Polveriera modenese

BlogSeven
Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
12 Marzo 2023 - 21:50
Home  »  BlogSeven

Quando l’incredibile è possibile. A Maranello è bastata una gara per tornare ai primi anni ’90

Non è passata neanche una settimana dall’inizio del mondiale e la Ferrari sembra piombata indietro di trent’anni, quando non c’era certezza del giorno dopo e quando l’ingresso di Maranello sembrava quello di un centro commerciale, con la porta girevole da cui entrava ed usciva gente a ripetizione.

Passano gli, anni, i piloti, i Team Principal e collaboratori vari, ma la sensazione è che i problemi che ciclicamente si ripropongono derivino da uno molto più grande. Nelle grandi organizzazioni che hanno un obiettivo questo deve essere condiviso da tutti e, tutti coloro che collaborano ad un progetto, devono avere entusiasmo, competenze, passione per quello che si fa.

Il Paris Saint Germain ha sborsato un miliardo e mezzo di euro in dieci anni comprando le figurine più prestigiose del calcio mondiale per agguantare (e perdere, soprattutto) una misera finale di Champions League. Le risorse, nel mondo dello sport e in qualsiasi organizzazione, possono essere tutto e niente se il capitale umano non è all’altezza a qualsiasi livello della sua organizzazione, che sia essa piramidale o meno.

La Ferrari non vince un mondiale da quando l’iPhone esiste in commercio: nel frattempo ci sono stati quattro stravolgimenti a livello regolamentare (2009, 2014, 2017, 2022) e ancor di più sono le persone che hanno varcato la soglia della Gestione Sportiva in uscita e in entrata senza che i risultati sportivi siano cambiati in meglio. Alle annate in cui ci si è trovati in posizione di poter lottare per il mondiale sono seguite teste saltate a causa dell’obiettivo non raggiunto.

Christian Horner è al comando della Red Bull da quando aveva i capelli rossicci e da quando questa è entrata in Formula 1. Un tempo così lontano, il 2005, che probabilmente 3/4 degli attuali followers della F1 nemmeno lo ricordano. Ha impiegato cinque anni per vincere il primo mondiale, ne ha collezionati quattro di fila e poi per altri otto è restato a secco con annate tremende, dai risultati pessimi per lo status di Red Bull.

Ebbene, dall’introduzione dell’era ibrida Dietrich Mateschitz, se si fosse chiamato Demetrio Matera e fosse stato italiano, avrebbe licenziato Horner e i suoi successori quelle quattro o cinque volte, credendo che cambiando la testa sarebbero migliorate le cose. Eppure non l’ha fatto, gli austriaci sono rimasti fermi sulla loro organizzazione e sui loro obiettivi, hanno dovuto aspettare anni ma Chris Horner oggi può dire di aver vinto altri due mondiali; mentre la Ferrari ha visto cinque nomi diversi alla voce Team Principal con l’ultimo che, dopo due mesi dall’insediamento, viene già dipinto come pentito di aver scelto quest’avventura.

Binotto, Sanchez, ora si parla di Mekies, Cardile e chi più ne ha più ne metta. Dopo una settimana dall’inizio del mondiale filtrano crepe e terremoti interni che riportano ai primi anni ’90, quando bastavano poche settimane per battezzare una stagione. Il tutto dopo un 2022 che aveva illuso di poter lottare per il mondiale.

In tutto questo ci sono tante cose che non funzionano e tante altre che potrebbero crollare da qui in avanti. C’è un Leclerc al quinto anno in Ferrari che, dopo una gara, ha capito che questa stagione potrebbe essere l’ennesima senza vincere. C’è una struttura interna che pare in rivoluzione ma con tempistiche decisamente non adatte. Ma la cosa più grande che sembra mancare a questa squadra, non da adesso ma da anni, è lo spirito.

La Ferrari che tornò a vincere a fine anni ’90 era un’organizzazione perfetta, una sorta di famiglia allargata in cui tutti, a partire dal Presidente, correvano nella stessa direzione. Un’organizzazione che, nonostante batoste leggendarie, ha continuato a lavorare per costruire le basi del quinquennio storico tra 2000 e 2004. La Ferrari di oggi, così come quella del 2018, del 2014, del 2010, è solo l’ombra di quella macchina, intesa come organizzazione, imbattibile.

A risorse illimitate (mentre ora lo sono per regolamento) si è sempre contrapposta una gestione rivedibile, con tecnici partiti ed arrivati in seguito a singoli eventi o campionati persi all’ultimo. Una gestione dell’ultimo momento, senza una pianificazione, una lungimiranza, senza un obiettivo a lungo termine, senza fiducia, ma solo con tanti proclami che poi si sono sempre scontrati con la realtà dei fatti; con una Mercedes che ha fatto il bello e cattivo tempo per due cicli regolamentari (anche grazie ad un potere politico non indifferente e che la stessa Ferrari ha progressivamente perso) ed una Red Bull che ora ha ereditato la posizione di leadership.

Ecco, la leadership. Questa è la vera cosa che manca a questa Ferrari. Manca un’anima, un volto che con passione e credibilità indichi la strada davanti ai microfoni e soprattutto dietro le quinte. L’uscita di Binotto dopo il primo anno di un nuovo ciclo regolamentare, per quanto da molti appoggiata, resta la prova di un isterismo tutto italiano, che non ha tenuto conto del miglioramento in termini di classifica ma ha guardato solo un obiettivo mancato che si è auto fissato dopo l’inizio di stagione, quando i target dichiarati da tutti erano altri.

Il risultato di quella scelta si sta vedendo in queste settimane. Non possiamo sapere se la SF-23 in Bahrain sarebbe stata migliore o peggiore con la vecchia gestione ancora in sella. Quello che sicuramente sappiamo è che la situazione ora è quella del titolo, con le sembianze di una polveriera. Nella quale cambieranno ancora persone, modalità di lavoro, gerarchie, procedure, mal di pancia e così via.

A meno di incredibili sorprese il 2023 sembra già compromesso quando nemmeno si è scesi in pista. E, ripensando alla storia degli ultimi tre lustri, ciò che davvero impressiona è che forse non c’è neanche tanto da stupirsi.

Immagine: Media Ferrari

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO