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SBK / SSP | Intervista esclusiva a Yari Montella, pilota Ducati Barni Spark Racing: “Ho sempre ammirato Márquez, è il mio punto di riferimento”

di Alyoska Costantino
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Pubblicato il 20 Novembre 2024 - 09:00
Tempo di lettura: 8 minuti
SBK / SSP | Intervista esclusiva a Yari Montella, pilota Ducati Barni Spark Racing: “Ho sempre ammirato Márquez, è il mio punto di riferimento”
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Il salernitano, promosso dalla SSP alla SBK dalla squadra Barni dopo le sette vittorie, ha concesso un’intervista a P300.it.


In passato la categoria Supersport, nel paddock del mondiale Superbike, era vista un po’ come un qualcosa di a sé stante rispetto alla classe maggiore delle derivate di serie, un qualcosa riservato agli “specialisti” e che le ha permesso di avere una propria identità.

Solo in pochi, dalla ex-600, compivano il passaggio verso la SBK, mentre negli anni recenti, complice anche la scomparsa della STK1000 ed il debutto delle moto Next Generation, questa tendenza è stata un po’ sovvertita. Ora anche i protagonisti della SSP moderna possono vantare un background adatto per la massima serie, avendo corso con moto più vicine concettualmente, in termini di cilindrate e stili di guida, a quelle che usano successivamente al salto di categoria.

Yari Montella è l’ultimo prodotto di rilievo della SSP che compirà il proprio debutto in SBK. Terzo nel mondiale 2024 con ben sette vittorie, il pilota di Oliveto Citra si è giocato il titolo fino al penultimo round dell’Estoril, meritando così la promozione, da parte del team Barni Spark Racing, sulla seconda Ducati Panigale V4R che verrà schierata in SBK per la stagione 2025.

Il #55 ha concesso a P300.it un’intervista esclusiva di una decina di domande. Buona lettura.


Ciao Yari, è un piacere poter parlare con te. La prima domanda è: come ti sei appassionato alle moto?

“Il tutto è partito da mio padre. Lui si divertiva il fine settimana ed io ho iniziato a seguirlo da bambino, quando avevo otto-nove anni. Andavo con lui in pista la domenica, un tracciato vicino a casa nostra. Poi da lì mi ha detto ‘Guarda, visto che vieni tutte le domeniche con me, se vuoi compriamo una minimoto (una MGP) così almeno la domenica giri anche tu insieme a tutti quanti’. E da lì è partito un po’ il tutto”.

Chi è stato il tuo idolo da giovane, colui per cui tifavi?

“Andando un pochino contro la massa, ho sempre ammirato [Marc, n.d.r.] Márquez come pilota, è un po’ il mio punto di riferimento, colui che guardo e studio. Poi col tempo ho iniziato a guardare tante piccole cose in tanti altri piloti, quindi cerco di trarre il meglio da tutti e cerco di eguagliarli quanto più possibile”.

Hai corso anche in Moto3: hai dei ricordi particolari di quel periodo?

“Sì, il capitolo Moto3 è stato un bel capitolo. Sicuramente è un qualcosa che mi ha aiutato tanto a livello di apprendistato. Ho capito tanto, ho fatto tantissime esperienze su una moto molto particolare e mi ha dato la possibilità di poter fare una gara iridata in Australia e un round del mondiale a Misano come wildcard, quindi sono contento del percorso che ho fatto. Col senno di poi forse è stato fatto più del dovuto, nel senso che il mio periodo in Moto3 sarebbe potuto finire anche un anno prima, perché ormai avevo raggiunto una stazza che, in quella categoria, non mi permetteva più d’esprimermi al meglio, così come ho fatto poi su moto più grandi”.

Com’è stato vincere un campionato europeo?

“L’Europeo è stato il primo dei miei traguardi più grandi. Vincere l’Europeo rimane un bel risultato. Lo desideravo, l’ho ricercato per tanti anni ed ottenerlo in una categoria come la Moto2 mi ha dato la possibilità di poter approdare nella Moto2 del mondiale. Sono orgogliosissimo del campionato che siamo riusciti a portare a casa, ai tempi è stato grazie al lavoro che abbiamo fatto con la squadra e alla crescita che io ho cominciato a compiere anno per anno”.

Sei passato alle derivate dopo diversi anni con le Moto2. Com’è stato il cambiamento a livello di sensazioni in sella?

“Il passaggio alle derivate di serie è stato un po’ particolare, ho fatto prima un anno con Kawasaki e poi i due con la Ducati. [Tra Moto2 e SSP, n.d.r.] parliamo di due moto diverse che vanno guidate in maniera diversa, richiedono stili diversi e ai tempi le ho guidate anche con gomme diverse, perché in Moto2 utilizzavamo le Dunlop e in Supersport le Pirelli, quindi anche in quello parliamo di sensazioni diverse. Però è stato fondamentale riuscire ad esprimermi in entrambe le situazioni con così tante differenze, cosa che comunque mi ha aiutato a crescere e a migliorare questa mia attitudine nell’adattarmi il più velocemente possibile”.

In Moto2 la tua avventura con Speed Up si è conclusa prematuramente. Come ti sei trovato nel team di Luca Boscoscuro e cosa non ha funzionato secondo te?

