I numeri Mercedes fanno impallidire Red Bull e Ferrari e aumentano, indirettamente, i problemi della F1
Il settimo titolo consecutivo conquistato dalla Mercedes apre ad una domanda necessaria dopo questo filotto allucinante: possiamo permetterci un 2021 così?
Con altre quattro vittorie nelle restanti gare del campionato il team campione in carica potrebbe arrivare a 15 su 17, replicando il 2002 della Ferrari all’88,2% di vittorie in singola stagione. In testa a questa particolare classifica resta l’annata magica 1988 della McLaren-Honda, che solo per un doppiaggio mal riuscito a Monza non ha portato a casa il 100% fermandosi al 93,7% con 15 vittorie su 16 gare.
Considerato il congelamento dei regolamenti per un altro anno, con solo dei “gettoni” spendibili per migliorare auto che resteranno nel telaio le stesse, il rischio di vedere nel 2021 un’altra stagione dominata dalla Mercedes sono piuttosto alti. Red Bull sa già che a fine del prossimo anno perderà il supporto di Honda, ed è difficile che l’impegno del motorista giapponese possa portare sviluppi in grado di avvicinarsi a Mercedes. Ferrari, dal canto suo, sta spendendosi duramente per migliorare la Power Unit, handicap maggiore della SF1000 dopo il famoso accordo segreto con la FIA.
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Analizzando i numeri di questo dominio – lo faremo meglio a fine anno con i consueti grafici di fine stagione – si nota come Ferrari e Red Bull ne escano letteralmente impallidite. Tutte le storie sui domini di inizio anni 2000 ed inizio decennio 2010 vengono spazzate via dai numeri messi in mostra dalla Mercedes. In tre delle cinque stagioni del ciclo Ferrari la Rossa ha vinto meno del 60% del GP corsi. Al momento la Mercedes è sopra l’84% in quattro delle sette stagioni del suo ciclo.
Un altro dato: l’anno in cui Mercedes ha vinto meno, il 2018, si è chiuso con il 52,3% di gare conquistate. Questo dato coincide con la media delle vittorie Red Bull sui quattro anni del suo ciclo vincente tra 2010 e 2013, ovvero il 53%. Il team di Horner ha vinto i mondiali 2010 e 2012 rispettivamente con il 47,3% ed il 35% di gare vinte, mentre i due anni “dominati” sono stati chiusi sotto il 70%. Se si parlava di dominio per Ferrari e Red Bull, quindi, per coerenza quello Mercedes deve essere considerato almeno alla pari, se non con un termine ancora più forte.
Il vantaggio Mercedes è troppo ampio per pensare che uno degli altri due top team possa impensierire Hamilton alla rincorsa dell’ottavo titolo. Più precisamente, è più facile immaginare che sarà Ferrari ad avvicinarsi a Red Bull più che Red Bull a Mercedes. E, considerato un Bottas che anche nelle giornate migliori resta col cerino in mano per errori (Nurburgring) o sfortune (Imola), ci vorrebbe davvero un miracolo per vedere un mondiale diverso nella prossima stagione.
Il problema è: quanto la F1 può sostenere tutto questo? Gli ascolti del 2020 nel nostro paese, con quattro gare al termine, sappiamo già che saranno i più bassi di sempre. Difficilmente all’estero la situazione sarà migliore. Aumentare il numero di gare accorciando i weekend è una mossa che lascia il tempo che trova. Forse si pensa che possa essere utile a mescolare di più le carte con meno tempo a disposizione in pista. A Imola, però, non è cambiato niente e un’altra domanda sorge spontanea. Se bisogna continuare a ridurre il tempo in pista a cosa servono macchine che costano milioni di euro tra ibrido (confermato dal 2022) e quant’altro?
Proprio il 2022 potrebbe essere l’anno della rinascita. Speriamo, però, di arrivarci con ancora un po’ di interesse.
Immagine: Twitter/Mercedes
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