Ricordo di Gérard Ducarouge

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Giacomo Maltinti
25 Febbraio 2015 - 23:50
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La scomparsa di Gérard Ducarouge rattrista tutti gli appassionati e i nostalgici degli anni d’oro dell’automobilismo. Per dare l’idea della statura e della bravura del personaggio, basterebbe citare che il Duca era stato chiesto in squadra da Enzo Ferrari prima e Ayrton Senna poi.

Il primo lo aveva invitato improvvisamente e nella massima segretezza a casa sua, per offrirgli una cifra altissima, e aveva rilanciato due volte con la promessa di ingaggiare anche il secondo nella speranza di convincerlo.

Ayrton, da parte sua, gli aveva chiesto di seguirlo alla McLaren per il campionato 1988.

Entrambi ricevettero un fermo e cortese rifiuto motivato con queste semplici parole: “Ho un contratto con la Lotus e non posso non rispettarlo”. Parole che appaiono quasi stonate in un mondo come quello di oggi dove, in nome del guadagno immediato, molti fanno tutto. Ma gli uomini come Ducarouge prima di abili tecnici erano soprattutto Uomini. Con ideali, princìpi e amicizie.

Valori che verranno sempre prima di tutto e in nome dei quali si rispetta la parola data, o si preferisce lasciare un mondo dorato se si pensa che esso non sarà più lo stesso senza un Amico: Ducarouge lascerà la Formula Uno nel 1994, all’indomani della Tragedia di Imola, quando ha dovuto assistere alla scomparsa di Ayrton Senna, il pilota e amico che aveva visto crescere nella sua Lotus e spiccare il volo verso tre titoli mondiali. Ducarouge e Senna hanno formato un binomio inscindibile nei tre anni di collaborazione insieme nella storica e gloriosa Lotus, e non c’è dubbio che se c’erano due che potevano riportare il titolo a Norfolk erano proprio il geniale progettista e il magico paulista. Così non è andata e Ducarouge, che ha avuto comunque spesso la soddisfazione di vedere la sua macchina partire davanti a tutti, scriverà una lettera a Senna, alla sua partenza verso la McLaren, predicendogli i futuri successi e “scusandosi” per non aver saputo dare una vettura in grado di far vincere il titolo. Una premura che commuoverà Senna.

L’estrema umanità, correttezza e signorilità non devono comunque far passare in secondo piano le eccellenti qualità di progettista di Ducarouge che, laureatosi in ingegneria aeronautica, parte dal controllo qualità alla Nord Aviation per approdare alla storica Matra, con cui vincerà al quarto anno il titolo piloti con Stewart e il trofeo Costruttori oltre a tre edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans e due mondiali prototipi. Segue il passaggio alla Ligier dal 1975 al 1981 con cui torna in pista dal 1976 ottenendo subito tre podi e una pole; otterrà otto vittorie complessive e i riconoscimenti unanimi del Circus soprattutto per le annate 1979 e 1980, nelle quali metterà in difficoltà squadre come Ferrari e Williams, ottenendo nel 1980 il titolo di vice campione del mondo Costruttori.

Dopo un breve passaggio in Alfa Romeo, Ducarouge passa alla Lotus per un compito al limite dell’impossibile: sostituire Colin Chapman, scomparso nel 1982. Le macchine nero e oro ottengono risultati di prestigio ma è in Senna che Ducarouge troverà il suo naturale completamento simbiotico, dimostrando una superiorità velocistica che si concretizzerà in continue pole position e splendide vittorie, soprattutto con la pioggia.

Il 1988 sarà l’ultimo di Ducarouge alla Lotus, anche per le difficoltà nel rapporto con il nuovo arrivato Piquet, e il progettista passerà dall’anno successivo alla Larrousse con telai Lola.

Due anni con Larrousse e il ritorno alla Ligier quale direttore tecnico fino a metà del 1994, quando si ritirerà a incarichi più manageriali e di consulenza per Matra, come direttore dello sviluppo internazionale, e Renault per il progetto della Espace F1.

Se n’è andato un grande uomo di sport, tanto preparato quanto rispettato, quindi l’unica cosa che possiamo dire è: grazie di tutto “Duca”!

(foto: internet)

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