SBK | Intervista esclusiva a Tarran Mackenzie: “Voglio migliorare il mio feeling sulla moto e diventare sempre più forte”

Autore: Francesco Gritti
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Pubblicato il 24 Giugno 2024 - 12:00
Tempo di lettura: 10 minuti
SBK | Intervista esclusiva a Tarran Mackenzie: “Voglio migliorare il mio feeling sulla moto e diventare sempre più forte”
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P300.it ha intervistato Tarran Mackenzie, pilota di Petronas MIE Racing Honda Team, nel corso del Round di Emilia Romagna di Superbike. Ecco come ha risposto alle nostre domande

da Misano Adriatico

Tarran Mackenzie è uno di quei piloti che sono riusciti ad arrivare al mondiale grazie alle proprie performance nelle serie nazionali. Il figlio d’arte ha saputo sfruttare tutto il suo talento per arrivare sul palcoscenico più grande, in cui non ha di certo sfigurato.

Ciao Tarran, grazie di essere qui con noi. Da dove è nata la tua passione per il motociclismo?

“Ho cominciato a guidare la mia prima minimoto, un PW50, quando avevo 3 o 4 anni, ma fino ai 10 o 11 non ho fatto gare. Da quell’età in poi le cose si sono fatte più serie. Da bambino ho praticato molti sport, tra cui calcio, tennis, cricket e rugby. Quando sono diventato più grande ho cominciato a scegliere ciò che mi piaceva di più, ed è in questo contesto che le moto sono diventate qualcosa di più di una semplice passione. A 12 o 13 anni tutto ciò ha cominciato a divertirmi davvero molto e a 14 ero nel campionato britannico in 125cc. Poi la mia carriera è continuata e mi ha portato dove sono ora.”

Hai fatto la gavetta nei campionati britannici. Puoi raccontarci il momento che ritieni più significativo della tua gioventù?

“Ho fatto praticamente tutte le classi nei campionati britannici. Sono partito in 125cc, poi sono passato in Moto3, in Superstock 600, in Supersport e, infine, in Superbike. Ho fatto anche un anno nel mondiale Moto2. Nel Regno Unito ho vinto la Supersport nel 2016, risultato di cui sono ancora contento, visto che sono riuscito a conquistare il titolo da debuttante. Penso che, però, il miglior momento sia stata la vittoria della Superbike nel 2021.”

Nel 2017, come hai già accennato nella risposta precedente, hai partecipato al Mondiale Moto2. Quando e in che modo è arrivata la chiamata?

“Nel 2016 ho vinto la Supersport britannica. L’anno successivo ho deciso di restare con Yamaha per difendere il titolo. Ho fatto i primi 3 round del campionato ed ero molto competitivo, visto che ho vinto 6 gare su 6. Ero in procinto di firmare per compiere il salto in Superbike per il 2018 nel momento in cui Denny Kent ha lasciato Kiefer in Moto2. Dorna aveva bisogno di un pilota britannico, visto che, all’epoca, c’era solo Sam Lowes nella classe intermedia. Così mi hanno chiamato per il Gran Premio di Spagna. Denny ha lasciato la squadra a Austin ed è stato sostituito da Fuligni a Jerez. Il team, però, aveva bisogno di un pilota a tempo pieno. Mio papà stava commentando la Rookies Cup in pista nel weekend spagnolo, nel corso del quale ha fatto un meeting con Neil Hodgson, di cui è molto amico. Stavo guardando il Gran Premio sul divano quando ricevetti la chiamata. All’inizio non sapevo cosa fare, visto che avrei creato qualche grattacapo al team in Supersport, a cui avevo già comunicato la mia volontà di salire in Superbike. Ad ogni modo ho deciso di cogliere al volo l’opportunità e sono passato in Moto2. Sono arrivato a Le Mans senza conoscere nessuno e senza aver mai guidato la moto. Tutto era nuovo. Ho corso dal GP francese fino a Valencia. Da Aragon in poi, credo, il team era in difficoltà economiche, visto che avevano perso uno sponsor, quindi ho deciso di tornare con Yamaha nella Superbike britannica, con cui ho corso nei successivi 5 anni. A fine stagione, in Malesia, Stefan Kiefer è scomparso. Il periodo è stato davvero difficile per il team, quindi, in fin dei conti, tornare in Gran Bretagna è stata una decisione corretta.”

