Più ridicoli i team order o scandalizzarsi tutte le volte?

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 30 Settembre 2018 - 16:38
Tempo di lettura: 4 minuti
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Più ridicoli i team order o scandalizzarsi tutte le volte?
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Alla fine c’è da capire un concetto fondamentale. Dietro al volante di una monoposto ci sono i piloti, quelli che vediamo noi come esecutori e poi ingegneri, tecnici, aerodinamici e via via più in là fino all’ultimo dei dipendenti che seguono i Gran Premi neanche in pista, ma dalla fabbrica.

Un team di Formula 1 è un’azienda con obiettivi, budget, investimenti precisi. Più si va avanti e più lo sport è sempre più business, risultato, obiettivo raggiunto o meno.

Scandalizzarsi per i team order nel 2018 è un po’ come voler credere ancora romanticamente all’esistenza di Babbo Natale. Perché ci sono sempre stati e sono sicuro che sia stato così anche in quel periodo, tra il 2003 ed il 2010, in cui sono stati ufficialmente banditi. Ma credete che lo siano stati davvero? Che nei briefing pre gara il diktat fosse “mi raccomando, non dobbiamo dare ordini?”. Eddai, per favore.

Possiamo discutere sulle modalità, sulle figure, sull’immagine della Formula 1 che viene intaccata da un pilota che frena clamorosamente per far passare il compagno di squadra, ma non possiamo sicuramente mettere in dubbio il fatto che l’obiettivo (in questo caso di Mercedes) sia quello di ottenere il massimo risultato possibile. In un mondiale nel quale la Ferrari è stata almeno per metà stagione una seria antagonista per il titolo, non si può biasimare Mercedes se tenta di chiudere i giochi il prima possibile con l’unico pilota che il mondiale può vincerlo, ovvero Lewis Hamilton. Perché un conto è lasciare i propri piloti scannarsi come ai tempi di Lewis e Rosberg, quando sai che il mondiale finirà in mano ad uno dei due anche se in una o due gare si sbattono fuori. Un conto è rischiare di perderlo contro un avversario.

Poi, l’esecuzione del Team Order è stata palese? Con un pit stop inventato? Rallentando due decimi al giro? Mostrandosi dispiaciuti e facendo salire il compagno sul gradino più alto del podio? Poco importa: dal punto di vista sportivo è consentito agire in questo modo ed in questa gara Force India si è adoperata addirittura due volte per avvantaggiare prima Perez e poi Ocon per altri motivi, così come nel 2017 Raikkonen è stato costretto a scortare Vettel a Budapest o a farlo passare in altre occasioni che non vado a ricordare.

Si riporta alla memoria l’episodio di Austria 2002, che fu più scioccante per il semplice fatto di essere avvenuto a 50 metri dal traguardo, ma la motivazione fu la stessa: dare la possibilità al pilota di punta di ottenere il massimo possibile. Ricordo di essermi incazzato pesantemente dopo Hockenheim 2010 quando Massa, con la possibilità di vincere la sua prima gara dopo l’incidente di Budapest, fu stoppato per far passare Alonso. Mi diede fastidio più per una questione psicologica che matematica, perché lasciandogli quella vittoria forse Felipe sarebbe stato più sul pezzo nel resto della stagione per rubare punti agli avversari di Fernando. Convengo però che in F1 non si ragiona per psicologia ma per punti e quindi, in quel frangente, fu deciso così, probabilmente a ragione.

Spiace sicuramente per Bottas, che in qualifica in Russia ha tirato fuori il coniglio dal cilindro e che avrebbe meritato la vittoria. Spiace vederlo costretto su precisa indicazione a rallentare nella tal curva come se avesse delle bandiere blu, spiace sentire Toto Wolff inventarsi voli pindarici per giustificare una scelta oggettivamente logica e totalmente prevedibile visto il risultato delle qualifiche. Ma, vale per Bottas, Webber o Barrichello, quando sai che c’è una prima guida chiara e definita è anche inutile lamentarsi troppo ammesso che tu voglia restare sul sedile più veloce della griglia. Altrimenti prendi e te ne vai, nessuno ti obbliga.

Ma scandalizzarsi per i team radio nel 2018 no, è inutile. Soprattutto è poco coerente incazzarsi con la Mercedes dopo aver lodato Kimi per aver scortato Vettel a destra e a manca, con la differenza che quando lo fa la Ferrari non serve mai mentre la Mercedes ci vince i mondiali. Soprattutto in questo, a colori invertiti le lamentele sarebbero pochissime.

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