Il Rally di Finlandia, si sa, è spesso e volentieri un affare privato tra i piloti di casa. Lo è stato ovviamente nell’età pionieristica, in cui i rally erano una disciplina caratterizzata soprattutto da specialisti, e lo è tuttora, nonostante i piloti del WRC siano diventati sempre più polivalenti. Dalla nascita del 1000 Laghi, datata 1951, i piloti non provenienti dalla Scandinavia capaci di vincere questo leggendario rally sono stati appena sette.
Questa storia riguarda il più particolare dei sette. Non tanto per lo stile di guida, perché in quel caso Kris Meeke vincerebbe a mani basse, e nemmeno per il palmarès, che è senz’altro il meno interessante di tutti, ma perché ha dato il via ad un vero e proprio movimento: quello degli estoni.
Già, l’Estonia. Nazione rinata nel 1991 dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica e che, rallisticamente parlando, ha dato ben poco sia sotto l’occupazione comunista che nei suoi primi anni di vita “indipendente”. Basti pensare che la nascita del primo rally estone di un certo spessore è datata 1997 e che sia stato necessario attendere fino al 2010 prima di avere un Rally d’Estonia propriamente detto. Il protagonista di questa storia è proprio colui che dà origine a tutto.
Markko Märtin, nato a Tartu nel novembre 1975 e figlio di Kalju, protagonista di qualche rally in patria alla fine degli anni ’80, è il primo rallista estone a varcare con una certa ambizione i confini della propria Nazione. A credere in lui sono due colossi petroliferi come EOS e Lukoil, che lo portano al debutto iridato nel 1998 in Portogallo, su una vecchia Toyota Celica: rally che finisce al termine della seconda tappa, quando si trova ottimo 11°. Ad offrirgli un volante, a quel punto, è nientemeno che la storica Scuderia Grifone, con la quale è 12° in Finlandia e addirittura 9° in Gran Bretagna. Sale quindi su una “nuova” Toyota Corolla e nel 1999, in Grecia, arrivano anche i primi punti iridati con un quinto posto. I risultati costantemente da top ten del biennio 1999-2000 (in mezzo a piloti di livello assoluto, che tutti ricordiamo) gli valgono una chiamata da Subaru, che mette a disposizione di Märtin una quarta Impreza ufficiale per il Rally d’Australia: purtroppo, un problema alla trasmissione gli impedisce di andare oltre la disputa di una prova speciale e di qualche chilometro della seconda.
Nonostante questo inconveniente, è fatta. Alla fine del 2000, Subaru indica la porta ad uno Juha Kankkunen ormai a fine carriera e punta su due giovani da affiancare a Richard Burns: il primo è Petter Solberg, il secondo è proprio Markko Märtin. Markko deve dividere la terza Impreza con Toshi Arai, uomo di assoluto spessore per il rallismo nipponico, ma ha a disposizione ben nove rally per dare sfoggio del suo talento. Tanti sono i problemi meccanici incontrati nel 2001 da Märtin, che comunque chiude quinto in Finlandia e sesto in Corsica (alla sua prima partecipazione). Alla porta di Markko bussa dunque un personaggio a cui non si può mai dire di no: Malcolm Wilson. Nel 2002, il ragazzo che ha messo l’Estonia sulla mappa dei rally si ritrova in squadra con Colin McRae e Carlos Sainz e ad attenderlo c’è una Ford Focus. Disputa tutti i 14 rally in calendario, arriva per 11 volte in top ten, otto volte a punti e a fine stagione coglie anche il primo podio, in Gran Bretagna.
E arriviamo finalmente al culmine della nostra storia. Nel 2003 i due super campioni vanno in Citroën ad affiancare quello che diventerà il più vincente di tutti, Sébastien Loeb, pertanto Märtin diventa punta di diamante del team Ford. Troppo presto? Può darsi, ma non ci sono alternative: i suoi compagni di squadra sono i giovani e poco esperti François Duval e Mikko Hirvonen. A Malcolm Wilson è sempre piaciuto il rischio, tanto in macchina quanto fuori. Märtin non delude: l’8 giugno 2003 vince il Rally dell’Acropoli, rifacendosi dalla doppia foratura che gli aveva tolto una possibile vittoria nel 2002, e diventa il primo estone a vincere nel WRC.
Mai come nel 2003 l’occasione per i non-scandinavi è così ghiotta: la Peugeot 206 di Marcus Grönholm sembra afflitta da una maledizione, Tommi Mäkinen si avvia verso il ritiro e Harri Rovanperä continua ad essere discontinuo. Forse si può aggiungere un terzo nome a quelli di Sainz e Didier Auriol, tra i vincitori del 1000 Laghi senza provenienze finniche o quantomeno svedesi. Ciononostante, nelle settimane precedenti il rally, sulle televisioni finlandesi inizia a girare uno spot che ritrae un pilota nascosto dietro il tronco di una betulla mentre una voce fuori campo urla, tradotto dall’estone, qualcosa tipo: “Markko, dove sei? La partenza è tra due minuti, dannazione!”. Come pungere un pilota nell’orgoglio.
