Quando i caschi erano fighi: bravo Valtteri!

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
24 Maggio 2018 - 23:12
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Giusto ieri, nel pezzo dedicato a Nicky Hayden, parlavo di Mika Hakkinen. 

Stasera il suo nome torna nel blog, per un altro motivo. Come vedete dall’immagine il suo casco, o meglio i suoi colori, sono tornati in voga in questo weekend monegasco. A riportarli in auge è il suo connazionale Valtteri Bottas, che per celebrare il ventennale della vittoria del Grande Mika sulle strade del Principato, avvenuta nel 1998, ha optato per questo casco dedicato al Flying Finn. È stata così ricalcata la sua grafica minimale ed indimenticabile, formata da tre strisce orizzontali dal blu fino all’azzurro a richiamare i colori della patria, la Finlandia.

A presentarlo è stato lo stesso Valtteri su Twitter, mostrandolo in tutta la sua semplicità. Una semplicità che allo stesso tempo è bellezza, perché questo è l’aspetto che colpisce di un casco di ormai vent’anni fa.

Non è raro vedere certi omaggi a Monaco. Lo stesso Leclerc porterà in pista un casco dedicato al papà scomparso l’anno scorso. Kimi si presentò, ai tempi della Lotus, con una replica di James Hunt. Erano caschi diversi, più semplici ma al tempo stesso unici. Non venivano cambiati ogni stagione, erano il segno distintivo del pilota nell’arco della carriera. Non capisco la necessità di rinnovare ogni cinque minuti: Vettel in questo è stato quasi compulsivo, ma fortunatamente da quando è arrivato in Ferrari si è dato una leggera calmata.

Se pensiamo ai piloti odierni non riusciamo ad identificarli con un casco preciso, perché la moda attuale è quella di cambiarlo ogni tot anni oppure di renderlo “lineare” alla grafica della monoposto, vedasi Perez ed Ocon in Force India. I caschi sono diventati impersonali, ecco. Se una volta erano l’immagine del pilota all’interno della monoposto, ora tutto questo è molto più debole, sia perché ormai il casco è nascosto tra protezioni ed Halo, sia per la frequenza con cui si prende e si stravolge del tutto.

Mansell, Senna, Piquet, Prost, Hakkinen appunto, ma anche tanti altri sono restati fedeli ai loro colori apportando modifiche minime durante la carriera, ed infatti basta rivederne una replica in giro per associarla subito al nome del proprietario. Ora, tra colori schizofrenici e cambi repentini, bisogna avere una memoria di ferro per ricordarli tutti.

Era così bello un tempo… Un casco giallo era riconoscibile all’istante, anche se a quadrettoni, su un vecchio tubo catodico da 14 pollici. Lo era molto più degli incomprensibili ghirigori in 4K che ci vengono propinati adesso. Anche questo fa parte di quella nostalgia per il passato che sempre più spesso si fa sentire, ma non posso fare a meno di pensare a quanto fosse tutto più semplice. Colori, regole, emozioni, vivere in generale.

Tutto così semplice che bastano tre strisce colorate su un casco per riportare alla mente anni fantastici. Bravo Valtteri. 

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