Martedì 23 dicembre 1997, a Fiorano, la Ferrari porta in pista per la prima volta la sua monoposto per la successiva stagione di Formula 1.
È un evento per molti inatteso, che resta nella storia per un dettaglio raro: la vettura segnata dal numero di progetto 649, che verrà poi svelata ufficialmente con il nome F300 due settimane dopo a Maranello, è completamente nuda del famigerato rosso Ferrari. Schumi la porta in pista spoglia della livrea, carbonio al vento. È meravigliosa, unica, e porta con sé la voglia di scoprire fin da subito, dai primi passi, se si tratta di qualcosa di buono o meno. È il simbolo della voglia di ripartire dopo la delusione di Jerez da parte sia di Michael che della squadra. Succederebbe anche oggi con questa gestione e un presidente che non risparmia critiche pubbiche ai piloti? Avrebbe protetto il suo primo pilota dopo una sportellata mondiale? Non lo so, anzi credo proprio di no.
Sta di fatto che nel 1997, due giorni prima di Natale, per la Rossa il 1998 è già iniziato in pista. Una settimana più tardi, il 30 dicembre, è Nicola Larini a riportare la F300 ancora spoglia della vernice sul freddo asfalto di Fiorano prima di chiudere l’anno definitivamente.
La Ferrari, però, non è un caso isolato in quel periodo. Il giorno dopo la Befana a Maranello si svela appunto la F300. Quasi una settimana più tardi, il 13 gennaio, in Inghilterra la Stewart antenata della Red Bull e della Jaguar mostra la SF02. Da qui la sequenza è rapida. Il 15 tocca alla Benetton B198, tra il 19 e il 21 gennaio si presentano in quattro: Jordan 198, Prost AP01, Sauber C1 e Tyrrell 026. La Williams campione in carica toglie i veli alla FW20 il 28 gennaio. Solo in due attendono febbraio: la Arrows con la A19 (il 17) e la Minardi che il 23 febbraio svela la M198.
Tutta un’altra cosa rispetto ad ora, con le nuove monoposto lontane dall’essere presentate. Ormai si aspettano i primi test per svelare le proprie vetture sulla pitlane di Barcellona. Quando nel 1998 si mostra l’ultima, vent’anni dopo si rischia di averne vista solo una, ovvero la Ferrari che ha annunciato la sua futura Rossa per il 22 febbraio, un mese e mezzo dopo rispetto a due decadi fa. Ma sono anche altre le differenze col passato: a parte un campionato più corto, che finiva spesso ad ottobre, dal momento della presentazione i test privati permettevano ai team di provare, provare e provare ancora con gente assiepata dietro le reti, con le scalette il binocolo e la macchina fotografica. C’era materiale da pubblicare, le riviste erano pregne di foto, informazioni che ora non ci sono più. Si arrivava ai test collettivi con le vetture già rodate, conosciute. Ci si era già abituati rispetto ad ora, quando le prime libere di Melbourne servono a familiarizzare con le nuove livree.
È il mondo di oggi, nel quale bisogna scrivere anche quando non c’è niente da dire. Le prime foto vere, le prime immagini delle nuove vetture, sono sostituite da render vari frutto della sola immaginazione che vengono spacciati per probabili, possibili, inculcati nella testa di chi commenta, condivide e parla sul nulla. Una sequela di notizie non-notizie che non informano, non raccontano, ma spacciano invenzioni o pure speculazioni per ipotesi. Come se noi scrivessimo che sulla Williams potrebbero salire Kubica, poi Sirotkin, poi Massa al secondo rientro, poi magari Kvyat, poi Kubica ancora. Ah, è già stato fatto? Bene ma non benissimo…
Non è il nostro modo di fare e se sembra che in questo periodo ci siamo presi una pausa è soprattutto perché non c’è niente da dire o raccontare. I due grandi nodi ancora da sciogliere, quello della seconda guida Williams e quello sulla questione diritti TV tra RAI e SKY, vivono di rumors, ipotesi, titoli sensazionalistici ma nessun comunicato ufficiale, ovvero quello che solitamente si dovrebbe attendere prima di dare in pasto al pubblico un testo certo da leggere e delle considerazioni. Che poi sia chiaro, le indiscrezioni ci stanno, ma la presa per i fondelli e le certezze senza certezze sono totalmente un’altra cosa.
È colpa anche del sistema F1, che come detto ha tolto materia prima vietando i test privati preziosissimi per team, piloti, media e appassionati, lasciando quindi un vuoto difficile da colmare se non con parole, parole e parole al vento. L’obbligo intrinseco dei media di fare quantità completa la situazione e quindi eccoci qui con render, chiacchiere, ipotesi che hanno portato l’informazione relativa al motorsport a somigliare a quello che succede nel calcio nel periodo di mercato. Rilanci, scoop programmati e via dicendo. Mai sopportato.
Ritrovare tra le vecchie foto in archivio quella della Red in Black, la F300 tutta carbonio, mi ha fatto ripensare a quanto sono cambiate le cose in questi anni. Mi viene da dire in peggio, sinceramente, ma non ci si può fare niente. È il progresso, dicono, eppure ci vedo tanto di sbagliato.
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