Parliamo della Suter che hai guidato in Moto2. Quali sono state le tue prime impressioni alla guida?

“Non avevo mai guidato una moto simile, che era davvero molto difficile da maneggiare. Tutto era diverso rispetto a ciò a cui ero abituato, dal telaio alle gomme. Il salto è stato davvero grande, forse fin troppo, pensandoci a posteriori. Ero decisamente poco esperto all’epoca, ma non potevo rifiutare un’occasione simile, dovevo accettare. Ho fatto davvero fatica a comprendere la moto. La Suter non era il mezzo più competitivo dell’intero schieramento, in cui erano presenti solo 4 moto del marchio svizzero. Gli altri erano quasi tutti su Kalex o Speed Up. Sarò sincero, ho fatto davvero fatica ad adattarmi. Gli altri piloti su Suter, che erano Schrotter, Cortese e Dominique Aegerter, avevano molta esperienza, quindi erano forti. In fin dei conti, quando sono tornato nel BSB, mi sono reso conto di aver guadagnato molta esperienza e di essere cresciuto un po’. L’anno nel Mondiale mi ha aiutato quando sono tornato in Gran Bretagna.”

Nel 2021 hai vinto il BSB. Puoi raccontarci la stagione vista dalla tua prospettiva?

“Ho terminato il 2020 in gran forma, visto che ero uno dei tre piloti più veloci nella serie. La stagione 2021 è partita in ritardo, a Giugno se non ricordo male, a causa del COVID. Il primo round è avvenuto in una pista in cui non sono mai stato molto competitivo. Nonostante ciò, in quell’occasione mi sono sentito veloce, visto che avevo accumulato molta esperienza negli anni. Gara dopo gara ero un pilota migliore, sempre più veloce e sempre più sicuro di sé. Negli ultimi tre round ero davvero sicuro di farcela e, alla fine, sono riuscito a gestire e a vincere il titolo. L’esperienza mi ha aiutato molto, visto che ero nello stesso team, con la stessa moto e con gli stessi meccanici oramai da diverse stagioni. Questo ha fatto la differenza.”

Nel 2023 sei passato a tempo pieno nel mondiale Supersport. Perché hai preso questa decisione?

“Già nel 2021 pensavo di poter raggiungere questo paddock, ma per varie ragioni nessuno mi prese. Quindi ho deciso di restare nel BSB con l’obiettivo di difendere il titolo, ma nel 2022 mi sono infortunato molte volte. A Gennaio mi sono lussato una spalla, poi ad Aprile mi sono rotto la caviglia sinistra e a Settembre mi sono rotto un femore. All’inizio una parte di me voleva provare vincere di nuovo il titolo, ma un’altra voleva che io fossi qui. Dopo la wild card a Donington Park ho deciso definitivamente di voler venire nel Mondiale. Così, mentre guarivo dall’ultimo infortunio, che ha fatto terminare la mia stagione in anticipo, ho parlato con diversi team della Superbike. Midori (Moriwaki n.d.r.) è stata la persona che più mi ha voluto, il che è stato importante. Ho preso un bel rischio, sarò sincero, perché non sapevo se la moto sarebbe stata competitiva o se io potessi performare. Quando è arrivato il primo round mi sono reso conto che sarebbe stata una bella sfida. Nonostante ciò ero molto felice di essere arrivato qui e di non subire alcun infortunio. Mi sono goduto il momento e, di sicuro, è stata la cosa migliore.”

Siamo tutti d’accordo sul fatto che la Honda che hai guidato in Supersport non fosse competitiva. Potresti spiegarci il motivo?

“Non ne ho idea, sarò sincero. Penso che il motivo sia stato l’utilizzo di una moto vecchia. Devo fare i complimenti al team, che ha lavorato sodo. In ogni weekend provavano qualcosa di nuovo, un motore o delle parti aggiornate, per provare a rendere la moto più veloce. Nessuno si è fermato, tutti hanno lavorato duramente per provare a migliorare il pacchetto a nostra disposizione, ma, nonostante continuino tutt’ora a sforzarsi, la moto non sembra ancora al livello delle rivali. Certo, i regolamenti di questa classe sono cambiati. Di conseguenza Ducati, Triumph e altri marchi hanno creato moto più veloci. La Honda, invece, è un po’ vecchiotta. Non è stato facile, però ho guadagnato molta esperienza sui tracciati che fanno parte del calendario di questo campionato durante la scorsa stagione.”

