Razgatlıoğlu mette subito in ginocchio gli avversari, 0”5 il suo vantaggio su Redding e Rea. Distacchi elevati in questa FP1.
Se già la settimana di avvicinamento al GP Argentina della SBK è stata costellata di problemi, persino l’inizio del weekend ha fatto sospettare a qualche allineamento astrale poco propizio. La tempesta di sabbia delle prime ore del mattino di San Juan ha fatto temere persino per la cancellazione del programma della giornata, o peggio per l’intero fine settimana di corse. Fortunatamente, la FP1 ha subito solo mezz’ora di ritardo.
Al termine della prima libera del venerdì il più veloce è stato ancora una volta Toprak Razgatlıoğlu. La punta di diamante del team Yamaha pare averci preso gusto nel dominare anche le sessioni cronometrate, tanto che qui a El Villicum Razgatlıoğlu è stato l’unico capace di girare sotto l’1:39 grazie al suo 1:38.524. Questo crono ha abbattuto il vecchio record di Marco Melandri, risalente al 2018.
Dopo diversi giri di studio in cui i piloti hanno fatto fatica persino a scendere sotto l’1:41, i tempi sono calati giro dopo giro fino a delineare una classifica in parte piuttosto canonica, ma dall’altra parte con anche qualche nome insolito nelle prime posizioni. Lo squadrone Yamaha, ad esempio, ha rivisto il ritorno nelle prime posizioni di Garrett Gerloff (sesto a 1”0), mentre Andrea Locatelli occupa l’ultimo posto nei primi dieci. 18° Kōta Nozane, ad quasi 4”.
Infatti i distacchi di questa prima sessione, forse figli di un asfalto con pochissimo grip ed in cui il pilota può fare la differenza, sono abissali: solo cinque piloti hanno rimediato da Razgatlıoğlu gap inferiori al secondo. Le prime tre posizioni, tuttavia, sono occupate sempre dagli stessi piloti, con Scott Redding secondo e Jonathan Rea terzo: i due anglosassoni hanno girato in 1:39.0 e rimediano rispettivamente 0”5 di ritardo dall’avversario per il titolo.
Nelle prime dieci posizioni troviamo tre Ducati. Oltre a quella di Redding, al settimo posto si è piazzata l’altra Panigale V4 R del team Aruba.it, guidata da Michael Ruben Rinaldi. Buon ritorno dall’infortunio anche per Chaz Davies, ottavo sulla moto gestita da GoEleven. Più in difficoltà Axel Bassani (12° ma rimasto nei primi sei fino al time attack finale) e Samuele Cavalieri (16°).
La situazione di Kawasaki è, nel complesso, migliore rispetto a quella delle “Rosse”. Rea è sì terzo a mezzo secondo da Razgatlıoğlu (differenza che, se si dovesse confermare anche nelle gare di sabato e domenica, non lascerebbe scampo al campione del mondo), ma subito davanti ad Alex Lowes e alla sorpresa Isaac Viñales. Lo spagnolo si è trovato particolarmente a suo agio sulla pista di San Juan, come già dimostrato nel 2019 concludendo terzo la gara della SSP.
All’inizio del turno anche Álvaro Bautista si è più volte affacciato alle prime posizioni, ma durante il proseguimento della FP1 i suoi miglioramenti non sono stati sufficienti a rimanere nelle prime posizioni. Lo spagnolo, vincitore qui nel 2019 in Gara 1, è quindi nono, due posizioni più avanti rispetto a Leon Haslam. 15° l’idolo di casa Tati Mercado sulla terza Honda CBR.
Il marchio più in difficoltà è BMW per il momento. La Casa bavarese, orfana anche del team Bonovo per questo finale di stagione, vede Michael van der Mark solo 13° con 1”6 di ritardo dalla vetta, ma è ancor più drammatica la situazione di Eugene Laverty, 17° a 2”7.
Parlando degli altri privati, Tito Rabat è 13° a 0”03 da van der Mark, mentre Christophe Ponsson occupa il 19° posto in una sessione in cui ha anche rallentato l’olandese della BMW in curva 1. Chiudono la classifica le Kawasaki del team Pedercini, con Marco Solorza 20° e Luciano Ribodino 21°; i due pagano ritardi superiori ai 5”.
Ecco la classifica della FP1 e l’analisi dei tempi cronometrati.
Fonte immagine: yamaha-racing.com
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