Salvati da una Mercedes: la Safety Car

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Luglio 2020 - 19:03
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Una gara così, dopo un periodo così, serviva come il pane. Per risvegliare gli entusiasmi, per tornare a respirare aria di corse vere e non di auto trasparenti al simulatore; per riprenderci un po’ questo mondo dal quale siamo stati lontani per tanti mesi.

Finito lo champagne è ora di capire cosa è successo. E, alla fine della fiera, a vincere è sempre e comunque una Mercedes. In Austria a decidere le sorti della gara non è stata la W11 (quant’è bella nera?!) quanto quella guidata da Bernd Maylander.

Giusto e sacrosanto è celebrare un podio diverso dal solito con un inaspettato Leclerc secondo davanti ad un altrettanto inatteso Norris. E qui non si parla di stupore relativo ai piloti, perché il valore di entrambi è già da podio ed anche oggi l’hanno dimostrato chiaramente. I rispettivi sorpassi su un Perez azzoppato dalla strategia (quelle non si possono ancora copiare, dicono) sono mosse rare, mentre Charles ha concesso la double proprio su Lando in un finale più da Baku che da Austria.

La riflessione, per lo più, è relativa al valore delle monoposto visto fino a quando la gara non è stata ribaltata dalla Safety Car. Perché, al primo ingresso di Maylander nel corso del 26° passaggio, Norris aveva rimediato 20 secondi di distacco da Bottas e Leclerc 26. E, tra il 31° ed il 51°, ovvero tra primo e secondo ingresso della SC, Lando ne aveva incamerati altri 18 e Charles altri 22.

In parole povere, su un minuto di pista sia Ferrari che McLaren, con una gara lineare senza Safety Car, rischiavano di essere doppiate dalla Mercedes. È poi ovvio che non è colpa loro se le Red Bull si fermano ed Hamilton e Perez si fanno penalizzare concedendo posizioni. Anzi, nelle condizioni in cui si è (specialmente per la Ferrari), meglio approfittare. Ma l’importante è non basarsi su una gara alterata in questo modo per fare previsioni future. Di gare pazze, in un anno, ce ne sono forse un paio ed una ce la siamo giocata al primo tentativo. Tra una settimana si correrà ancora qui ed il pericolo di vedere i reali valori in campo a fine gara è subito dietro l’angolo.

I nove ritiri di giornata fanno molto anni ’80. E devo ammettere che preferirei così piuttosto che la perfezione assoluta raggiunta da queste monoposto. Un tempo i ritiri erano un aspetto fondamentale nell’economia di un campionato, ora sono una rarità che fa gridare allo scandalo.

Tra gli aspetti incredibili di questo weekend c’è anche quello di vedere penalizzato Hamilton due volte in due giorni, con metodi tra l’altro discutibili. Nel contatto con Albon è sembrato meno malizioso del solito: se si fosse lasciato correre non sarebbe stato un dramma. Grave è invece, da parte dei commissari, rivedere una decisione a meno di un’ora dall’inizio della gara. La penalità di tre posizioni a Lewis ci stava, il timing molto meno. La FIA ha a disposizione tutti gli elementi per valutare certi episodi: ridursi alla domenica con i meccanici già in griglia lascia un po’ a desiderare.

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