P300.it ha intervistato Zaqhwan Zaidi, pilota di Petronas MIE Racing Honda Team, durante il Round dell’Emilia-Romagna
da Misano Adriatico – La storia di Zaqhwan Zaidi è una delle più impressionanti del motorsport odierno. Il ventinovenne di Selangor, difatti, è approdato quest’anno nel mondiale Superbike dopo grandi performance nel campionato asiatico. Il malese ci ha raccontato il suo adattamento a questa serie e diversi aneddoti riguardanti la sua carriera in quest’intervista.
Ciao Zaqhwan, grazie per aver trovato il tempo di svolgere quest’intervista. Per la prima domanda vorrei portarti indietro nel tempo. Come si è svolta la parabola che ti ha portato in Superbike?
“Ho iniziato la mia carriera effettiva a 10 anni, nel passaggio dalle minimoto alle pocket bike. A 13 anni ho iniziato a guidare le moto a ruote alte. Da dove provengo questo cambio ti porta a correre sugli underbone, che sono simili alla Vespa. Da allora mi sono concentrato su questo lavoro. Nel 2012 sono salito in 600cc, con cui ho vinto il campionato asiatico nel 2014 nella classe più importante. Dopodiché, nel 2015, sono passato in Moto2 con un nuovo team, JPMoto, quello con la moto gialla per intenderci, che, tra l’altro, proveniva dall’Asia. Ho corso solo fino al Mugello, la sesta gara stagionale, perché abbiamo avuto dei problemi con il management. Insomma, la squadra era al debutto e tutto è cambiato, così come le aspettative, che erano più alte. Per questi motivi ho parlato con il team e sono tornato nel campionato asiatico a tempo pieno nel 2016. Dopodiché ho sentito la necessità di imparare ancora di più e, così, ho provato ad andare nel mondiale, ma abbiamo avuto dei problemi con il management che mi hanno impedito ciò. Nel 2012 ho firmato con Honda, che mi ha tenuto fino al passaggio in Moto2 prima di riprendermi nel momento in cui sono tornato in Asia. Mi hanno seguito anche in momenti difficili e li ho voluti ricompensare attraverso dei buoni risultati, sia nella seconda metà del 2015, sia nella stagione 2016, in cui ho vinto ancora il titolo asiatico di Supersport. In quel momento ho seguito Honda nell’EWC e ho partecipato alla 8 Ore di Suzuka nel 2016. Ho fatto buoni progressi da allora, visto che ho ottenuto un secondo posto alla 8 Ore di Sepang nel 2019, che rappresenta un podio ottimo per noi. Dopodiché mi sono concentrato sulla Superbike Asiatica, in cui ho debuttato nel 2018 e che ho vinto nel 2022. Quest’anno sono stato promosso nel mondiale. Penso che Honda abbia una struttura un po’ ‘a piani’. Sono davvero felice di essere qui, ma, al contempo, sono conscio del fatto che è difficile competere contro gli altri top rider. Credo comunque che possiamo farcela se crediamo in noi stessi.”
La tua è davvero una bella storia, anche se c’è ancora un tassello su cui mi piacerebbe soffermarmi. Potresti raccontare come è andata la tua prima wild card nel mondiale Supersport?
“In quell’epoca, nel 2014, ero ancora molto giovane, quindi sono rimasto sorpreso di ricevere l’opportunità di correre la gara di Supersport a Sepang con Ten Kate, che era una squadra davvero forte anche allora. Mi sono sentito molto felice, soprattutto perché ero a casa e potevo sentire il supporto del mio pubblico. Nonostante ciò dovevo anche reggere la pressione, sempre per lo stesso motivo, ma penso che questo peso mi abbia reso più forte. Non mi trovavo alla perfezione sulla moto, ma conoscevo la pista molto bene. Ho concluso la gara in nona posizione, il che è ottimo, anche perché la mia era una wild card. Volevo proseguire su questo percorso, ma, purtroppo, non sono riuscito ad ottenere ulteriori opportunità che non fossero wild card, quindi ho aspettato di crescere seguendo il programma di Honda. A 30 anni, però, ce l’ho fatta a tornare! Sono molto contento di essere qui e spero di portare al team i migliori risultati possibili.”
Quest’anno corri sia nell’ARRC, sia nel mondiale Superbike. Come è arrivata la possibilità di affrontare una nuova avventura?
