Sainz e Leclerc, se la rivalità social offusca quella (interessante) in pista

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
27 Ottobre 2023 - 12:30
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Quella tra Sainz e Leclerc è una rivalità che vive prevalentemente sui social scavalcando analisi tecniche e da corsa

La rivalità tra Carlos Sainz e Charles Leclerc è uno degli argomenti più in voga e sul quale, ogni weekend, si consumano gli scroll su migliaia di post sulla base del risultato di gara, sul fatto che sia arrivato davanti prima uno o l’altro o così via. Oltre ad essere una sfida tra due piloti e compagni di squadra, a leggere buona parte dei social sembra spesso e volentieri che le ragioni e le giustificazioni al fatto che uno dei due sia meglio dell’altro siano più basate sulle questioni extra pista che a quelle in abitacolo.

Il tutto deriva da due fattori. Il primo è evidentemente la strategia social perseguita da Liberty Media dal suo insediamento, che ha contribuito ad anteporre i personaggi ai piloti, i divi da extra pista agli atleti da 300 all’ora, i modelli agli sportivi in tuta, guanti e casco. Se si imposta la comunicazione al fine di acquisire specificamente un pubblico giovane, com’è stato fatto negli ultimi cinque anni, la modificazione della composizione del pubblico stesso ne è diretta conseguenza. E così Hamilton è più seguito per i suoi outfit che per i sette titoli, Leclerc per quant’è bello più che per quant’è bravo e via discorrendo. La trasformazione del pubblico è confermata in parte anche dai sondaggi promossi da Liberty, i quali avevano riportato 1/3 di pubblico appassionato massimo da 5 anni, una nullità rispetto ai 73 lunghi anni di storia della Formula 1.

Il secondo fattore, questa volta attinente con lo sport, nasce dal fatto che mai, al tempo dell’arrivo di Sainz in rosso, si sarebbe pensato che Carlos avrebbe messo in qualche modo in difficoltà Leclerc. Inutile ricordare con quali lustrini, pedigree e bagaglio di speranze il monegasco sia arrivato a Maranello; una sorta di nuovo Messia per i tifosi, convinti di essersi messi in casa un campione del mondo a strettissimo giro. E un cavallo su cui puntare fortissimo per i media nostrani. Certo, potenzialmente poteva essere così se avesse avuto sempre una monoposto all’altezza; le primissime gare dell’anno scorso lo hanno dimostrato, quando la Ferrari l’ha supportato a dovere. Ma Sainz, dal canto suo, non ha ceduto un millimetro neanche nei momenti difficili, proprio come la prima parte della scorsa stagione.

Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte a piloti diversi, con caratteri e comportamenti altrettanto differenziati. Charles è un pilota dal talento naturale oltre misura, su questo non ci piove. Al tempo stesso non va fatto mistero il fatto che, dal punto di vista della gestione di gara, Carlos abbia attualmente una marcia in più, anche per quelle che sono le strategie e la comunicazione con il suo ingegnere Riccardo Adami rispetto a quanto succede tra Leclerc e Xavi Marcos.

Dopo la convivenza con Vettel, che aveva dato i suoi problemi specialmente nel 2019, ero onestamente convinto che la scelta di Sainz fosse quella di un ottimo secondo a supporto della punta principale. Eppure, dopo quasi tre stagioni, siamo a raccontare di un 2021 nel quale Carlos si è comportato alla pari (arrivando davanti in classifica, seppur di pochissimo, ma poco conta), un 2022 nel quale lo spagnolo ha faticato e un 2023 nel quale si è ripreso e bene, tornando alla pari. Non era scontato e va riconosciuto a Carlos di aver lavorato duro in quello che, probabilmente, è stato un percorso di adattamento alle nuove monoposto più lento rispetto a quello di Charles.

Sainz è tutto tranne che scenografico, è più uno che fa della costanza e del lavoro pesante il suo core business. Anche se va ammesso che quest’anno, le gare di Monza e Singapore (soprattutto questa), hanno mostrato uno spagnolo lucidissimo, come nella perla di difendersi dalle Mercedes regalando il DRS a Norris a Marina Bay. A prescindere dal suo talento naturale, a Charles sembra manchi ancora un piccolo step. A volte sembra quasi fatichi ad imporsi con team ed ingegneri. Impostazione, questa, che poteva essere comprensibile magari al primo anno ma non quando la prossima sarà la sesta stagione in Rosso.

Riassumendo il concetto: Leclerc avrebbe dovuto far “sua” la Ferrari praticamente da subito, al pari di quanto Verstappen ha fatto con Red Bull. Per lo meno questo sembrava l’obiettivo una volta arrivato a Maranello. Eppure, dopo tre anni, la situazione è ben diversa e dovrebbe essere onesto riconoscerlo al di là del tifo. L’assenza di una prima e seconda guida in questo momento è definita dai risultati stessi.

Indipendentemente dalle colpe per macchine poco prestazionali, se ad inizio 2019 ci avessero detto che a fine 2023 il bottino di vittorie di Leclerc sarebbe stato di cinque vittorie su 21 pole (di cui due leggermente offuscate dal tanto chiacchierato “Motorone”) nessuno ci avrebbe creduto, scrivente compreso. Eppure, in un modo o nell’altro, le cose sono andate così, con un rapporto prestazionale tra Charles e Sainz più equilibrato di quanto si sarebbe pensato.

Insomma, di argomentazioni tecniche, sportive, attitudinali e psicologiche ce ne sarebbero tante da affrontare. Ma, spesso, sui social, più che a discussioni interessanti sembra di assistere alle faide tra fan appartenenti a due boyband piuttosto che a piloti di Formula 1. Questo, secondo me, un po’ mortifica la situazione generale. Forse questa controindicazione, al tempo di pianificare le campagne social, non era stata considerata da chi comanda. Ed è un peccato come tanti altri.

Immagine: Media Ferrari

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Un Commento su “Sainz e Leclerc, se la rivalità social offusca quella (interessante) in pista”
fenixfavaretto dice:

Per quanto concerne Leclerc, dipende tanto dall'”educazione” motoristica ricevuta. A Leclerc è stato insegnato che “la decisione del team si rispetta e non si contesta, anche se è una vaccata colossale”, mentre a Sainz (formazione Red Bull) è stato insegnato che le decisioni del team sono contestabili… Anzi, che le decisioni vadano prese bidirezionalmente, non unidirezionalmente.

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