La seconda gara deve ancora iniziare ma, a leggere il web, sembra che per “il fu messia Sebastian Vettel” sia già finita anche la stagione.
Basta darsi un’occhiata intorno: una battuta scherzosa in conferenza stampa viene trasformata in una disperata speranza che a vincere non sia il nuovo compagno. La qualifica finita al secondo posto è terreno fertile per chi ha già operato la successione ideale nel ruolo di prima guida. La penalità di Grosjean viene imputata a lui. I complottisti ancora chiedono vendetta per non averlo visto lasciare strada al nuovo che avanza in Australia.
Non è la prima volta che i media mettono sulla graticola Vettel, il quale spesso – è giusto ricordarlo – ha fatto poco per evitare le critiche. Ma c’è sempre un limite oltre al quale non si dovrebbe andare e questo viene superato da sufficiente tempo da farmi pensare che, questa, sarà l’ultima stagione del tedesco in Ferrari.
Un’avventura iniziata tra roboanti titoli e l’esaltazione eccessiva della pesante eredità ideologica di Schumi. Un binomio scemato man mano che i risultati non sono arrivati, fino agli strappi dei momenti peggiori. Niente che non si sia già visto, per carità. Non apprezzo però la mistificazione della realtà, il costante travisare le dichiarazioni ed il cercare in ogni modo di portare l’opinione dalla parte sbagliata, che sa di scarico preventivo in attesa di eventi più importanti.
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