Quale futuro per il Motorsport?

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
27 Maggio 2018 - 12:38
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In settimana ho letto un articolo molto interessante sul Corriere della Sera, ad opera di Federico Aliverti. Lo trovate qui, dal titolo “Adolescenti e ciclomotori, fine di un amore?”

Solo l’incipit fa rabbrividire ed è di spunto per la riflessione che troverete in seguito: “Negli Anni 70, 80 e 90 i ragazzi aspettavano con ansia il 14° compleanno: salire sul primo “cinquantino” li faceva entrare nel mondo dei grandi. In quel periodo sulle strade italiane viaggiavano 700.000 motorini. Oggi poco più di 20.000. Le due ruote non sono più l’oggetto del desiderio del nostri figli. Questione di moda, di ansie, di patenti. E soprattutto di smartphone”.

Avete letto bene: 700.000 contro 20.000. Non siamo nemmeno al 3%. Da adulto, non frequentando più le scuole e non avendo nipoti o parenti su cui basarmi, non avevo una percezione così chiara di questo calo pazzesco, che va oltre ogni logica. Ci sono alcuni passaggi che intendo riprendere dall’articolo di cui sopra, che secondo me meritano di essere analizzati e che possono essere considerati utili per il successivo discorso.

“Negli ultimi sessant’anni tutte le generazioni si sono specchiate almeno una volta nel serbatoio di una moto. Per la generazione iGen lo smartphone è il mezzo di trasporto che percorre tutte le strade dell’evasione, dell’emancipazione, della curiosità.” ed ancora “più di mezzo milione di ragazzi sono stati inghiottiti in meno di vent’anni (anche) dalle rinnovate ansie dei loro genitori, persuasi, al pari dei figli, che al giorno d’oggi il telefonino sia una scelta irrinunciabile mentre la prima moto solo un’altra fonte di preoccupazione.”

Su quest’ultima frase io ricalibrerei il tiro, dicendo che i genitori a loro volta sono stati persuasi dal telefonino, che li ha letteralmente rincoglioniti quanto e più dei figli facendo credere loro di poterli controllare in qualsiasi momento. Ma questo è un altro discorso, serio anch’esso, ma che non ha molto a che fare con questo pezzo. Certo è che al giorno d’oggi sono cambiate le priorità per chi è nato nell’era tecnologica rispetto a chi aveva attorno a sé “solo” i suoi amici.

“È successo che nella vita dei millennials, nati in un periodo di recessione culminato nella crisi del 2008, irrompe Internet e diventa compulsivo l’utilizzo della tecnologia e dei social per combattere fragilità e insicurezza.”

È un’irruzione clamorosa perché ribalta priorità, necessità e modo di vivere. I genitori che un tempo erano il filtro per parlare con un amico o una ragazza che ci piaceva vengono bypassati, perché con gli sms si arriva dritti al punto, alla persona. Con Internet ed i primi smartphone tutto questo si amplifica, migliora in tanti casi ma peggiora in molti altri. La tecnologia è il nuovo motorino, accomuna tutti e sposta gli obiettivi. 

“I parcheggi delle scuole sono vuoti.” Non me ne ero reso conto fino a quando non ho letto il pezzo di Aliverti, ma so per certo che vent’anni fa erano stracolmi di scooter tanto sognati e poi preparati, coccolati e lucidati a dovere tra dettagli più o meno tamarri, marmitte che strillavano, pedaliere cromate e vernici personalizzate. Lo scooter era la rappresentazione di sé al mondo tra un Phantom, un Booster, un Aprilia SR o un Honda SFX. Chi poteva si presentava al livello superiore, con un RS125 dalla storica livrea Chesterfield in replica Biaggi. Si usava questo per essere liberi, per viaggiare, per far colpo sulle ragazze. Ora il tutto si basa sul modello di telefono, sui followers, sui like, sui selfie, insomma sulla popolarità nel mondo che conta, quello del web. Si viaggia stando fermi, ma se un tempo ero un sostenitore di tutto questo ora non sono più sicuro che sia il miglior modo di relazionarsi al mondo.

E voi vi chiederete cosa c’entra tutto questo con il futuro del Motorsport. C’entra eccome. Perché se le priorità delle future generazioni sono queste non dobbiamo lamentarci del calo di interesse globale nei confronti della Formula 1 e del Motorsport di questi ultimi dieci anni. D’altronde, come leggevo in un commento ad uno dei nostri articoli, è cambiato tutto. La F1 (prendo ad esempio questa, ma il discorso è generalizzato) era uno dei piatti principali della televisione italiana. Non c’era ancora il digitale terrestre, non c’era una scelta di canali infinita, non c’era Internet a distrarre genitori e figli, insomma il caro vecchio Circus godeva di una popolarità che aveva acquisito negli anni, nei decenni, che via via è scemata per colpe sue e per cause esterne, come il grande boom appunto della tecnologia. Cali di ascolti, cali per i media, le riviste, per tutti. Per stare al passo coi tempi sono nate le regole pro spettacolo, per cercare di conquistare pubblico con gare movimentate mentre nel frattempo si perdevano gli appassionati storici. Intanto è nata la Formula E che strizza l’occhio ai giovani con social attivissimi ed il Fan Boost, mentre per l’anno prossimo (e che Dio ce ne scampi per favore) è allo studio un nuovo format di gara alla Mario Kart che mi fa venire i brividi al solo pensiero, dato che ribalterebbe in tempo zero la mia considerazione sulla serie elettrica.

Il problema, però, è chiaro: per cercare di cogliere nuovi appassionati ci si inventa di tutto, perché quello che dovrebbe essere il concetto di base del Motorsport, ovvero la competizione, non è più un interesse di chi con i motori giocava da piccolo ed ora non li ritiene più come una priorità. Qual è quindi il futuro del Motorsport, almeno quello seguito, per una generazione che ha altri interessi? Difficile da dire. Il rischio serio, secondo me, è quello di una trasformazione progressiva in show al pari del Wrestling, un passaggio da sport ad intrattenimento che mi fa sinceramente molta paura, perché porterebbe alla fine della competizione in quanto tale.

Uno scampolo di salvezza pare arrivare dal gaming, che sembra essere al momento l’unico punto buono a favore della tecnologia. Campionati simulativi che nascono come funghi, ottimo seguito, buona accessibilità e popolarità. Il Motorsport vero, però, resta un’altra cosa, e se devo pensare da qui ai prossimi quindici anni, sarò pessimista, ma non la vedo troppo bene. 

È anche strano che mi sia venuta voglia di scrivere tutto questo nel giorno simbolo del motorismo, con la gara più lenta dell’anno e la più veloce che prenderanno il via nel pomeriggio. Va così, ultimamente.

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