Quando il Circus del Motomondiale arriva al Mugello, diverse sensazioni scorrono nella mente dei piloti italiani. Attesa, felicità, coraggio, tensione, paura. L’attesa per il proprio Gran Premio di casa, la felicità di poter tornare, seppur per un breve periodo, nel proprio Paese, il coraggio che ci si deve mettere per affrontare i saliscendi di uno dei circuiti più belli del mondo, la tensione che si respira al momento della partenza e allo spegnimento dei semafori, la paura di fallire cadendo e fare una figuraccia davanti al proprio pubblico. Gente come Valentino Rossi e Andrea Dovizioso, esperti come sono, sono abituati a questo genere di cose, mentre i giovani di Moto2 e Moto3, nonostante qualche anno dal loro debutto possa essere anche passato, devono imparare a gestire tutto questo.
Mugello è anche casa Ducati, e casa Petrucci. E’ forse l’italiano meno tifato di tutte le classi (escludendo Fenati), in pochi credono nelle sue capacità. La sua annata, fino a qui, sa tanto di compitino: è fatto bene, ma non va oltre un sette. Tre sesti posti, un quinto e il podio di Le Mans a pochi decimi dal compagno Dovizioso. Sono risultati buoni, ma nel box rosso chiedono di più visti il valore della moto e i gap da Márquez. Anche le bocche larghe d’internet, a nemmeno un terzo di stagione passato, inneggiano già allo scandalo per la sostituzione di Jorge Lorenzo a suo favore, pensando che lo spagnolo ora sarebbe in lotta per il mondiale nella stessa situazione. Alcuni lo facevano già prima, tanto per alimentare l’incendio della polemica a riguardo. Sono solo ipotesi, possibilità che vengono sbattute in faccia come certezze da questa gente, nulla di più.
Qualcuno però lo dà come favorito in Italia. Forse si saranno ricordati del suo podio due anni fa “rubato” a Valentino Rossi, o magari hanno pensato al suo contratto a scadenza annuale e per avere il rinnovo deve per forza fare una bella prestazione. Danilo, le aspettative di chi crede in lui realmente, non le delude sin dal venerdì, quando è tra i più veloci o addirittura il più veloce. Al sabato arriva la prima fila, ma il mostro Márquez è ancora davanti a tutti, anche qui dove la sua Honda dovrebbe fare cilecca e che invece sfodera un motore pazzesco; alcuni lo definisco scorretto dopo la Q2, i più accorti come Bagnaia gli affibbiano l’etichetta “furbo”. Le certezze di Ducati sembrano crollare, quelle di Danilo per alcuni sono già polvere, nonostante sia nettamente la migliore GP19 sullo schieramento. Nemmeno il suo caposquadra Dovizioso sembra averne granché questo weekend.
Giunge la domenica. Pronti, partenza e via, Petrucci tra i primi. Non era poi così scontato per alcuni, ma il gruppetto di testa è già bello compatto e fornito, sbagliare qualcosa qui è un attimo. Ci sono tutti i migliori, il solito Márquez, il caposquadra Dovizioso, Rins (non si sa con che partenza dalla quinta fila), anche sorprese varie come Crutchlow e Miller. Non ci sono le Yamaha, ma oramai non è più ‘sta gran novità, specie nella giornata peggiore della carriera di Rossi e dopo le solite partenze a gambero di Viñales e Quartararo.
Scaricate le “zavorre” più lente, rimangono in cinque, e chi tira principalmente il gruppo è proprio “Petrux”. Stavolta non si è sul bagnato, sul terreno più congeniale a lui, qui conta precisione e velocità. Sono rimasti proprio i più ostici, perché Márquez vuole fare terra bruciata anche nella giornata torrida del Mugello. C’è Rins, che sul passo gara è sempre stato formidabile e spesso ha battuto quest’anno il “Petrux”, e poi Miller che fa da carta matta. Quest’ultimo è quello che punta alla moto del ternano per il prossimo anno, ma Danilo dimostra che nelle gare essere veloci o avere un bello stile di guida non basta, perché lui rimane in testa e fa ritmo, mentre Jack si stende un’altra volta (purtroppo) quando poteva fare un grande risultato.
Rimangono in quattro, e mancano cinque giri alla fine. Miller l’ha lanciata nel ghiaione già tre giri fa, e Rins fa più fatica del solito senza il motore che hanno gli altri tre. Rimane però quello che mette più suggestione al #9, e non è Márquez con cui si è già confrontato a testa alta, seppur perdendo. Passare e battagliare con Dovizioso non è una novità, già a Le Mans ci ha provato e Dovi l’ha tenuto dietro, senza sportellate da ultimo giro o sorpassi al limite né da una parte né dall’altra. Ma al Mugello è diverso, tutto è diverso, perché qui c’è chi si gioca il mondiale come lui, ma Petrucci si sta giocando il suo futuro. Essere ripreso da un altro team di punta dopo aver fallito con la moto più forte è utopia, specie se non si ha un palmares da cinque volte titolato come quello dell’uomo che Danilo ha sostituito, Lorenzo. Si rischia la parabola discendente di un altro che aveva grandi speranze, come Iannone. L’ombra di un incubo che sembra materializzarsi.
A tre giri dalla fine, ecco Dovi che lo sorpassa. Potrebbe desistere e lasciarlo andare, sarebbe meglio per il suo campionato, ma non si può mollare il Mugello a qualcun altro in questa maniera. Ed ecco il controsorpasso alla Scarperia, forse anche pensato dopo le difficoltà del #04 in quel tratto per tutto il weekend. I due giri successivi sono i più lunghi della sua vita, e all’inizio del ventitreesimo ecco che i duellanti che si giocano il titolo lo sorpassano prima della San Donato di scia. Potrebbe essere realmente la fine di un vero e proprio sogno, quello di vincere davanti al proprio pubblico.
