Rossi, un’idea geniale ed un sogno ambizioso

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
2 Dicembre 2021 - 22:27

Anche quest’anno “The Doctor” organizzerà la sua oramai classica 100 Chilometri dei Campioni al suo ranch. Perché non applicarne il concetto anche per una competizione ufficiale su pista?


Anche da ritirato nelle competizioni ufficiali, Valentino Rossi continua a far parlare di sé in merito al mondo del motorsport. Oltre alle gare GT a cui il pesarese parteciperà nel prossimo futuro, si aggiunge anche l’impegno della 100 Chilometri dei Campioni, evento organizzato da lui stesso al suo ranch, insieme ai piloti dell’Academy ed invitando alcuni dei volti più noti del motociclismo, sia su pista che non.

L’edizione 2021, la settima assoluta, vedrà tra i partecipanti non solo i “soliti noti” quali Andrea Migno, Mattia Pasini, Niccolò Antonelli ed il fratellastro Luca Marini, ma anche alcuni volti del Motomondiale provenienti dalle quattro classi come Alessandro Zaccone, Jake Dixon, John McPhee ed Álex Rins, altri provenienti da altri campionati quali Tito Rabat, Axel Bassani e Federico Fuligni ed addirittura nomi leggendari che hanno appeso il casco al chiodo da tempo, quali Jeremy McGrath ed addirittura (contro ogni pronostico) Jorge Lorenzo. Un parterre di 38 concorrenti di assoluto livello.

Il concetto di avere un evento dedito ad ospitare i migliori piloti del motorsport per una singola, grossa competizione non è di certo una novità o un qualcosa di inedito. Basti pensare al Motocross delle Nazioni per le ruote tassellate o alla Race of Champions, svolta a fine anno con presenti alcuni dei migliori piloti automobilistici.

Eppure, la sensazione è che questo concetto non sia ancora stato esplorato al massimo delle proprie potenzialità, soprattutto in merito alle corse motociclistiche su pista. Rossi stesso, nel creare un evento come la 100 Chilometri, segue alcuni dettami personali nella scelta dei partecipanti, nell’utilizzo del proprio “cortile di casa” come pista da flat track e nella data selezionata per svolgere quello che per lui è puro divertimento, nonostante sia diventata una gara capace di attirare l’attenzione dei media ed anche delle reti televisive. Tuttavia, nonostante ad organizzarla sia uno dei piloti di moto più iconici di sempre, questa non può comunque esser considerata come una competizione ufficiale.

E’ da qualche anno che, nella mia mente, fantastico qualcosa di simile: cosa verrebbe fuori nell’invitare i migliori piloti del Motomondiale e dei vari campionati a due ruote in un singolo evento dedicato esclusivamente a questo scopo, quello di vedere la créme de la créme del motociclismo in una giornata di sfide su mezzi alla pari? Magari su un circuito iconico come il Mugello, il Montmelò, Portimão o, guardando anche fuori dall’Europa, Laguna Seca, Suzuka o tante altre ancora. In fondo, essendo sempre più vicini a Natale, rispolverare la propria spensieratezza da bambino per qualche istante ed esprimere un piccolo “desiderio” non può nuocere a nessuno.

Immaginarsi una singola giornata di gare da svolgere a fine anno al termine dei maggiori campionati mondiali è un’idea tanto affascinante quanto irrealizzabile  (almeno sulla carta) da molti punti di vista, inutile negarlo. L’idea di vedersi scontrare piloti quali Márquez, Bagnaia, Quartararo e Mir contro la pattuglia SBK coi vari Bautista, Razgatlıoğlu, Rea e Redding e l’inserimento anche delle giovani leve provenienti dalle categorie inferiori è altamente suggestiva, ma bisogna anche scontrarsi con la realtà dettata da contratti con sponsor e marchi da rispettare, la cui presa, specie negli ultimi anni, si è fatta parecchio dura sulle libertà che un pilota può prendersi. A questo si aggiunge anche l’ipotetico periodo invernale, che renderebbe difficile poter correre su molti tracciati europei per via delle temperature proibitive, o ancora il possibile rifiuto spontaneo di certi piloti, dato che si tratterebbe di una gara che non darebbe nulla in più se non la gloria di un trionfo in una gara contro tutti. In pratica, fatica extra da fare al di fuori della già faticosa preparazione in vista della stagione successiva.

Tutti questi punti, però, potrebbero essere risolti con ingegno e maestria, qualità che un buon organizzatore ed un ottimo promoter potrebbero vantare. I marchi e le Case costruttrici, seppur coinvolti insieme agli sponsor ad essi legati, avrebbero la possibilità di schierare per i propri piloti invitati moto in formato Stock (magari delle Superbike, il top delle moto derivanti dalla produzione stradale), così da non avere una ricerca tecnica al limite dell’estremo e costi astronomici per quella che sarebbe una singola giornata di gare, garantendo però una competizione bilanciata e dunque combattuta; in secondo luogo la scelta del circuito da visitare, modificabile di anno in anno ed in date differenti, in modo da dare chance più o meno paritarie ad ogni location di ospitare la propria edizione.

Infine i piloti, col supporto dei marchi a cui sono vincolati per contratto, avrebbero una motivazione in più per accettare una simile sfida, consapevoli non solo di poter affrontare il meglio del meglio delle due ruote in un’occasione più unica che rara, ma forti anche del benestare del proprio team, dei propri uomini e tecnici di fiducia. In merito a questo discorso, una maggior pressione del promoter ad invitare i volti più noti in modo da farli partecipare porterebbe poi quelli di minor acchito ad unirsi, in una sorta di catena in cui gli anelli più “deboli” seguirebbero quelli più forti.

Sarebbe poi da decidere il format, che con un numero ipoteticamente alto di partecipanti dovrebbe essere studiato nella maniera corretta. Si potrebbe scimmiottare lo MXoN ed il suo formato a tre manche con squadre rappresentative delle nazioni, oppure si potrebbe prendere spunto dalle gare Endurance e creare team appositi per delle gare-staffetta, con tanto di cambio piloti durante la gara. La soluzione che io gettonerei di più è però quella delle manche ad eliminazione, in cui solo un tot di piloti giunti nei primi posti delle gare precedenti possono poi affrontarsi nella finale decisiva all’assegnazione del successo.

Quando si tratta di ipotesi, idee e sogni probabilmente irrealizzabili, possono anche dilungarmi a lungo su dettagli forse pure secondari, soprattutto se l’idea di base è pur sempre abbozzata. Ma come ho detto prima, sperare non costa né danneggia nulla e magari un giorno la FIM, ente che più di tutti avrebbe la forza di costruire un progetto simile in maniera stabile sin dalle fondamenta, penserà davvero ad un “Gran Premio su pista delle Nazioni” o a delle “Olimpiadi delle Moto” o altro ancora. Chissà che non diano una letta a questa bloggata.

Fonte immagine: Internet (per segnalare il copyright info@p300.it)

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