Quando Senna diceva: “I mini GP? Una vera follia!”

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di Andrea Ettori @AndreaEttori
29 Giugno 2021 - 20:45
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La F1 è una categoria che nel corso degli anni ha vissuto momenti storici differenti che però avevano un unico denominatore: lo spettacolo.

Questa parola, usata spesso negli ultimi 20 anni da chi ha sempre criticato l’evoluzione dello sport più bello del mondo, è sempre stata oggetto di valutazioni anche negli anni d’oro del Circus, quelli a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

La ricerca spasmodica di formule che potessero rendere i GP più spettacolari e imprevedibili non riguarda solo l’attualità, con l’arrivo della Sprint Race a partire da Silverstone, ma anche il passato tanto caro a chi… non ha molta memoria storica, o fa finta di non averla per cercare consenso soprattutto attraverso i social.

Nel 1986 Ayrton Senna aveva una rubrica su Autosprint, dal nome “Dall’abitacolo”, nella quale raccontava la sua stagione agonistica e tutti i suoi pensieri sulla F1 di quel periodo. 35 anni fa, come oggi, l’idea della “Sprint Race” del sabato per determinare la griglia di partenza della domenica era diventata un’ipotesi più che concreta e Ayrton, tramite le pagine di Autosprint, scrisse tutto il suo disappunto su una decisione che poi non verrà presa. Ecco le sue parole, tratte dal numero 32 di Autosprint del 1986:

“Le partenze sono pericolose, davanti a questa considerazione appare assurda la decisione avallata dalla FISA di far disputare un mini Gran Premio anche il sabato per determinare l’ordine di partenza dello schieramento alla domenica”, dice Ayrton.

“Sarebbe molto più pericoloso di quanto non siano già oggi le prove di qualificazione. Innanzitutto queste ‘garette’ sarebbero più corte di un GP e quindi tutti userebbero gomme più tenere per andare più veloci. Ma il rischio vero è un altro. Oggi in griglia pensiamo sì a fare una buona partenza ma sappiamo che un GP dura un’ora e mezza e che possiamo recuperare durante la gara, quindi manteniamo un minimo di prudenza. Oggi ho un mezzo che mi consente di essere veloce in qualifica, ma ricordo ancora cosa significa partire a centro gruppo con il rischio di essere coinvolto in un incidente provocato da chi parte davanti e con l’obbligo di tenere sempre giù il piede per non essere tamponato da quelli che arrivano dietro. In questi casi un pilota con la testa sulle spalle pensa a passare indenne la prima curva, non a guadagnare due o tre posizioni, tanto un GP è lungo. Con la mini gara del sabato, importantissima perché determina la griglia di partenza, i piloti partirebbero a testa bassa con l’idea di guadagnare subito posizioni in partenza che nei giri successivi ben difficilmente potrebbero recuperare”.

Senna conclude con le parole più “attuali”, nonostante il suo pensiero sia rivolto a quello che succedeva 35 anni fa. È per questo che io, come la maggioranza dei piloti, mi sono opposto a questa soluzione ritenendola un passo indietro e non avanti in materia di sicurezza. Le prove oggi, lo ripeto, sono senza dubbio meno pericolose. Presto ridiscuteremo di questo problema in sede di associazione piloti e sono convinto che la FISA terrà questa volta in considerazione il nostro parere.

Chiaramente le parole di Senna devono essere contestualizzate in un periodo storico dove la sicurezza, e si arrivava dalla morte del povero Elio De Angelis, non era minimamente paragonabile a quella dei giorni nostri. Quello che fa specie è che la F1 ha sempre vissuto storicamente “problemi” legati allo spettacolo anche quando non esisteva l’era ibrida, Mercedes non dominava da sette anni e i piloti si chiamavano Senna, Prost, Mansell e Alboreto.

Parole incredibilmente attuali, che potrebbero essere tranquillamente pronunciate anche oggi. La Sprint Race, 35 anni dopo, è una realtà di questa F1, si spera per poco.

Immagine copertina: Wikimedia Commons

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