“Sono uno stupido, sono uno stupido” ripetuto almeno dieci volte tra team radio ed interviste del dopo qualifiche. Charles Leclerc si arrabbia, se la prende con se stesso, si scusa con tutti, anche con i muretti presi ripetutamente a ruotate in queste prime due giornate azere. Si assume tutte le responsabilità di un botto come se si sentisse in obbligo di essere perfetto, di non sbagliare mai. Fa quasi tenerezza.
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