Razia – Marussia – Bianchi. Il triangolo no..

F1
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
2 Marzo 2013 - 09:30
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6 Febbraio: Luis Razia viene confermato secondo pilota della Marussia.
1° Marzo: Jules Bianchi prepara il sedile della stessa Marussia, la ex di Razia.

In mezzo: valigie di soldi non consegnate, bonifici promessi e non effettuati, una compravendita di sedili che, alla lunga, stanca.

Succede che Razia promette un budget tramite i suoi sponsor. Viene confermato secondo pilota Marussia e scende in pista a Jerez per due giorni, in alternanza con Max Chilton. Pare tutto ok, ma poi il niente. Prima parte del budget che non viene pagata (a quanto pare), scuse dovute a problemi burocratici (e quando mai), voci che si rincorrono (sul fatto che già a Melbourne potrebbe essere cambiata la storia). Nella prima sessione di Barcellona, gira per 4 giorni Chilton percorrendo 1100 chilometri da solo. Di Razia nemmeno l’ombra, le voci continuano. Ieri ancora lui è al volante. Bene, è di stasera la foto che vede Bianchi preparare il sedile sulla Marussia. Se pronto in nottata, domattina sarà in pista. Lo stesso Bianchi che aveva girato sia a Jerez, sia a Barcellona, sulla Force India, che come sappiamo ha poi scelto Adrian Sutil come compagno di squadra di Paul di Resta.

Sembra quasi assurdo. Certo, i piloti paganti ci sono sempre stati. Sono i soliti discorsi, per carità, niente di nuovo. Ma questa storia, quella della Marussia, è proprio il simbolo di questa moda, di questo modo di approdare in F1 che non ha niente a che vedere con il talento, il sacrificio, la gavetta. La crisi c’è, è forte e si sente ovunque. L’HRT ha alzato bandiera bianca dopo 3 stagioni. La Caterham non è messa bene, la Williams nemmeno. Da metà classifica in giù i sedili sono un oggetto del desiderio per chi può permetterseli, più che per chi se li merita. E per le squadre che cercano i fondi per andare avanti da quelli che, in teoria, dovrebbero essere i loro dipendenti e finiscono per essere, alla fine, i primi finanziatori.

Evidentemente, poi, per arrivare a certi livelli qualcosa devi aver pur fatto, e di sicuro sei uno che è capace di correre e forte. Ma la categoria regina, o almeno quella che dovrebbe essere la categoria regina, non dovrebbe funzionare così. Non ho visto molte gare di Razia e di Bianchi, non saprei dare un giudizio obiettivo su entrambi e su chi tra i due avrebbe meritato quel sedile, ma non è questo il punto. Perchè indipendentemente dal fatto che tu, esordiente, sia un fenomeno o un semplice ‘driver’, il sedile di F1 è ormai un oggetto d’asta su Ebay, un traguardo legato al budget, agli sponsor. Un noleggio.

Un po’ come per noi, poveri mortali, che con qualche stipendio risparmiato potremmo permetterci quei giri da sogno su una F1 di 15 anni fa. Quei 15 chilometri che sogni di fare per 20 anni e poi, buttando via soldi che ti servirebbero per mangiare, riesci a percorrere e ti ricorderai per tutta la vita.

Insomma, è una pratica nota quella di vendere i sedili, però ci sono occasioni (come appunto questa della Marussia) in cui tutto è talmente palese che un po’ di tristezza addosso te la mette. Perchè questi ragazzi magari inseguono un sogno per anni e anni, fanno sacrifici e ne fanno fare ai loro cari per realizzarlo, e poi arrivano ad un certo punto in cui o hai il grano (di tuo o grazie soprattutto agli sponsor) o rimani dove sei.

E perchè la situazione in F1 è diventata talmente delicata che fa capire chiaramente quali siano le difficoltà di molte squadre, la maggior parte anzi. Non mi stupirei se questa fosse l’ultima stagione della Marussia. E anche della Caterham. Forse, la tanto decantata riduzione dei costi, non sta sortendo gli effetti sperati.

Che tristezza infinita. In 3D.

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Un Commento su “Razia – Marussia – Bianchi. Il triangolo no..”
AleMans dice:

I primi segni di cedimento di questo sistema nella F1?
Oppure é un normale andamento dovuto alla situazione economica attuale?

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