare i GP con chi ha a disposizione decine di milioni a profusione. Non è questione di non volersi ammodernare, è questione di un rialzo sempre maggiore da parte di chi comanda. Inutile lamentarsi del caro biglietti anno dopo anno, almeno per quanto riguarda noi. Se la spesa è 10 devi rientrare nei 10, se la spesa è 20 devi rientrare nei 20.

È da anni che rimbalzano le notizie di Monza a rischio, Spa a rischio, Silverstone e Barcellona sul limite del baratro. Preparatevi, perché si arriverà prima o poi al momento fatidico in cui, così come per altre questioni sportive o regolamentari, anche le location rispecchieranno il nuovo corso. Una presenza sempre maggiore negli Stati Uniti, in Africa, a Londra. Mi immagino Monza sostituita da un bel cittadino Newyorkese con i tombini che saltano (come già successo a Baku, d’altronde) e le colline delle Ardenne rimpiazzate da una qualche altra carnevalata non si sa dove che, però, paga come non mai.

Mettiamoci in questo ordine di idee: la futura F1 sarà niente meno che, citando lo Chef Barbieri, un mappazzone di 50 gare, una al sabato e una alla domenica (alla faccia della Concordia…), magari con una bella griglia invertita che crea quel casino piaciuto tanto in Australia. Come dite? Non vi è piaciuta? Beh, ma non deve piacere a voi… Infine, una sessione di libere giusto per non esagerare, tutti subito in Parco Chiuso e poi che piova, nevichi, arrivino trombe d’aria chi se ne frega.

Location? Gli USA saranno sempre più protagonisti, la Cina tornerà, l’Europa ristretta a chi potrà permettersi le vagonate di milioni di fee (per ora l’Austria pare l’unica con la forza per resistere fino al 2027) per fregiarsi di avere un GP. La tradizione non esisterà più: d’altronde, se si è disposti ad investire mezzo miliardo di dollari per costruire un circuito a Las Vegas per poi fare le pulci a Monza, è evidente quale sia la volontà. In determinati eventi vengono mostrate con esaltazione le grafiche sul numero di spettatori nel weekend. Incidentalmente sono tutti GP con una storia. Anche perché altrove di tribune ce ne sono poche: in mezzo al deserto non c’è bisogno di rimpinguare le casse con gli spettatori.

Va bene che Natale è passato, ma avete presente la preparazione di un tacchino ripieno? Sapete che alla fine qualcuno lo mangia, no? Chiedetevi chi e cosa lascerà a chi arriverà dopo. Datevi anche una risposta, già che ci siete. Io una mia ce l’ho, ma credo la conosciate già.

Immagine: Media Ferrari

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