Oramai ci abbiamo fatto il callo, a malincuore: l’esplosione di un nuovo talento del motorsport porta e porterà sempre le menti degli appassionati e di tutte le persone coinvolte in questo genere di sport a fare i paragoni più disparati tra i protagonisti del presente e quelli del passato. Leclerc in Formula 1 rappresenta l’esempio lampante, con le centinaia di migliaia di paragoni fatti con i più grandi campioni Ferrari, quali Gilles Villeneuve e Michael Schumacher. Oppure lo stesso Vettel, dipinto come erede del Kaiser con cui condivide la nazionalità.
L’ultima persona che rischia di essere vittima di questo giochetto è Jack Miller, passato alla Ducati ufficiale poco più di ventiquattro ore fa. E’ probabile che i media abbiano fatto la prossima equazione in non più di tre secondi, nello scrivere post di confronto tra “Jackass” e nomi altisonanti quali Troy Bayliss e Casey Stoner: pilota giovane e australiano + moto Ducati = successore di Casey.
Probabilmente avrete già capito dove voglio andare a parare: si tratta, potenzialmente, dell’ennesima occasione sprecata per dimostrare di poter lasciare in pace questi giovani piloti. Quella crescita necessaria ad una possibile nuova stella di uno sport che amiamo che viene sempre forzata, spinta eccessivamente e che a volte non va nemmeno a buon fine. E così, ecco che una possibile futura star si trasforma in una meteora: la guardi, la ammiri, e in un batter d’occhio non c’è già più.
Per quanto possa capire il fascino di voler accostare un talento della MotoGP a una vecchia leggenda e immaginare un’eventuale sfida, e per quanto questi stessi piloti abbiano degli idoli fin dalla gioventù, l’affannosa ricerca delle testate giornalistiche al talento cristallino da pompare a ogni costo ha spesso gli effetti indesiderati. Rimanendo sulla MotoGP, gli ultimi anni sono stati costellati da esempi lampanti: Maverick Viñales che, col suo approdo alla Yamaha, è stato descritto come il futuro Jorge Lorenzo per poi, due anni dopo, descritto senza patemi d’animo come una mezza cartuccia; c’è il rischio anche con Fabio Quartararo, dipinto come nuovo fenomeno in rampa di lancio ma costretto a fare i conti con una pressione esagerata, specie quando ti accostano a un certo Valentino Rossi tirando fuori da chissà dove anche alcune tue foto di quando eri piccolo un metro e un tappo e volevi conoscerlo, ancora nel pieno del suo periodo più vincente.
Vendere più copie possibili del proprio giornale o cercare di fare più like e condivisioni possibili sono spesso le ragioni che portano a titoloni altisonanti come questi, ma trovo sia in parte irrispettoso anche verso lo stesso talento protagonista: non so se ci sia qualcuno che vuole correre per essere il successore di un pilota appartenente al passato, ma di certo ogni campione vuole la propria identità e forza riconosciuta, come “qualcosa” di totalmente diverso rispetto a quello che si è visto in passato. Ogni campione o addirittura potenziale fenomeno va visto come ciò che è: il presente, non il futuro di qualcun’altro.
Ho deciso di fare quest’articolo dopo il passaggio di Miller perché, in tutta onestà, sono un fan del pilota in questione. Sarà per il suo stile di guida stupendo, sarà per gli sprazzi di genio e sregolatezza visti in pista (specie nel suo periodo in Pramac), o forse anche più semplicemente per la sua simpatia e il suo carattere da scavezzacollo, ma Jack è un pilota che mi piace. E il suo approdo in Ducati, per quanto mi faccia felice, mi fa anche preoccupare: se già i media non scherzano coi confronti con Stoner e Bayliss, non oso immaginare quale sarà l’atteggiamento della squadra stessa, ancora “incatenata” a un titolo mondiale vecchio di tredici anni e ottenuto grazie (in gran parte) a un fenomeno. Con queste premesse, aspettarsi i risultati che ha ottenuto “Bastoner” nel suo periodo in Rosso da Miller, sin da subito, rischia di avere tremende conseguenze.
Con la speranza che Miller non diventi uno dei tanti ma un vero protagonista, direi di chiudere qui. L’assenza di gare si fa sentire oltre modo e queste notizie e discussioni non fanno altro che sentirmi ancor più “affamato” di Motomondiale.
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