Una ruota che gira… si ricomincia

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
20 Marzo 2017 - 23:30
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Ci sono ruote di tante dimensioni, modelli, caratteristiche. Quella della Formula 1, dopo circa un anno, torna sempre al punto di partenza, all’attesa dei giorni che precedono il primo appuntamento della stagione.

E siamo ancora qui, alla vigilia di una Melbourne che per la ventunesima volta ospiterà il Gran Premio d’Australia. È tanto lontana quanto vicina quella prima edizione all’Albert Park del 1996, corsa il giorno del mio compleanno (il 10 marzo) con tante novità. Il tracciato, appunto. E poi la prima di Schumi in Ferrari, quella di Villeneuve figlio in Williams. Tutto nuovo, un gran botto alla partenza con la Jordan di Brundle spezzata in due, là dove venti primavere più tardi Fernando avrebbe rischiato grosso con una Mclaren che chiamarla così fa quasi tenerezza, viste le condizioni in cui versa. Con Brundle che, ora, questi ragazzi li commenta. Con Verstappen padre che, allora in auto, adesso fa il tifo per il figlio fenomeno. Con me che, quella notte dentro al letto alle 4 del mattino, domenica sarò al mio posto, sull’amato divano, armato di live timing e quant’altro per seguire.

Ventuno stagioni più tardi è cambiato tutto, ancora una volta. Nuove auto, nuove forme: dopo le rivoluzioni del 1998, del 2009 e del 2014, il 2017 sancirà l’inizio di una nuova era. Le nuove F1 saranno più simili, nelle dimensioni, proprio a quelle del 1996. Più larghe, più cattive, più Formula 1 per come questo sport merita. La rivoluzione del 2017 è tanto grande da far sembrare il passato lontano anni. Basta guardare una vettura dell’anno scorso rispetto alle nuove: differenza enorme. Quello che sarà il responso della pista, poi, lo scopriremo vivendo, ma fare peggio degli ultimi periodi sarà davvero difficile. 

Non ci sarà il numero 1, né sul musetto né in abitacolo. Come nel 1993 e nel 1994, il campione in carica Rosberg guarderà da fuori, con un pass da spettatore di lusso. Il suo step out ha creato più confusione in questo inverno che nei tre precedenti, e sarà curioso vedere come se la caverà il suo sostituto Bottas all’esame Hamilton. Non do niente per scontato: non certo come doveva essere l’anno scorso. Non ci sarà anche un altro numero 1, nome e cognome Bernie Ecclestone. È finita anche la sua, di era. E sono curioso di scoprire come Liberty Media intenderà modellare la Formula 1 per renderla più imponente, più importante, più famosa, più spettacolare. Con la speranza che la mastodontica esperienza di Ross Brawn contribuisca a preservare e far risplendere la fondamentale tradizione di questa categoria, abbinandola a ciò che è necessario per ridarle vigore e la credibilità persa.

Infine ci sono loro: i piloti. Gira e gira, da sempre chi va in pista è un gruppo di pazzi lanciati a trecento all’ora. Ora la pazzia è mitigata dalla sicurezza, ma l’abilità di far sembrare facile qualcosa di impossibile per i comuni mortali resta. Continuo a provare stima e ammirazione per chi anno dopo anno fa parte del gruppo, sostituendosi a chi smette in un riciclo che va avanti da sempre. I protagonisti cambiano nei nomi ma non nel ruolo. E se è vero che ora il pilota conta meno, è vero anche che è ancora più difficile fare la differenza e quindi bisogna essere concentrati al 150%, perfetti, infallibili. 

Ed è questa la magia che ogni anno, nonostante tutto, mi tiene in ansia nei giorni precedenti al debutto. Scoprire chi sarà il migliore, chi sotto quei caschi dai colori sempre più sgargianti saprà ragionare, decidere, combattere meglio degli altri. Quest’anno il motivo in più per vivere quest’attesa è l’indecisione, la non sicurezza che tutto possa essere come in precedenza. Le ultime rivoluzioni sono coincise con cambi drastici ai vertici della classifica. Si parla di Mercedes, di Red Bull: e se ora fosse il turno della Rossa, dopo dieci anni di digiuno? E non tanto per i risultati dei test, sia chiaro: quelli contano quanto sappiamo e già l’anno scorso hanno illuso tutti o quasi. Ma dopo due campagne gloriose come quella dei tori e quella tedesca, sarebbe bello rivedere la Ferrari vincente, o quanto meno capace di lottare. 

Insomma, ci siamo: sono pronto a perdere ore di sonno come sempre. Forse, quest’anno, più del solito. Poi sai mai, magari domenica ti vince un innominato e vedi le tue certezze crollare.

Sarebbe bello anche questo.

Buon campionato a tutti.

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