Qatar, nel regno del caos scientemente cercato tra Sprint, sabbia e asfalto nuovo

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Ottobre 2023 - 01:58
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La combo di Sprint, pista riasfaltata e deserto è un mix letale per chi ricorda la F1 tutta preparazione e setup precisi al millimetro

La domanda che mi sono posto al termine di questa giornata è principalmente una: a quale pro un team di Formula 1 deve spendere 150 milioni di dollari in un anno per trovarsi in situazioni come quelle del Qatar? Perché, onestamente, mi sembra una politica suicida per le casse di un’azienda investire così tanto in uno sport dove le competenze, la meritocrazia e il duro lavoro possono essere minati dalle decisioni e dalle circostanze nelle quali ci si trova a correre.

Sulla Sprint e sul format che la caratterizza ne ho già dette di tutti i colori: più passa il tempo e più questo sistema mi lascia un sapore amarissimo in bocca. Riallacciandomi a poche righe fa, resto totalmente contrario al concetto dell’unica ora di libere sufficiente a mettere a punto le monoposto per un intero weekend “perché tanto ci pensa il simulatore”. Perché poi mi tocca sentire da qualche Team Principal che la correlazione tra simulatore e pista è così così e quindi, alla fine, ci si trova sempre a rincorrere.

Un’unica ora di libere resta una stortura in un mondo che insegue da sempre la perfezione e non ha tempo di farlo, anche se la sessione fila via senza problemi. Perché se poi rompi, hai un problema, perdi mezz’ora, il tuo weekend è finito ancora prima di iniziare e hai speso due biglietti aereo per niente.

Nel caso del Qatar, la decisione di infilare la Sprint su una pista desertica è già di suo criticabile per mille motivi. Iniziamo col dire che qui si è corso solo una volta e, oltretutto, con la vecchia generazione di macchine. Riferimenti zero, come l’influenza della TD018 a Suzuka per la Red Bull. Con la Sprint hai una sola ora di prove e la piazzi su una pista dove questa si disputa col sole mentre la gara sarà alla sera.

Quindi già non hai riferimenti e, in più, i dati che raccoglierai ti serviranno poco e niente per la gara, pardon, le gare. Il tutto in un posto desertico dove, nella prima mezz’ora di FP1, la pista è inaffrontabile causa sabbia posata sull’asfalto e lanciata in aria dalle macchine come se fosse pioggia; con Sainz che ci scherza su, ricordando che suo padre si divertirebbe a girarci, manco si fosse alla Dakar o in un Rally.

L’asfalto, ecco. Ciliegina sulla torta. L’unica variabile conosciuta dal 2021… non c’è più, perché la pista è stata completamente riasfaltata, per giunta da poco e si teme col caldo oltre 40° che possa sfaldarsi.

Ricapitoliamo. Pista con asfalto nuovo di pacca, nessun riferimento utile dal 2021, sabbia in pista, FP1 che si corre di giorno (con la gara di sera) e poi, visto che c’è la Sprint, si bloccano gli assetti per tutto il weekend subito dopo le libere, sfruttate sì e no per 20 minuti. Se non è meraviglioso, poco ci manca. Tre ore di libere saranno anche troppe, ma mezz’ora scarsa non è cosa da F1.

Per farla breve, l’unione tra la Sprint e un polveroso Qatar fresco di lifting è semplicemente il caos scientemente cercato. Perché si sapeva che il Qatar si stava rifacendo il trucco (350 milioni di euro, si dice), si sapeva anche che la pista sarebbe stata riasfaltata e le conseguenze/problematiche che si sarebbero create in un posto del genere optando per il format della Sprint. Nessuna scusante, qui.

Come diceva Domenicali ad inizio anno, Sono un fautore della riduzione al minimo delle prove libere. Bene, ma allora a che pro un team deve sbattersi per trovare la migliore prestazione ed investire quantità ingenti in ricerca e sviluppo se, poi, si opta per creare più casino possibile per mischiare le carte? Perché questo, sia chiaro, non è spettacolo, ma un teatrino che può piacere solo a chi crede che, così, il nuovo pubblico giovane mantenga più di 15 minuti di attenzione davanti alla TV. Cosa neanche vera, tra l’altro, visti almeno gli ascolti qui da noi.

Continuo a ripeterlo e non mi stancherò di farlo. La F1 non è questa e le voci che girano iniziano finalmente a chiarire alcune cose, tra filming day che sembra si trasformeranno in mini test privati sotto mentite spoglie e macchine 2026 che dovrebbero sconfessare gran parte di quanto fatto negli ultimi 15 anni. Ma ne parlerò in separata sede.

Tre appunti per concludere. Primo: immaginate le polemiche se questo weekend, in queste condizioni, si fosse corso due anni fa con Hamilton e Verstappen in piena lotta per il mondiale. Secondo: se la via è quella del caos converrebbe virare direttamente verso un monomarca. Meno spese, magari più macchine in pista e, paradossalmente, più divertimento. Ah, c’è già la IndyCar, scusate. A proposito di IndyCar, terzo punto: ma Andretti è proprio sicuro di voler entrare? Perché già l’ambiente mi pare leggerissimamente ostile, se poi i weekend promettono faville come questo, non so quanto sia conveniente un investimento simile. Anche perché, ora del 2025, fanno in tempo ad arrivare griglie invertite e chissà quali altre amenità pro “spettacolo. Rigorosamente tra virgolette, sia chiaro.

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