Si chiama Pirelli ma fosse Michelin, Bridgestone, Yokohama, Goodyear o chiunque altro vogliate tra i più famosi costruttori di pneumatici non cambierebbe di una virgola il senso di questo post, che non vuole andare né contro il fornitore di gomme né tanto meno contro chi per il fornitore lavora facendosi il mazzo, assecondando fondamentalmente quelle che sono le richieste della Federazione per smuovere la bilancia dello spettacolo in Formula 1.
Resto però attonito e basito di fronte alla novità per il 2018. Come anticipato dal titolo, appunto, un arcobaleno di dubbi sulla scelta di aumentare, anziché diminuire, il numero di mescole a disposizione per la prossima stagione visto quanto successo nel 2017.
Avevamo cinque mescole di gomme da asciutto, dalla “Ultrasoft” alla “Hard”. Quest’ultima, dopo Barcellona, è stata accantonata lasciando a disposizione solo le prime quattro. Con tre portate in pista ad ogni evento e le due più morbide usate prevalentemente dai team e dai piloti, fatico sinceramente a capire la necessità di introdurre altre due mescole alla gamma.
Oltre ad una comprensibile giustificazione in ambito marketing, si tratta di una decisione che per quanto mi riguarda non trova ragione. Giusto per argomentare un attimo, parto segnalando una tabella molto indicativa di F1fanatic, che ricapitola la situazione d’utilizzo gomme di questo 2017 esclusa ovviamente l’ultima fatica di Abu Dhabi.
Prendendo in esame questa tabella, come anticipato dalla stessa Pirelli sappiamo che ogni mescola verrà traslata verso uno step più morbido. Quella che ora chiamiamo Supersoft nel 2018 sarà praticamente la Ultrasoft attuale, la Soft sarà la Supersoft attuale e così via a salire. La nuova Ultrasoft sarà uno step più morbido dell’attuale e poi ci sarà la nuova Hypersoft che sarà a sua volta ancora più morbida. Di fatto, quindi, avremo due step di mescole più morbide a disposizione:
Hypersoft = nuova (più morbida delle Ultrasoft)
Ultrasoft = attuale Ultrasoft con step più morbido
Supersoft = attuale Ultrasoft
Soft = attuale Supersoft
Medium = attuale Soft
Hard = attuale Medium
Superhard = attuale Hard
Ora riguardiamo la tabella. La Hard 2017 non è stata mai utilizzata: per quale motivo dobbiamo pensare che il suo equivalente 2018, la Superhard, verrà messa in pista? Ma non solo. Guardate l’utilizzo delle Medium 2017: praticamente irrisorio per ogni pilota se considerato nell’arco di un’intera stagione.
Per quale ragione, quindi, nel 2018 avremo sette mescole quando da una semplice tabella si evince che nel 2017 quelle realmente utilizzate sono state solo tre su cinque, poi diventate quattro?
Il tutto, poi, in considerazione del fatto che sarà sempre e comunque il fornitore a decidere quali mescole portare ad ogni singolo appuntamento per ragioni di sicurezza. E qui mi chiedo: se comunque la prassi è questa, non si potrebbe per semplicità di comprensione chiamare le tre mescole portate in pista sempre nello stesso modo (Morbide, Medie, Dure) e gestire internamente le mescole assegnandole ai tre “nomi”? Troppo difficile? Poco mediatico? Eppure sarebbe comodo. Lo spettatore medio saprebbe che ad ogni evento ci sono tre tipi di gomme diversi, ma non sarebbe tenuto a conoscere tutte le mescole, le finestre di temperatura, il degrado e quant’altro. Lo spettatore vuole vedere la corsa e capirla, non seguire un corso di ingegneria.
Il fatto che l’anno prossimo saranno introdotte di fatto due mescole più morbide dell’attuale Ultrasoft mi preoccupa parecchio. Non vorrei che la strada intrapresa sia quella di tornare ad una specie di 2012, quando nelle prime sette gare ci furono altrettanti vincitori diversi (tra cui Maldonado con la Williams) a causa della difficile comprensione delle gomme.
Trovo il tutto una grande operazione senza senso. Anche perché il regolamento sportivo, se non verrà modificato, continuerà a castrare strategie che resteranno comunque standard e simili per tutti. Con l’obbligo di utilizzare due mescole in gara e quello di partire con le gomme utilizzate nel Q2, a meno di problemi gravi la strategia per i primi dieci è segnata: solo i più temerari (o i più veloci) tentano di passare in Q3 con una mescola più dura. Paradossalmente chi parte dietro è avvantaggiato dall’opportunità di partire con gomme più dure a serbatoio pieno, per poi spingere nel finale con la monoposto più leggera e le gomme più morbide.
Inoltre è sufficiente andare a rileggere le infografiche dei vari Gran Premi per rendersi conto che delle tre mescole portate ad ogni appuntamento sono state utilizzate praticamente solo le due più tenere. Considerato che ne avremo sette, mi pare una statistica piuttosto indicativa del senso opposto rispetto a quello che si dovrebbe seguire.
Sintetizzando il discorso per quanto mi riguarda, capisco l’operazione marketing ma la F1 non ha bisogno di questo. La F1 ha bisogno di semplificazione e non trovo che possa essere un dramma riguardare al passato per pianificare il futuro invece di complicare sempre di più le cose.
Come la vedo io?
- Due mescole definite, una “bianca” dura e una “rossa” morbida. Il grado di durezza sarebbe deciso dal fornitore ad hoc per ogni evento.
- Nessun obbligo di montarle entrambe in gara.
- Libera scelta di utilizzo già dalla partenza senza dipendere dalla qualifica. Se vuoi partire e/o fare tutta la corsa con le morbide o con le dure sei libero di farlo e di lavorare nelle prove libere in funzione di tale scelta.
Non credo sarebbe così difficile, ma il problema vero al momento è la filosofia di voler trovare e creare spettacolo agendo artificialmente con gomme, DRS e via dicendo. Confido, in questo, sempre nella mano di Ross Brawn, forse l’unica speranza vivente che abbiamo di riportare la F1 ad un qualche cosa di più degno di tal nome.
Forse sarò antico io, ma trovo anche che ormai l’importanza mediatica delle gomme abbia superato un certo limite da tempo. Il risalto dato alle coperture farà anche parte dell’accordo tra Fia e fornitore, sia chiaro, ma una volta le gomme erano “le gomme”, appunto. Importanti, ma non protagoniste.
Passando per un attimo al rally Juha Kankkunen, una volta, le chiamò “Black round Pirelli”. Nere e rotonde: quello che sono e dovrebbero continuare ad essere senza fronzoli, colori, arcobaleni che a me, sinceramente, interessano meno di zero.
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