Ricardo Rosset vs 107%: una sfida nata 20 anni fa

di Andrea Ettori
AndreaEttori
Pubblicato il 24 Marzo 2018 - 19:30
Tempo di lettura: 5 minuti
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Ricardo Rosset vs 107%: una sfida nata 20 anni fa

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Nome Ricardo, cognome Rosset. Classe 1968, professione pilota (o quasi). Il brasiliano, che quest’anno festeggerà 50 anni d’età, è entrato di diritto nella storia del motorsport passando dalla porta di servizio e non da quella principale.

Cresciuto nelle classiche categorie propedeutiche che un normale ragazzo che aspira ad entrare in F1 frequenta, il giovane Ricardo nel 1995 vive uno dei suoi anni migliori in monoposto arrivando a contendere al compagno di squadra Vincenzo Sospiri il titolo della Formula 3000, che l’italiano riuscirà poi a conquistare.

Memorabile il suo esordio a Silverstone, dove “Roseci” (chiamato correttamente in brasiliano dal telecronista) va addirittura a vincere dimostrando di essere un buon pilota. Quel successo e quella stagione gli spalancano le porte della Formula 1 l’anno successivo. A dirla tutta Rosset non è un “crack” ma ha in dote una cospicua fetta di sponsor che a Jackie Oliver, proprietario di una Footwork in condizioni economiche critiche, fanno parecchio comodo.

Il suo 1996 non è nemmeno così malvagio, tenendo conto della scarsa competitività della macchina. Verstappen porta a casa un solo punto, grazie al sesto posto nel Gran Premio d’Argentina, mentre Rosset ottiene come miglior risultato un ottavo posto in quel toboga di circuito chiamato Hungaroring.

Con l’arrivo di Tom Walkinshaw in seno alla squadra Rosset non viene confermato, ma nonostante questo arriva la chiamata per il nuovo progetto Lola Mastercard che lo vede coinvolto insieme all’ex compagno ai tempi della F3000, Vincenzo Sospiri, per la stagione 1997. La T97/30, oltre ad essere svelata per ultima rispetto alle altre scuderie, si presenta a Melbourne nell’incognita totale avendo percorso praticamente zero km di test.

Un’incognita che nella gara australiana e in quella successiva in Brasile si trasforma in un vero e proprio disastro. La vettura non va, sia Rosset che Sospiri faticano a mettere insieme un giro decente tanto da beccarsi diversi secondi di distacco anche dall’ultimo classificato prima di loro. Dopo appena due gare il progetto Lola naufraga definitivamente, lasciando i due piloti senza un volante per l’intera stagione.

Fortunatamente per Rosset nel 1998 arriva la chiamata della Tyrrell, appena acquistata da Craig Pollock che nel 1999 la trasformerà in British American Racing. Il compagno di squadra è un rookie giapponese, tale Toranosuke Takagi, che si rivelerà “meno peggio” di quello che ci si poteva aspettare. La 026 è una discreta macchina, con i suoi “candelabri” adottati la stagione precedente e il V10 Ford clienti sotto il cofano. È in quella stagione che il “mito” di Ricardo Rosset nasce definitivamente.

Quando la FIA decide, dopo il GP di San Marino, di abolire i candelabri ritenuti pericolosi sia in pista che durante il rifornimento, per la Tyrrell che su quella soluzione aveva riposto la maggior parte del proprio carico aerodinamico, è un vero disastro. La 026 diventa ingovernabile e, se Takagi con tanta grinta riesce in parte a sopperire a questa mancanza, per Rosset diventa tutto terribilmente complicato.

In Spagna, con la sua prima mancata qualificazione, inizia la sua personalissima lotta contro il 107% che durante quel campionato diventerà il suo nemico numero 1.

Ma, come spesso accade, piove sul bagnato. Nella gara successiva a Monaco, sul circuito “salotto” della F1, le cose paradossalmente vanno ancora peggio. Il suo è un fine settimana tra il patetico ed il comico per un pilota professionista. Al giovedì durante le libere il brasiliano non vede arrivare la Williams guidata da Villeneuve, causando uno scontro che oltre a crepare il telaio della sua 026 gli fa pure prendere un’ammonizione da parte dei commissari.

Villeneuve dopo l’incidente dichiara: “È evidente che Rosset non meriti di stare in Formula 1”. Durante il sabato, nel tentativo di staccare un tempo decente, Ricardo tira prima diritto al Mirabeau e poi rientra in retromarcia, risalendo quasi tutta la discesa dal Casinò e creando diversi pericoli ai piloti che sopraggiungevano.

Infine decide di girarsi alla Piscina, per poi sbagliare completamente la manovra di ripartenza andando ad incastrarsi nel varco presente tra i guard-rail e rischiando di investire i commissari posizionati in quel punto. Un vero e proprio disastro che non gli permette di prendere parte al GP, nonostante la richiesta della Tyrrell di farlo partecipare.

Visibilmente deluso, durante una sessione di test a Magny Cours svoltasi qualche giorno dopo, il brasiliano dichiara molto onestamente: “Sto ricevendo tante critiche. È vero, in pista sono un fermo, ma non pensavo di avere così tante difficoltà nel trovare il ritmo. Faccio le stesse cose che facevo in F3000, dove ero un vincente, ma quando rientro ai box e vedo i tempi degli altri mi sento mancare, provando un senso di vergogna. Io non mollo, voglio essere un pilota di F1 serio e fortunatamente il team e i miei sponsor non mi danno nessun tipo di pressione”.

In quel 1998 Rosset non si qualificherà in altre tre occasioni, mettendo fine alla sua carriera in F1. Qualche anno dopo riprenderà a correre nelle categorie GT del Brasile per poi dedicarsi anche a diversi Demolition Derby. Una carriera, quella trascorsa in F1, vissuta sempre al limite e sulla sfida al 107%.

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