Rossi: se la forza della Passione è più forte di tutto

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 24 Aprile 2016 - 17:10
Tempo di lettura: 3 minuti
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Rossi: se la forza della Passione è più forte di tutto
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Oggi non voglio sentire scusanti. Perché non ce ne possono essere.

La forza della Passione è quella che ti porta, per vent’anni di fila, a restare al top del motorsport. Non succede spesso non solo nel mondo dei motori, ma in qualsiasi ambiente. Amare ciò che si fa ti rende più felice, più giovane, più affamato, anche quando la tua bacheca è stracolma.

Uno sportivo vive un periodo di crescita, uno al top, e poi il lento declino. I campioni arrivano in fretta al massimo splendore e ci restano per molto tempo. I fenomeni, quel “molto tempo”, sembrano volerlo fare durare in eterno.

Valentino fa parte di questa cerchia. Sono anni che sento parlare di declino, di vecchiaia, di ora di lasciare spazio a giovani. Quali? Quelli che ancora è capace di piallare in casa loro come oggi? Quelli che, inconsapevolmente o meno, giocano di squadra e lo invidiano tanto da correre contro di lui più che per vincere? Ma per favore…

Chi vince è simpatico, chi vince troppo diventa scomodo, chi diventa icona viene direttamente screditato. La prassi è spesso questa, soprattutto da quando esistono Internet e o social, che amplificano esageratamente ogni azione.

Rossi era finito nel 2011 in Ducati, indegnamente presente in griglia nel 2012, e qualche mese fa ha perso nel modo che abbiamo visto il decimo titolo della carriera. Nel mondo del Motomondiale non credo esista pilota capace di mantenere una longevità a questo livello per così tanti anni. Quando Rossi vinceva la sua prima gara Marquez andava in giro con le rotelline in bicicletta, oggi ha massacrato anche lui e non con un colpo di culo all’ultima curva, ma con il passo gara, lì proprio dove la sua anzianità di servizio dovrebbe renderlo più debole. Sarò curioso di leggere della carriera dei suoi avversari alla sua stessa età.

Magari dopo questa vittoria non ne arriveranno molte altre, ma non è questo che importa. Se è vero che i media hanno esageratamente enfatizzato una carriera straordinaria (per il proprio tornaconto personale), favorendo la crescita di fazioni di tifo simili a quelle degli ultras nel calcio, sarebbe anche ora di riconoscere una volta per tutte la grandezza di un personaggio sportivo unico nel suo ambiente.

E smettiamola con la storia delle tasse, perché rende solo ridicolo chi la richiama ancora dopo quasi 10 anni. Questioni extra sportive comuni a molti personaggi pubblici che di certo non hanno aiutato in pista Rossi ma, anzi, gli hanno minato l’immagine senza però impedirgli di vincere ancora. Sulle colpe non mi esprimo perché, a differenza di molti, non sono un commercialista acquisito e non ho la verità in tasca, pur capendo che Valentino avrebbe dovuto gestirla meglio. Ma è curioso il fatto che certi argomenti vengano chiamati in causa a comando e solo nel caso del personaggio di turno da denigrare.

Lorenzo, oggi, sostenendo che senza il problema della sua gomma posteriore avrebbe vinto con distacco, ha perso un’occasione per star zitto nel momento in cui tutta la griglia ha sofferto dello stesso problema per tutto il weekend, Marquez e Ducati comprese.

Ed è simpatico girare su Twitter e leggere messaggi durante la gara che, una volta che questa è finita non come si spera, vengono prontamente cancellati per evitare brutte figure. Roba classica di chi si erge al ruolo di paladino dell’imparzialità assoluta ma in realtà è peggio dei soldi del Monopoli. Roba da Maalox.

Insomma, anche quest’anno Rossi si ritira l’anno prossimo. La fine della sua carriera è sempre più vicina, certo, ma fino a quando sarà capace di sfornare domeniche come queste avrà sempre ragione lui. Con buona pace di tutti.

Immagine: VR Facebook page

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