Dico forse perché io non sono Seb, purtroppo o per fortuna dipende dai casi, ma questa Pole di Singapore ha un peso specifico assoluto. Certo, ne ha fatte 48 prima di questa: ma per il momento, l’obbligo morale di conquistarla, la cattiveria nel raggiungere l’obiettivo e lo sfogo finale, per me questa potrebbe essere definita la miglior Pole della carriera di Sebastian.
La Ferrari è uscita da Monza a pezzi, a causa del risultato (previsto ma non nei termini finali) e della pressione imposta dal presidente che, come sempre, quando può scegliere di non appesantire la situazione fa l’esatto contrario. Dopo due settimane di aria pesante si è arrivati a Singapore con l’obbligo di ribaltare la situazione non tanto in gara, neanche dalle qualifiche, addirittura dalle prove libere che solitamente sono inutili. Tra ieri pomeriggio e ieri sera si sono sprecati i commenti da disfatta di chi, per un venerdì poco illuminato, già alzava bandiera bianca inchinandosi allo strapotere Mercedes e, in questa occasione, Red Bull.
Quindi, se possibile, sulle spalle di Vettel il peso dell’obbligo si è fatto, stamattina, ancora più ingombrante. Con le Red Bull in mischia, fare bene era il minimo indispensabile per respirare almeno fino alla gara. Le FP3 avevano già lasciato intendere che qualcosa nel taschino ci potesse essere, ma dopo il risultato delle ultime libere c’era ancora chi si crogiolava nel dolore per una Red Bull potenzialmente in Pole. Ecco che allora serviva una magia per ricordare a tutti che i risultati che contano sono quelli del sabato pomeriggio e della domenica dopo la gara, e che piangere al venerdì sera non serve a niente da sempre.
Ecco perché la Pole di oggi è, per me, la migliore di sempre di Seb. Perché non si trattava solo di fare il miglior tempo in pista, cosa che succede tutti i sabati. Non era solo una questione di semplice (si fa per dire) piede, ma anche di testa, soprattutto di testa. Voleva dire (e lasciatemi passare l’immagine) prendere quel peso enorme dalle spalle ed aggiungerlo a quello delle palle, dimenticarsi di tutti e di tutto, limiti della pista compresi, toccando qua e là i muretti per prendere con cattiveria quella partenza al palo, che doveva essere rossa a tutti i costi. Per non vivere un sabato di fantasmi e di paure, per non dare ulteriore appiglio alla disperazione preventiva, per poter andare a dormire sereni prima di una gara in cui la Red Bull potrebbe dare una mano, simbolicamente come ai vecchi tempi.
Lo sfogo via radio, o per meglio dire liberazione, è più che giustificato dopo giornate così disfattiste. Sul podio di Monza Seb aveva detto “Arriveremo”, mentre nel Paddock altri raccontavano il loro giramento di palle. Due settimane dopo siamo qui: Seb per ora è arrivato, gli altri per ora le palle immagino le abbiano ben ferme.
Ed ora tutti a nanna, in quel di Singapore: che almeno questo riposo sarà carico di adrenalina e non di dubbi. Domani, poi, sarà un’altra storia.
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