Quando l’imprevisto fa spettacolo

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
28 Marzo 2013 - 13:30
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Immaginiamo un finale diverso per il GP della Malesia. Mark Webber rientra dalla sua ultima sosta: Sebatian Vettel, che sopraggiunge, si accoda, e lo scorta fino al traguardo. Grandi applausi per la doppietta Red Bull, Webber felice come una Pasqua (siamo in periodo), Vettel compiacente sebbene sapesse di essere più veloce del compagno.

Aggiungiamo anche un Rosberg che invece di chiedere cinque volte di passare Hamilton rimane fedele alle spalle del nuovo (scomodo) compagno.

Chiusa qui, il Gp della Malesia verrebbe ricordato unicamente per l’uscita di Alonso al giro 2, (tra l’altro, ancora oggi non ho capito chi ha deciso cosa, in casa Ferrari, su quel rientro mancato). Per il resto, verrebbe catalogato come uno dei tanti GP visti durante la nostra vita di appassionati.

Lo spettacolo, in tutto questo, dove sarebbe? Nel vedere delle gomme che alla prima frenata sono letteralmente da buttare? O i soliti tentativi di avvicinamento con l’aletta magica? No.

Nel caso del Gp della Malesia, la variabile impazzita non è nè la pioggia, nè le gomme, nè l’abuso di elettronica applicata al sorpasso. L’elemento impazzito è (e scusate il gioco di parole) la pazzia, la genialata, la voce fuori dal coro, la bastardata, l’azione da chi ha ‘sempre fame’ di Sebastian Vettel. Chiamatela un po’ come volete, ognuno utilizzerà il vocabolo preferito.

Sono quattro giorni che se ne parla. Il pubblico della F1 è diviso. Anche sul nostro forum non si discute d’altro. C’è chi condanna in pieno Vettel, chi critica il muretto Red Bull per non aver saputo gestire il fattaccio sul momento. C’è anche chi dà colpa a Webber di non essersi rimboccato le maniche ed essersi ripreso la posizione. Insomma, le opinioni sono discordanti, anche se la maggioranza appoggia l’australiano.

Ci pensavo, rivedendo le immagini e riascoltando i team radio Red Bull prima e dopo il crimine. Quello che ne esce è che, seppur criticabile, per una volta abbiamo visto un atto di personalità. E questo atto ha sconquassato gli equilibri di un ambiente totalmente politically-correct.

Non voglio discutere sulla gravità o meno dell’azione in sè. Qualcuno ha interpretato il mio articolo dell’altro giorno come una difesa pubblica di Vettel. In realtà volevo sottolineare come azioni di questo tipo, che fanno discutere, siano spesso riscontrabili in quella cerchia di piloti che risponde al nome ‘Campioni’. Piloti che non vorrebbero perdere neanche a briscola e che hanno come obiettivo sempre e comunque la vittoria, oltre ogni cosa, anche ai team order. Alt. Non intendo dire che i Campioni si distinguono esclusivamente per le malefatte. Ma sono gli unici che, nel DNA, hanno veramente la vittoria a tutti i costi.

E’ evidente che Vettel abbia bypassato volontariamente (altro che scuse ipocrite, appunto) i messaggi poco velati che intimavano di risparmiare la vettura, sebbene questi a volte non implichino il fatto di non dover superare. Così come è evidente che un Ross Brawn della situazione, al posto di Horner, non avrebbe atteso molto a richiamare il suo pilota e a fargli restituire la posizione. Come ha fatto con Rosberg.

Ma è anche evidente che, per ignorare consciamente un’istruzione ricevuta dall’alto ci vogliono le palle. In qualsiasi ambiente. E le palle, nei Campioni, le ritroviamo in azioni come questa e in pochi piloti della storia. Azioni che, se dal punto di vista etico possono non essere condivisibili, dal punto di vista sportivo sono delle perle.

Se ci dimentichiamo dei team order per un attimo e pensiamo ad una gara in cui non conosciamo le istruzioni che ricevono i due piloti, l’azione di Vettel è di una cattiveria agonistica che si ritrova solo in piloti di alto, altissimo livello. Decidere di non rispettare un ordine e rischiare un sorpasso di quel tipo, in quel punto, contro il tuo compagno di squadra è prerogativa di pochi piloti, a mio modo di vedere.

Per questo, seppur non condividendo pienamente l’etica del gesto, apprezzo l’azione in sè, dal punto di vista puramente tecnico. Così come c’è un altro dettaglio che non capisco. Con Alonso fuori e Raikkonen in difficoltà, perchè la Red Bull non ha chiesto a Webber di farsi da parte e far guadagnare più punti possibili a Vettel in ottica campionato?

In un modo o nell’altro il muretto Red Bull ha sbagliato, non mettendo subito una pezza alla situazione prima e preoccupandosi subito dopo di addossare al pilota il risultato di colpe anche proprie. E anche questo non è giusto. Perchè significa che i piloti sono lasciati al loro destino, il che implica la potenziale libertà di ignorare certi messaggi. Soprattutto se si tratta del tricampione del mondo più giovane della storia, con tutto il peso che ne consegue.

