Nostalgia solo di Ayrton o anche di una F1 scomparsa?

Autore: Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 7 Maggio 2014 - 23:42
Tempo di lettura: 2 minuti
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Nostalgia solo di Ayrton o anche di una F1 scomparsa?
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Durante la due giorni trascorsa ad Imola ho avuto una sensazione.

Nell’osservare le persone, alla mostra su Ayrton e nei minuti del Tamburello, ho avuto l’impressione che la nostalgia non fosse solo per lui e per Roland, ma anche per quella F1: così distante dai giorni nostri, tanto da poterla chiamare con un altro nome che nessuno direbbe nulla.

Ho visto persone assorte nel guardare oggetti e immagini di un tempo lontano, immerse nei loro ricordi. Forse perchè si stava meglio non solo dal punto di vista sportivo, forse perchè la F1 era più vera, più emotiva e meno condizionata dal marketing. Ma sembra di aver vissuto un tuffo nel passato, un passato più vivo di questo presente.

E stona tantissimo leggere le notizie di questi giorni, le proposte che arrivano dall’alto della F1 per renderla, se possibile, ancora più ridicola di quanto non stia diventando. Parlare della F1 odierna pensando a quella degli anni 90 è come affrontare due argomenti completamente diversi. Il nome unisce ancora questa categoria a quella che fu, ma è il filo conduttore che pare essersi sfilacciato negli gli anni fino a rompersi.

Ma quando si è rotto? Probabilmente con i cambi regolamentari del 2009. Il 2008 è stato l’ultimo anno caratterizzato da vetture frutto di una striscia di evoluzioni. Dal 2009 si è progressivamente spento tutto. Le ali spazzaneve, il Kers, il DRS, le gomme che condizionavano più di quanto necessario. La ricerca spasmodica dello spettacolo attraverso strumenti artificiosi.

Ma è soprattutto la gestione della F1 che ha minato la pazienza degli appassionati. La panzana della riduzione dei costi ha raggiunto livelli inimmaginabili (non fatemi parlare della proposta di ridurre le sessioni di libere al venerdì…), e ogni volta, chi decide, riesce a stupirmi sempre più malgrado sia preparato a qualsiasi proposta dai contorni quanto meno assurdi.

Se si pensa a tutti questi cambiamenti, e a quelli che stiamo vivendo adesso con il ritorno del turbo, pensare al 1994 o anche agli anni precedenti è davvero difficile. Circuiti più impegnativi, nessuna via di fuga in asfalto, auto (molto) più difficili da portare al limite. Tutto questo rendeva ogni giro un’apnea per chi guidava, e spesso anche per chi guardava, dai box o alla televisione.

Forse è anche a questo che hanno pensato tante delle persone impegnate a rendere omaggio ad Ayrton e Roland. Alla consapevolezza che presto potrebbero non bastare più dei fenomeni al volante per garantire un’atmosfera come quella di un tempo.

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