Brembo

Quattro zone DRS a Melbourne. Perché “Four is megl che one”

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 4 Aprile 2022 - 18:51
Tempo di lettura: 2 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Quattro zone DRS a Melbourne. Perché “Four is megl che one”
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Il divertentissimo (?) primo di aprile è passato all’insegna di pesci dalla comicità pari allo zero ma, alla fine, lo scherzone arriva da quel di Melbourne. Dove la Formula 1 torna, dopo due edizioni saltate, in una pista rivisitata e resa ancora più veloce di prima tra chicane eliminate, curve meno spigolose e via dicendo. E dove la mappa del circuito sul sito della Formula 1 riporta l’introduzione, per la gara di questo fine settimana, di ben quattro zone DRS. Avete capito bene. Non una, non due, non tre, quattro.

Non riesco a contenere l’entusiasmo e l’euforia, credetemi. Immaginate che bello vedere una lotta serrata tra due piloti (cito due nomi a caso, Leclerc e Verstappen) polverizzata da questo colpo di genio. I due detection point, poi, che permetteranno a chi sta dietro di passare nella prima zona e non farsi risuperare nella seconda, sono l’eccellenza nel settore dell’idiozia applicata. E scusate se ho scritto applicata.

Rendiamoci conto che, dal terzo giro in poi del GP di domenica, chi sarà braccato si troverà presumibilmente alle spalle un pilota che potrà sfruttare il DRS in ogni rettilineo della pista. IN OGNI RETTILINEO. Questo è l’emblema dell’antisportività e della farsa, suvvia. E se c’è qualcuno a cui piace questo concetto di corse beh, sono dispiaciuto per lui.

Ora, ragazzi. Uno non è che voglia passare necessariamente per il criticone di qualsiasi cosa o per un vecchio rincoglionito, quale ormai sono tra l’altro. Avete stravolto le monoposto? Sì. Le avete rese capaci di stare più vicine tra loro? Pare di sì. Sono esteticamente più gradevoli? Direi di sì. Bravi, bravissimi. Ma dopo 11 anni di fastidi cronici, forse non era il caso di liberarsi di questo disastro antisportivo (e pericoloso) del DRS, invece di utilizzarlo ancora più di prima? Sì, decisamente. Anche se, a pensarci bene, potrebbe esserci un’alternativa: ovvero che sia scemo io a ragionare dal punto di vista sportivo. E, a pensarci ancor di più, mi sa che è proprio così.


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