La domanda che mi sono posto ieri, dopo l’ennesimo sorpasso da Campione del baby Verstappen ai danni di Perez (non di uno che resiste poco, oltretutto), è stata: “Ma allora ci prendono in giro da anni?”.
Sì, perché questa è la sensazione che ho provato nei confronti di chi, per anni appunto, ci ha raccontato che superare in F1, con queste F1, è impossibile. Sensazione sfociata in incazzatura quando ho pensato, come conseguenza, all’introduzione del Kers prima e del DRS poi.
L’ultimo a lasciarsi scappare una frase del genere è stato niente di meno che Lewis Hamilton, riguardo i non tentativi di sopravanzare Rosberg. Non si può sorpassare, ci sono i cordoli più alti, questo, quello, quell’altro.
A questo punto cosa dovrei pensare, dei 19 che sono in pista e non si chiamano Verstappen? Che l’impossibilità di sorpassare si chiami in realtà mancanza di palle? Perché il giovane Max Verstappen, anni 18, solo dodici mesi fa alimentava il terrore dei futuri colleghi, che temevano di trovare una mina impazzita ed inesperta in pista. Marko era sommerso dalle critiche per la scelta di portare un ragazzino, dopo un solo anno di monoposto, in Formula 1. Quella mina impazzita, invece, è da mesi che insegna ai colleghi più blasonati come si sorpassa in pista, e anche ieri ne ha dato limpida dimostrazione con Perez e con Nasr. La prima manovra, all’esterno dell’ingresso della S intitolata a Senna ai danni del messicano, è da cineteca.
I dubbi a questo punto sorgono, così come le domande. Perché lui riesce a fare quello che i ‘vecchi’ si sognano? Perché stacca a fondo e sorpassa con una facilità disarmante? Incoscienza dell’età? I videogiochi allenano meglio di quanto pensassimo? O siamo di fronte ad un potenziale pluricampione?
Forse un mix di tutto questo. O, forse, Max è semplicemente il precursore di una generazione di baby fenomeni, che presto manderà in pensione l’attuale vecchia guardia. Di certo, Hamilton e soci non fanno una bella figura a trincerarsi dietro giustificazioni che vengono smentite dai fatti. Soprattutto quando, i fatti, li concretizza quello che solo poco tempo fa veniva indicato come una minaccia per l’ambiente.
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