Sei anni di Halo. Il brutto che ha vinto su tutta la linea

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 2 Gennaio 2024 - 17:07
Tempo di lettura: 2 minuti
Sei anni di Halo. Il brutto che ha vinto su tutta la linea

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Introdotto nel 2018 contro il parere di tanti appassionati, Halo ha salvato decine di vite nel mondo. Una scommessa stravinta

Quella di copertina è una delle prime foto che ho scattato ad una F1 dotata dell’Halo, il dispositivo di sicurezza introdotto nel 2018. Era la prima giornata di test a Barcellona e, per la prima volta, tutte le monoposto scendevano in pista con il nuovo device montato da obbligo dei regolamenti. Goffo, paragonato ad una ciabatta infradito, Halo ha fatto il suo ingresso nel Circus in versione brutto anatroccolo per diventare, poi, il principe azzurro.

Halo, infatti, era stato contestatissimo. In pochissimi lo volevano guardando solo all’estetica. Che, è vero, ha la sua importanza (di questi tempi poi…) ma, quando si parla di sicurezza, deve essere messa in secondo piano anche tappandosi il naso. Perché, di fatto, Halo resta una bruttura e il passaggio tra le vetture 2017 e le 2018 è stato sicuramente traumatico.

Sei stagioni dopo, però, non possiamo che tessere le lodi di un dispositivo che ha cambiato il fronte della sicurezza. Halo è il device che più incarna i dettami nati dalla tragedia di Imola ’94, probabilmente la soluzione che ha salvato più vite se pensiamo non solo alla F1 ma a tutte le categorie motoristiche.

È curioso notare come, proprio dalla sua introduzione, gli incidenti potenzialmente drammatici siano aumentati e i relativi danni siano stati da esso sventati, quasi come una dimostrazione del fatto che il suo ingresso sulla scena fosse non solo necessario, ma fondamentale.

Innumerevoli sono i casi che hanno portato ad un nulla grazie ad Halo. Ma, per citare due nomi di piloti che sono stati salvati dalla sua introduzione, forse sono sufficienti quelli di Charles Leclerc (GP del Belgio 2018) e Lewis Hamilton (GP d’Italia 2021).

Tutto il resto non conta: Halo ha stravinto la sua battaglia contro la bruttezza in un mondo che non lo voleva senza capirne le potenzialità. Una specie di lezione che potrebbe servire anche nella vita di tutti i giorni.

Immagine: P300.it

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