“Sì, nella Moto2 mondiale la mia avventura è durata poco. Con Speed Up si sono incastrati un pochino di fattori. Purtroppo alla quarta o quinta gara mi sono fatto male, spezzandomi i legamenti del polso. Sono stato operato d’urgenza e mi sono dovuto fermare per tre mesi; nel mentre, ovviamente, sono stato sostituito da un pilota altrettanto forte [Fermín Aldeguer, n.d.r.]. All’epoca era appena diciottenne, quindi aveva dalla sua l’età, a differenza mia che ero già un ventiduenne. Per una serie di fattori sono rimasto fuori dal giro, perché lui è riuscito ad adattarsi in maniera forse anche più veloce di me e quindi a guadagnarsi il posto in Moto2. Forse quello che non ha funzionato del matrimonio Montella-Bossuscuro è stato il fatto che, in quel momento, Luca aveva bisogno di maggiori risultati, che io stavo facendo ancora fatica a dare. Invece lui, evidentemente per esigenze di sponsor o altro ancora, ha deciso di confermare il posto ad Aldeguer, che era riuscito a portarglieli subito”.

Per qualche anno hai corso in Supersport. Come ti sei trovato in questo campionato?

“In Supersport ho fatto tre anni in totale, un anno con Kawasaki e due con Barni. E’ una bella categoria: mi sono divertito, è stato bello crescere lì e ritrovarmici, perché comunque dopo ciò che era successo in Moto2 avevo perso un pochino di stima e motivazione. Approdare in un campionato nuovo, con moto nuove, su piste mai viste e in un paddock inedito, ha saputo di rivincita. Mi ci sono ritrovato e sono ‘rinato’, e alla fine sono contento del percorso che ho fatto e di quello che mi sto creando in questo paddock. Soprattutto quest’anno ho lasciato una bella impronta, che mi ha permesso di fare il salto in Superbike”.

Nel 2024 hai persino lottato per il mondiale contro Adrián Huertas e Stefano Manzi. Cosa ti è mancato per vincerlo?

“Quest’anno è stata una lotta fino all’ultimo. Il rivale principale è sempre stato Huertas, siamo sempre stati io e lui a giocarci il titolo e sono contento del fatto che siamo stati gli unici nel campionato a poter lottare realmente per il mondiale. Ci è mancato un po’ il guizzo finale, con le due cadute a fine stagione, quella di Cremona e quella dell’Estoril, che ci hanno messo fuori dai giochi, soprattutto quella in Italia; però eravamo nella condizione di dover recuperare e quello che potevamo fare era solo spingere ed è quello che abbiamo fatto, quindi di questo sono contento. Sicuramente alcune situazioni sarebbero potute essere gestite in maniera diversa, però voglio pensare che mi sarà da lezione per le prossime volte, qualora dovessi ritrovarmi a giocarmi nuovamente un mondiale”.

Qual è il tuo rapporto con Barni Spark Racing?

“Con Barni si è staurato un bel rapporto di fiducia reciproca: io mi fido di loro, loro spero si fidino di me. Sono soddisfatto, è un team dove si lavora bene e c’è un bel ambiente. Marco Barnabò è bravo a dare il meglio alle proprie moto: cerca di mettere i migliori tecnici, di porre tutto al top e questo gli ha permesso di ritrovarsi in una condizione del genere nella quale, comunque, noi ci siamo giocati un campionato del mondo in Supersport, mentre in Superbike quest’anno ha ottenuto tutti i bei risultati con Danilo. E poi l’anno prossimo avremo due moto in SBK”.

Nel 2025 rimarrai con questa squadra ma salirai in SBK. Quali sono le tue aspettative?

“Le mie aspettative in SBK sono quelle di un rookie, ovvero crescere, imparare, capire e portare a casa più informazioni possibili. Sarà sicuramente un ambiente tutto nuovo, una moto nuova e dovrò gestire situazioni inedite. Sarà molto interessante, [la Ducati Panigale V4R, n.d.r.] è una moto che ho già guidato, più o meno. Un piccolo assaggio l’ho già avuto: è una modello bello, molto bello. Ovviamente guidarlo in situazioni di gara contro i migliori piloti al mondo, di cui farò parte, sarà sicuramente qualcosa di grandioso. Non mi aspetto niente di più, niente di meno: voglio solo crescere, imparare e migliorarmi gara dopo gara”.

Dividerai il box con Danilo Petrucci, pilota esperto ma solidissimo: qual è il tuo rapporto con “Petrux”?

“Con ‘Petrux’ c’è un rapporto di rispetto reciproco. Siamo stati per due anni ‘compagni di squadra e di box’, dato che alla fine io ero in una categoria e lui in un’altra. L’anno prossimo sarà il vero anno in cui saremo effettivamente compagni. Dividere il box con un nome del genere è di grande impatto. Spero di poter apprendere più possibile, di ‘rubare’ più dati possibili da lui e dagli altri piloti Ducati. Il mio obiettivo è cercare d’imparare più cose possibili e il più velocemente possibile”.


L’intervista si conclude qui. Ringraziamo Yari Montella per la disponibilità e l’addetto stampa di Barni Racing, Massimiliano Cocchi, per aver permesso la realizzazione della medesima.

Fonti immagini: Facebook / Barni Racing Team, sic58squadracorse.it, teamspeedup.it


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