La situazione in Red Bull è un cane che si morde la coda, praticamente. E difficilmente cambierà. Non mi sorprenderei se nelle prossime gare ci fosse un tentativo di riappacificazione tra i due piloti con una gara lasciata in vittoria a Webber. Se dovesse accadere, non sarà di certo azione sincera, ma giusto un modo per smacchiare una maglia che in realtà è bucata, e tale resterà.

Quando scrivo che “l’imprevisto fa spettacolo” mi riferisco a quel guizzo di personalità (positiva o negativa) che in Formula 1 è ormai difficile riscontrare. Abbiamo una batteria di 22 piloti che passano più tempo a raccontare storielle preparate dall’ufficio stampa che in vettura a guidare. Piloti che sono ‘limitati’ dal politically correct come i motori da 7 anni, e sembrano tutti (o quasi) uguali. Anche in pista. Per questo ci scandalizziamo quando vediamo un’azione fuori dalle righe alla quale non siamo più abituati. Perchè essendo anche noi avvolti dallo stile soporifero imposto alla generazione attuale diamo più peso, come in questo caso, all’etica del gesto piuttosto che al fatto tecnico in sè.

Quello che rimprovero a Vettel è il non essere stato sincero fino in fondo. La cattiveria agonistica mostrata in pista (“Me ne frego dell’ordine, io voglio vincere“) doveva essere rimarcata anche una volta sceso dalla vettura. A costo di pagarne le conseguenze. Ma almeno questa gara ci avrebbe consegnato un Sebastian sincero (e stronzo) fino in fondo. Invece abbiamo sentito scuse su scuse, come se in auto non ci fosse lui in quel giro e mezzo. E così, per allinearsi a quel politically correct che comanda quando si è davanti ai microfoni, ha fatto la figura del pollo per due volte.

Insomma, per conoscere un po’ meglio questi ragazzi dobbiamo affidarci ai social network. Che ci raccontano un po’ di umanità in più di piloti che vediamo sempre perfettini davanti alle telecamere. Twitter e Facebook ci mostrano ragazzi che potrebbero essere come noi, con le loro passioni oltre alla F1, e in questo modo riescono ad esserci, magari, più simpatici o antipatici. Ma almeno ci mostrano un po’ di quella personalità che non conosciamo in pista e nel paddock, dove invece vige la regola del bon ton a tutti i costi.

Per questo ho un debole per Kimi e la sua strafottenza mediatica, e apprezzo la Lotus per la libertà che gli accorda. Poco importa che, a volte, sia indisponente. Meglio così e sincero, sempre, che sorridente con lo scotch. In pista e fuori.

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4 Commenti su “Quando l’imprevisto fa spettacolo”
rossodavide dice:

secondo me la soluzione sarebbe team e sponsor separati per le vetture della stessa scuderia.. così ognuno corre per i suoi interessi (e quelli degli sponsor) e non esisterebbero più questi ridicoli ordini di scuderia che ammazzano questo sport..

farina88 dice:

sottoscrivo in pieno…soprattutto per quanto riguarda Vettel…con quelle scuse PATETICHE ci ha fatto solo una figuraccia peggiore…

LorenzoM dice:

“Con Alonso fuori e Raikkonen in difficoltà, perchè la Red Bull non ha chiesto a Webber di farsi da parte e far guadagnare più punti possibili a Vettel in ottica campionato?”
Caro Alessandro, a mio modestissimo parere il punto è proprio questo.
Non facciamoci ingannare: recepite le lamentele di Vettel (“Mark is too slow, get him out of the way”) il muretto, in fondo, ha chiesto a Webber di farsi da parte. Lo ha fatto subdolamente, invitando entrambi i piloti a congelare le posizioni, sicurissimi del fatto che Vettel, vista la sua velocità, avrebbe completamente ignorato l’ordine andando a vincere.
Quanto al cazziatone in mondovisione a Seb, non era altro che uno squallido teatrino per tenersi buono Webber e dimostrargli un sostegno da parte di tutta la squadra che non è MAI esistito. Probabilmente Horner avrebbe preferito un sorpasso meno aggressivo da parte del tedeschino, per questo “eccesso di forma” dentro di sé si sarà un attimino arrabbiato (ma è la classica incazzatura futile post-adrenalinica quando le cose finiscono bene), ma la sostanza non cambia. In Red Bull non sono nati ieri e nemmeno avantieri. Hanno vinto 6 titoli negli ultimi 3 anni. L’ultimo titolo piloti con 3 (TRE) punti di vantaggio. Sanno benissimo quanto pesino questi punti, specie con i due principali rivali a secco (o quasi). Un’occasione che difficilmente potrebbe ripresentarsi.
Dunque, nessuna spaccatura tra Vettel e la squadra. Solo tanta, ahimé, tanta ipocrisia.

Giuseppe92 dice:
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