Sin dai primi chilometri del Rally di Finlandia del 2003 si capisce però che se il vincitore non sarà finlandese, probabilmente non si andrà troppo più a sud. Nella prima superspeciale a dettare il passo sono Märtin e Grönholm, ma nessuno può immaginare che per una giornata e mezza questi due saranno anche gli unici veri protagonisti del rally, peraltro con distacchi… da superspeciale. Per tutta la prima tappa non saranno mai separati da più di quattro secondi, con l’estone avanti nelle prime quattro prove prima di cedere il passo al finlandese, che lungo i 24 chilometri di Lankamaa riesce a fare la differenza. Nel tardo pomeriggio, però, Märtin torna alla carica e vincendo il secondo passaggio di Kruununpera riconquista il comando del rally. Al termine di una prima tappa percorsa a 123 km/h di media, i due sono separati da due secondi e sei decimi. Il primo degli inseguitori, Burns, è a 24 secondi.
La musica non cambia al sabato mattina. Grönholm lima buona parte del distacco nella prima frazione e nel primo passaggio sulla leggendaria Ouninpohja si scatena: “Bosse” precede Märtin di 4”4 e passa in testa, mentre Markko inizia a lamentare problemi elettrici nella prova successiva. Per Grönholm sembra fatta ma come Ouninpohja può dare, può anche togliere. Nel corso del secondo passaggio, infatti, il mozzo anteriore destro cede di schianto e la Peugeot #1 si ritrova su tre ruote; Märtin, ignaro del tutto e in preda alla disperazione, prende uno dei tanti salti disseminati lungo il percorso ad una velocità rilevata di 171 km/h e vola per 57 metri. Il duello è finito: Marcus si ritira e Markko, dopo avere risolto i problemi elettrici, è leader sempre più solitario, anche perché nell’ultima frazione di giornata Burns accusa lo stesso problema del compagno di squadra e perde un minuto.
Le sei prove speciali di domenica sono lunghe ma tutto procede per il meglio. Märtin vince la prima e poi lascia il palcoscenico a Burns e Solberg, in lotta per la seconda posizione. Markko Märtin conquista il Rally di Finlandia 2003 ed è il terzo non-scandinavo ad imporsi nel 1000 Laghi, anche se può comunque rientrare nella definizione di “nordico”.
Di quel rally, in un’interessante intervista di un anno fa che vi invitiamo a leggere, Märtin ha detto che in nessun modo sia lui che Grönholm avrebbero potuto tenere quel ritmo per un’altra giornata e mezza. Qualcosa sarebbe dovuto succedere e difatti è successo, anche se non per colpa dell’allora campione in carica. Pure i 57 metri saltati alla “Casa Gialla” sono stati definiti “stupidi” dal pilota estone, che in quell’occasione si è preso un rischio davvero incalcolabile.
Märtin conclude il mondiale 2003 al quinto posto e anche nel 2004 è protagonista con Ford, ma i tre zeri incassati tra Grecia, Turchia e Argentina in estate gli fanno perdere contatto con Loeb, assoluto dominatore di quel campionato. Märtin è terzo e per il 2005 firma con Peugeot, per aiutare Grönholm a portare stabilmente al vertice la problematica 307. Markko, tuttavia, non viene mai a capo di questa vettura, conquistando quattro podi più per problemi altrui che per meriti propri. Una stagione triste che finisce in tragedia il 18 settembre: durante la terzultima prova speciale del Rally del Galles, Märtin esce di strada e colpisce un albero; il pilota è illeso mentre il navigatore e amico Michael Park rimane ucciso sul colpo. Markko chiude con Peugeot (che a sua volta lascia il WRC) e avrebbe un’offerta per tornare in Ford, ma alla fine decide di chiudere la sua carriera professionistica. L’improvviso stop di Märtin non chiude però l’avventura estone nel WRC: prima Urmo Aava e poi Ott Tänak, con risultati molto migliori, riescono a proseguire la tradizione iniziata dal pilota di Tartu; l’attuale alfiere Toyota, insieme allo stesso Märtin, si sta inoltre prendendo cura della crescita di nuovi talenti che stanno già ottenendo ottimi risultati nelle categorie propedeutiche. Il Rally d’Estonia, inoltre, è candidato ufficiale all’ingresso nel calendario iridato a partire dal 2020, avvenimento che chiuderebbe un cerchio apertosi ormai 20 anni fa.
Immagini: Red Bull, WRC.com, Petr Fitz
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