Parliamo della tua vittoria a Most. Ti saresti mai aspettato una performance del genere?

“La vittoria a Most è stata pazzesca! Ogni volta che pioveva ero veloce. Ad esempio, ho finito quinto nella prima gara a Phillip Island nonostante la moto fosse tutt’altro che competitiva. Quindi sapevo che in ogni sessione sotto la pioggia sarei potuto essere veloce, e quando ha cominciato a piovere io, Marcel (Schrotter n.d.r.), (Bahattin n.d.r.) Sofuoglu e pochi altri ci siamo presi un rischio. Sono riuscito a comprendere le condizioni del tracciato più velocemente degli avversari e, grazie a ciò, sono scappato. Sarò sincero, già solo finire sul podio sarebbe stato fantastico, ma vincere è stato ancora meglio!”

Ora sei salito in Superbike, ma sei rimasto con MIE. La promozione è stata decisa dal team oppure hai avuto margine di manovra in questa scelta?

“Quando ho cominciato a parlare con Midori (Moriwaki n.d.r.), nel 2022, l’idea era di cominciare già in Superbike. Il team, però, non aveva una sella in questa categoria, perciò ho corso in Supersport. Poi, dopo alcuni round, Midori e HRC mi hanno portato in Giappone per guidare la Superbike. Ho fatto anche dei test con la squadra qui a Misano. L’idea, quindi, è stata fin da subito quella di correre in Superbike e di non competere più in Supersport. Dopo Most abbiamo cominciato a parlare del salto di categoria. Mi sto divertendo qui. Nonostante non sia facile, sento di star migliorando e di starmi avvicinando ai ragazzi davanti.”

Parliamo di paddock e atmosfera. Cosa ti manca del BSB e cosa apprezzi del mondiale?

“Il BSB è la mia casa quando non sono a casa. Mi piace correre nel Regno Unito, visto che la mia famiglia e i miei amici vengono a vedermi. Il BSB è il miglior campionato ‘di casa’ perché è quello che fa tappa nelle piste più belle e che attira il maggior numero di fan. Insomma, il BSB è uno show gigantesco! Inoltre coinvolge diversi costruttori, molti piloti veloci e altrettanti sponsor. Penso che tutto ciò renda lo spettacolo sensazionale. Stuart Higgs ha messo insieme un gran bel campionato, in cui vincere è fantastico. Continuo a guardarlo tutti i weekend e, quando torno in Gran Bretagna, a volte vado a vedere le gare di persona. Tanti altri piloti, ad esempio Johnny (Rea n.d.r.), Alex Lowes, Leon Haslam, Leon Camier, Tom Sykes, Scott Redding e Bradley Ray in un determinato momento della propria carriera hanno corso nel BSB, e questo ha dato loro la possibilità di mostrare il proprio potenziale, cosa che molti campionati nazionali non permettono. Correre in Gran Bretagna è fantastico, ma io, personalmente, avevo bisogno di una nuova sfida e di viaggiare. Mi piace quello che sto facendo, mi piacciono le piste e i paesi che visito. Vedere persone diverse e incontrare altre culture è qualcosa che mi ha dato parecchia soddisfazione.”

Siamo giunti al termine di questa intervista. Che obiettivi ti sei posto per il 2024? Hai dei piani per il futuro?

“Quest’anno voglio continuare a crescere. Ho concluso undicesimo ad Assen, il che è positivo. Voglio migliorare il mio feeling sulla moto e diventare sempre più forte e sempre più vicino ai primi, non solo su una, ma in tutte le piste. La cosa migliore è continuare ad andare avanti. La moto è abbastanza difficile da guidare, ma penso che stiamo tirando fuori il massimo da quello che abbiamo a disposizione, che credo sia la cosa migliore. Per il prossimo anno non ho piani concreti, nulla di firmato, però, qualunque cosa farò, cercherò di migliorarmi. In futuro voglio diventare competitivo e veloce. Voglio arrivare sul podio anche in Superbike e penso che ciò che sto facendo ora sia la chiave.”

Ringraziamo Tarran per il suo tempo e Heather di MIE per averci permesso di svolgere l’intervista.

Media: MIE Racing

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