Per ottenere grandi risultati è necessario partire dal basso, salvo qualche rara eccezione. Il team Škoda che ha dominato le ultime quattro stagioni (2019 compreso) della categoria WRC-2 è figlio di una squadra che a metà anni 2000 veniva considerata una vera Cenerentola del mondiale rally.
Dopo avere vinto nel 1994 un campionato che tra gli appassionati non è ricordato con grande piacere, ossia quel mondiale due litri “utile” più che altro a togliere corse al WRC vero e proprio, dal 1999 Škoda decide di puntare dritto all’obiettivo più grosso. Le sette stagioni in cui la Casa di Boleslav si impegna al 100% con le WRC sono a dir poco agoniche: l’unica vera gioia arriva al Safari nel 2001, quando l’intramontabile Armin Schwarz porta al terzo posto la Octavia Evo2, l’unico podio in sette campionati più o meno completi.
A metà 2003, Škoda passa dalla lunga e goffa Octavia alla più piccola e agile Fabia. Negli ultimi sette rally di quel mondiale, due piloti di indubbio valore come Didier Auriol e Toni Gardemeister totalizzano la bellezza di zero punti ma anche zero arrivi in top ten, cosa che convince i cechi a prendersi un attimo di pausa. Le prestazioni di fine 2004 sono incoraggianti (Jani Paasonen è sesto nel rally di casa, in Finlandia) e dunque nel 2005 tutto è pronto per il rientro in pianta stabile.
Dopo 11 rally su 16, il conteggio dei punti in classifica piloti recita ancora “zero”. Schwarz è ormai al tramonto della carriera, le one-off di Mattias Ekström e Ján Kopecký sono state redditizie fino ad un certo punto, l’accoppiata finnica formata da Paasonen e Janne Tuohino non si è dimostrata sufficientemente competitiva e anche lo specialista dell’asfalto Alexandre Bengué ha sprecato una discreta occasione per sbloccare il punteggio già a Montecarlo.
Il 12 agosto 2005 arriva la notizia bomba: sulla Fabia #12, in occasione dei rally di Galles e Australia, salirà Colin McRae. Ritiratosi alla fine del 2003, il fenomeno britannico decide di rimettersi in gioco per “guarire” una vettura dai risultati alquanto poveri. Ci riesce da subito, perché il tragico RAC (segnato dalla scomparsa di Michael Park) vede Colin al settimo posto, primi punti per la Casa nel mondiale piloti di quell’anno. Seguono quindi altre due top 8, con Bengué in Francia e con Kopecký in Catalunya, ma è solo col ritorno di McRae in Australia che si sfiora davvero l’impresa.
Il Rally d’Australia 2005 è l’ultimo atto di una stagione monopolizzata da Sébastien Loeb e da Citroën, alla loro seconda accoppiata titolo piloti-costruttori consecutiva. Un dominio talmente asfissiante, per gli avversari, che il francese può persino permettersi di prendere una penalità volontaria in Galles per non festeggiare l’iride (con quattro rally d’anticipo) in una giornata in cui non c’è nessun motivo di sorridere.
Dopo una partenza tentennante (nulla di nuovo per Škoda, in fin dei conti), nel pomeriggio di venerdì Colin riesce finalmente a sfruttare al meglio una posizione di partenza favorevole. A seguito del cedimento della sospensione anteriore destra di Chris Atkinson, McRae risale al terzo posto nella PS7 a 33 secondi da Petter Solberg, leader davanti a Loeb. La lotta tra il transalpino e il norvegese si conclude poco dopo, perché nella PS9 Loeb mette fine alla sua trionfale stagione contro un albero, quindi il duello tra Colin e François Duval, sulla Citroën #2, diventa una lotta per il secondo posto. Il belga conclude il venerdì in vantaggio di 1”4, ad oltre 45 secondi da Solberg, guadagnandosi un vantaggio di terreno su McRae per il sabato.
L’ennesimo atto di un rally molto selettivo si verifica nella PS14, quando il radiatore della Subaru di “Hollywood” va kappaò. Duval passa al comando con margine mentre McRae deve soccombere anche alla Mitsubishi Lancer di Harri Rovanperä, mantenendo però mezzo minuto di margine sulla Xsara privata di Manfred Stohl. Al termine del giro mattutino del sabato, tuttavia, Colin riguadagna la seconda posizione chiudendo poi la giornata con 5”1 su Rovanperä.
Harri riparte all’attacco nel primo giro dell’ultima tappa e ha definitivamente la meglio per la piazza d’onore, ma anche il terzo posto è un risultato d’oro per Škoda. Durante il service park che anticipa le ultime tre frazioni, tuttavia, accade l’imponderabile. Per motivi precauzionali, il team decide di sostituire la frizione sulla Fabia di McRae ma per qualche ragione l’operazione richiede oltre un’ora, oltre lo scadere del tempo utile per presentarsi al via della PS24. Un McRae attonito e confuso è incredibilmente costretto al ritiro in un rally che gli avrebbe consegnato il primo podio da Montecarlo 2003 ma che, soprattutto, avrebbe riportato Škoda in top 3 dopo quattro anni e mezzo.
“È una giornata molto crudele, oggi. Non so cosa sia successo, ma abbiamo un problema con la frizione. Dovrebbe essere un’operazione di routine, ma si è trasformata in un incubo. Era tutto pronto per un gran finale, non sarà così. Alla fine è un problema del team. Sono molto dispiaciuto”, dice un Colin alquanto giù di morale. Ben più sconcertato è il suo copilota, Nicky Grist, che a stento si trattiene dal lanciare qualche maledizione alla squadra: “Non riesco a spiegare sufficientemente bene quanto sia spiacevole concludere un rally così, specie dopo avere svolto un lavoro così duro, sono disgustato”.
Questa negligenza è probabilmente la goccia che fa traboccare il vaso. Škoda decide di concludere il suo impegno ufficiale nel WRC alla fine del 2005, affidando le Fabia a strutture esterne. Ma è proprio da qui che parte il rilancio della Casa ceca nei rally, che con il modello S2000 della Fabia vince un titolo mondiale di categoria, tre titoli piloti e tre a squadre nell’IRC e tre titoli europei. Con l’erede R5, invece, a Boleslav arrivano altri cinque mondiali WRC-2.
E chissà che tutti questi successi, uniti all’esperienza accumulata in quest’ultimo decennio, non inducano Škoda a riprovarci anche tra i grandi del rallismo mondiale.
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