“A dicembre ho cominciato ad avere contatti per venire nel mondiale, ma la chiamata ufficiale è arrivata più tardi. Chiaramente volevo venire, ma, al contempo, avevo già un contratto per correre nell’ARRC con Honda Malaysia. Così ho chiesto al team le condizioni che mi avrebbero potuto permettere di passare in WorldSBK senza infrangere gli accordi già presi. Il CEO di Honda Asia mi ha detto che sarei potuto diventare un coach, ma io volevo restare in pista. Per questo motivo ho accettato di correre in due campionati contemporaneamente. Non è semplice, visto che il mio programma di gare è fitto, data l’alternanza tra il mondiale e l’ARRC, e c’è un feeling molto diverso tra le moto. Penso che questa scelta sia ottima per macinare chilometri, ma, al contempo, è stancante fare così tanto lavoro. L’ho presa come una sfida personale, anche per sfruttare nuovi modi per dimostrare il mio potenziale.”
Parliamo del tuo 2025. Ti sei posto degli obiettivi per questa stagione?
“In questa stagione vorrei ottenere punti in ogni gara, ma non è facile perché tutti i circuiti sono nuovi per me. In Moto2 ho corso solo in piste che non fanno parte del calendario della Superbike, ad eccezione di Jerez, in cui posso ottenere risultati migliori. Tutto è nuovo, quindi devo imparare e adattarmi alla squadra e nella comunicazione con i meccanici, ma ci sto lavorando con molto impegno.”
Parliamo di piste. Qual è la tua preferita?
“Che domanda difficile! La mia pista preferita è il Mugello, anche perché i tifosi sono fantastici. Ecco perché mi piace andare lì! Davvero, è un tracciato bellissimo.”
Il motociclismo malese sta vivendo una grande espansione. Secondo te è difficile per un pilota asiatico arrivare in un mondiale?
“Penso che in questo momento stiamo facendo dei grandi progressi sotto questo punto di vista. Ora abbiamo un team, SIC, che si è posto l’obiettivo di accompagnare dei giovani talenti fino alla MotoGP. Ci sono delle evoluzioni anche nell’orientamento verso altre serie, come ad esempio la Superbike. Anche in Indonesia, soprattutto grazie ad Aldi Satya Mahendra, sono riusciti a compiere dei passi avanti, quindi penso che dovremmo discutere con il nostro Paese per dare degli strumenti ai giovani talentuosi per poter arrivare al mondiale Superbike.”
Hai corso principalmente in Asia per circa 10 anni. Dal tuo punto di vista, è difficile adattarsi al mondiale, soprattutto dal punto di vista della comunicazione?
“Ti dirò, il metodo di lavoro è un po’ diverso, perché anche in Giappone comunicare è difficile. Qui è più facile, perché posso parlare in inglese. Bisogna solo capire come gestire i diversi ruoli. Nella squadra abbiamo bisogno di un po’ di tempo per trovare affinità con il nostro crew chief, cosa che può permettere di trovare nuove soluzioni più adatte al mio stile di guida. Ogni pilota ha il suo, alcuni sono più aggressivi, altri più puliti, quindi bisogna capire il proprio. La barriera non è linguistica, quanto più nel metodo di lavoro, che è diverso qui. Nonostante ciò, sono sicuro che tra diversi anni potremo esibire un grande progresso. Anche in Asia, per esempio, nonostante parliamo la stessa lingua madre, a volte non ci capiamo, che è una cosa comune. In caso, basta apportare qualche cambiamento.”
In questo periodo ci sono molti annunci di mercato. Hai già dei piani per il 2026?
“Non so ancora nulla perché sto aspettando il team. Non sono molti i piloti che hanno già un contratto per il 2026. Spero di continuare qui, ma prima bisogna trovare un accordo con la squadra. Ora, però, voglio solo concentrarmi sul 2025, quindi, forse, parleremo di nuovo a fine stagione. Mi piacerebbe restare nel mondiale.”
Il tempo è davvero volato. Ora, però, siamo giunti all’ultima domanda. Hai dei sogni per il futuro?
“Mi piacerebbe vincere qui, ma è difficile, dato che nel mondiale abbiamo bisogno di tempo per vedere i progressi. Quest’anno è praticamente impossibile ottenere dei risultati migliori, ma credo fermamente che in futuro si possa migliorare anno dopo anno.”
Ringraziamo Zaqhwan per il suo tempo e Heather di MIE per aver reso possibile lo svolgimento e la trascrizione dell’intervista.
Media: MIE Racing
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