Non ci sono più le banane di una volta

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 6 Ottobre 2018 - 12:30
Tempo di lettura: 3 minuti
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Non ci sono più le banane di una volta
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Il weekend di Suzuka è iniziato parlando di DRS e banane come alternativa. Già qui capisci che c’è qualcosa che non va in chi fa domande, in chi risponde, soprattutto in chi si alza la notte ad ascoltare certe baggianate.

Il problema è che le banane tornano alla mente quando vedi due Ferrari solitarie davanti al semaforo di uscita della pitlane con le intermedie, mentre tutto intorno è asciutto e gli altri con calma montano le slick ridendo sotto i baffi. E qui non ci sono, appunto, banane da lanciare dall’abitacolo per rallentare gli altri alla Mario Bros. Qui c’è un’altra legnata sui denti che lo stesso Arrivabene ha definito inaccettabile, con un tono di voce degno di una finale di Champions appena persa. Ed in questo caso il fatto che i punti si facciano alla domenica regge fino ad un certo punto, perché quando ti ostini a metterti in certe situazioni è inutile poi pensare a rimonte, sperare in miracoli e quant’altro.

Non è necessario essere ingegneri, laureati, divanari, cazzari da bar per capire quando si sta finendo in un buco nero. Che quella delle intermedie fosse una pazzia si era capito quando le due Rosse non erano ancora arrivate al semaforo di uscita della pitlane, con Vettel che via radio annunciava la cazzata e tutti gli altri che dietro uscivano con le slick.

Le banane riemergono prepotenti quando pensi invece a chi le strategie le sapeva fare e poi, appunto, dal muretto consumava tronfio il suo personale premio. Senza dimenticare chi quelle strategie, anche rischiose, le metteva in atto in pista, altrettanto preciso nel non sbagliare quasi mai, fiducioso di chi lo dirigeva e nel quale fiducia a pacchi veniva riposta.

Dal Bros (Mario) al Ross (Brawn) il passo è breve. Il mago delle strategie è un ricordo che fa male, malissimo ogni volta in cui il muretto dell’attuale Rossa sbaglia, inciampa, regala opportunità per chiudere un mondiale in anticipo. L’altro mago, quello al volante, ci metteva una pezza spesso e volentieri. Nulla a che vedere con chi nel 2018 continua a fare errori e non riesce quasi mai a rigirare la sfiga e gli errori degli altri a suo favore. Oggi è stato un altro esempio e quando invece di due colpi in canna ne hai uno solo o va bene o va male.

La Ferrari 2018 incarna ultimamente il detto “Si vince insieme e si perde insieme”. O tutti sono precisi, o tutti commettono un errore. Quanto meno in questo c’è un fattore comune, ma questa non è assolutamente una consolazione, anzi.

Una volta le banane si mangiavano, adesso ci si corre sopra quasi volontariamente e poi ci si stupisce se si vola a terra. Intanto Hamilton saluta, ringrazia e se ne va.

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