All’improvviso, un varco a centro curva. L’ha creato Dovizioso, finito leggermente largo insieme a Márquez alla staccata della curva 1, ma superare in quel punto significa anche rischiare la fagiolata. Negli occhi di molti, come quelli del sottoscritto che scrive, sembra di rivedere la scena di Jerez 2018, ma per le pupille di Danilo è invece lo spiraglio vincente. L’italiano ci pensa forse mille volte in una frazione di secondo, o forse ha già deciso sin dallo start della gara che avrebbe agito così, perché ci s’infila anche col rischio di centrare il compagno e lo spagnolo, ed è davanti. Marc fa il diavolo a quattro nel resto della pista, violenta la sua Honda come se dipendesse il mondiale da quella gara, ma non ne ha per passarlo, con Petrucci che prende margine alla Biondetti. Si esce dalla Bucine, Márquez ha la scia e un gran motore, Dovizioso è più preoccupato a difendersi da Rins per il terzo posto. Petrucci, come poi racconterà, ingrana la quarta, la quinta e la sesta, dà sfogo a tutti i cavalli del suo V4, ed ecco finalmente la bandiera a scacchi. Il sogno è diventato realtà, Petrucci ha vinto il Gran Premio d’Italia. Ora il suo motore può calmarsi, è lui che ha il diritto di sfogarsi in un pianto liberatorio.
Le lacrime in diretta TV non vengono nascoste nemmeno dal casco, con la visiera scura sollevata. Anche il pubblico giallo applaude Danilo, lo stesso pubblico che lo scorso anno, e in parte anche l’anno prima, aveva fischiato una Ducati vincente. Tra di loro c’è sicuramente anche chi non ha creduto in lui in quest’anno dalla firma del contratto, tanto per alimentare un altro incendio, quello dell’ipocrisia. Ma a Danilo non importa, sarà lui a dire che le riviste di settore e gli articoli sulla MotoGP non li legge da un bel po’.
Nessuno voleva dargli nemmeno la possibilità di salire su quella Ducati, che invece lui ha portato al trionfo battendo i due migliori della MotoGP attuale, come lo scorso anno aveva fatto il suo predecessore alla corte di Borgo Panigale. Uno schiaffo in faccia a tutti coloro che non hanno creduto in lui, quando nel 90% dei casi prendere Danilo Petrucci al posto di Jorge Lorenzo sarebbe stata follia, lui è incappato nel 10% rimanente in cui questo cambio sarebbe stato positivo per la squadra. Ma ciò che mi ha impressionato di più, in positivo, è stata la calma con cui Danilo ha gestito tutta questa pressione su di sé: ha portato a casa risultati soddisfacenti e ha coronato la sua crescita con questa vittoria in Toscana, senza una minima sbavatura, errore o manovra da recriminare. Sapevo che si sarebbe sbloccato, ma è stato comunque eccezionale.
Nel post-gara dedica la vittoria in parte al compagno, l’unica cosa che non ho apprezzato della sua impresa, quasi una “paraculata” per averlo battuto onestamente e anche un po’ duramente, anziché aiutarlo ad agganciare Márquez in classifica. Dovi il muso lungo ce l’aveva ieri, nel giorno in cui poteva accorciare le distanze (oltre a superare il record di vittorie di Biaggi) e che invece ha visto le sue speranze iridate diminuire ancora, ma la vittoria di Danilo è arrivata senza scorrettezze di alcun tipo. Non so quanto fidarmi dei proclami di amicizia e quasi fratellanza tra i due, ma se Andrea dice di essere contento per il successo del compagno, gli do fiducia.
Carlos Sainz dice che “ottenere la prima vittoria equivale a rompere un blocco di cemento, da quel punto in poi diventa tutto più facile”. Non so se il destino di Petrucci ha in servo per lui altre soddisfazioni, se le avrà con Ducati o con qualche altro team o addirittura in altri campionati, ma ognuno nella propria vita deve darsi da fare da sé e Danilo in questo è stato un esempio, quando ha deciso di fare il salto nella MotoGP con le CRT dopo anni nelle derivate di serie. Ci voleva coraggio per fare una scelta simile e quando la fortuna, sottoforma di addio di Lorenzo a Ducati, gli ha sorriso, ha saputo sfruttare al meglio un’occasione simile. Anche questo fa parte della bellezza del motociclismo, cioè veder concretizzarsi storie di piloti sfavoriti come Petrucci fino al raggiungimento della vittoria.
Voglio essere onesto per la conclusione di questo articolo: io speravo di scrivere una “bloggata” dedicata a Dovizioso e all’aver battuto il record di Max Biaggi come successi in MotoGP, e vedere “Petrux” in cima al podio al posto suo, in qualità di tifoso, non mi ha entusiasmato. Ma, se mai Petrucci raggiungerà risultati più prestigiosi di questa vittoria al Mugello, voglio essere in prima fila a elogiarlo. Non perché sono uno di quelli sicuri che ce la farà o da suo fan, non corrispondo a queste definizioni. Voglio esserci per congratularmi della sua impresa, di esser stato capace di prevalere in una MotoGP così competitiva, contro i talenti emergenti e campioni affermati così veloci. Bravo Danilo, continua così!
Fonte immagine: Twitter / Danilo Petrucci
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