“Non è capace”. Anzi, forse lo è fin troppo

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
26 Giugno 2017 - 14:00

Zarco non è cattivo, è che proprio non è capace. Non capisce la distanza con le altre moto, non so dove voleva andare.”

Con questa frase ieri pomeriggio Rossi ha concluso in sostanza la sua intervista ai microfoni di Sky, dopo una conversazione tutta sorrisi e battute a seguito di un successo meritatissimo, in una gara senza mezzi termini fantastica. Come ho già scritto sul gruppo libero Facebook di P300, questa corsa sarebbe da riguardare almeno cinquanta volte, e anche dopo la cinquantesima visione probabilmente non ci si stancherebbe di riavvolgere il nastro e ripremere play.

Ma non siamo qui per parlare del successo di Rossi in sé o della piega che sta prendendo il campionato, con Dovizioso per la prima volta in testa e che ieri ha mostrato la sua parte più aggressiva come non mai, ma che ha a disposizione un vantaggio ridicolo sugli inseguitori in Yamaha o su Marquez. Siamo qui per parlare esclusivamente di loro due, Valentino Rossi e Johann Zarco. Degli avvenimenti di gara tra i due yamahisti, analizzati da me con il massimo della professionalità (?) e soprattutto di queste dichiarazioni in cui Vale, come si suol dire, “l’ha toccata piano”.

Come sappiamo, Rossi nel parlare di Zarco si è concentrato su quel contatto avvenuto al nono giro all’uscita della curva 4, l’ultima di una serie di curve a destra. Il francese della Tech3 era stato appena superato dall’italiano e chiaramente, come un buon pilota è chiamato a fare, ha cercato immediatamente la risposta; l’occasione è arrivata tra le curve 3 e 4, a causa di un leggero largo di Rossi che ha aperto una piccola, quasi minuscola, porta per il controsorpasso. Grazie alle immagini dall’elicottero, possiamo vedere come lo spazio lasciato da Rossi per entrare sia sufficiente e che alla corda della curva Johann sembra addirittura riuscito nella sua manovra di risposta, salvo poi vedersi chiudere la porta in faccia da un Rossi deciso a rimanere davanti. E non credo si possa parlare di malizia, né da una parte né dall’altra, poiché semplicemente questi due stavano facendo la cosa più ovvia come piloti vincenti: provavano a stare in testa.

Anche lo stesso Zarco lo ha dichiarato a mente fredda: “Quando l’ho visto andare largo ho cercato di andare all’interno, perché volevo stare davanti, ma il suo passo in curva era molto buono. Ero piegato sulla destra, non potevo vedere, allora quando ho preso la decisione di provare a passare di nuovo ci siamo toccati”.

Considerando inoltre come la strategia di Zarco, su gomme Soft, fosse impostata sul rimanere davanti anche al gruppetto dei migliori, si può capire immediatamente come il galletto francese abbia avuto tutte le ragioni per provare quel sorpasso; lo spavento che ci siamo presi è chiaramente stato grosso (visto quanto repentinamente si è alzato Zarco), ma in quel punto i contatti si sprecano sempre come testimonia anche la gara di Moto2 e i bei duelli tra Luthi, Morbidelli e Oliveira.

Passiamo invece ora al capitolo più succoso: le parole del “Dottore”. Il 14° posto di Zarco sulla pista olandese fa ben poco testo, in quanto il suo team ha provato a fargli giocare la carta matta ma il cielo in tutta risposta ha lanciato picche. Come suo tifoso il rammarico è tanto, per due motivi principalmente:

  1. Per la sua prima pole position in MotoGP sfruttata male (non che non possa rifarsi, ci mancherebbe);
  2. Per la velocità dimostrata durante tutto il weekend, soprattutto con la pioggia il sabato. E forse con quelle condizioni miste in gara avrebbe potuto fare il colpaccio.

Sono però sicuro che la consacrazione sia a meno di un passo per Zarco, e una tappa in cui potrebbe definitivamente ottenerla potrebbe essere o nel Gran Premio d’Austria (dove l’anno scorso in Moto2 dimostrò una netta superiorità) oppure nella sua “seconda casa”, in Giappone a Motegi. Ed è forse proprio per questo che Rossi l’ha messo nel mirino: forse per metterlo già “sotto torchio” e fare ciò che gli è riuscito con gente come Gibernau o Lorenzo, cioè porlo già sotto pressione finché può ancora farlo.

Zarco, sia sul piano dell’esperienza che su quello puramente tecnico, è in netto svantaggio: ci sono giusto diciassette stagioni di differenza nella classe regina tra il pesarese e il francese, mentre sul lato tecnico la M1 2016, per quanto sia una delle migliori moto sfornate dalla casa di Iwata, è sempre un anno indietro rispetto alla sorella più giovane del 2017; senza contare come Rossi e Vinales ora abbiano avuto supporto rapido da parte di Yamaha, portando in pista ben due nuovi telai (quello 2.0 approvato da Rossi e una versione ibrida per Vinales). E la differenza che il bicampione del mondo della Moto2 sta facendo rispetto a Folger fa capire come molto del risultato sia opera sua nell’usare al meglio la vecchia Yamaha.

Vale, da vecchia volpe qual è, ha già capito e intuito: Zarco, al pari di Marquez e a mio parere ben più di quanto lo fu Vinales, è un bel “crack” che può diventare da qui a poco un’ enorme gatta da pelare.
Perché allora non colpirlo subito mentalmente, in modo da tagliargli le gambe (metaforicamente parlando) ancor prima di cominciare? Tra l’altro, come punto a sfavore del francese, c’è da dire che lui ha già vissuto condizioni d’inferiorità tecnica ai suoi esordi in 125cc, reggendo a malapena mentalmente. E’ ancora nei miei occhi il suo arrivo scandaloso a Misano nel 2011 e la sua mano davanti all’Aprilia di Nico Terol per evitare di farlo passare in rettilineo. Anche nel più assurdo dei modi.

Non vorrei fare paragoni esagerati e fuori luogo, ma potremmo paragonare la discussione a un Senna-Schumacher di Magny-Cours  ’92, ma a distanza. Come tra l’icona brasiliana e il futuro kaiser tedesco, gli screzi c’erano già stati prima, ovvero ad Austin dove Zarco fu durissimo nel tentare il sorpasso al #46 giallo nella parte mista del tracciato americano.
La cosa che più dovrebbe farci capire come Rossi abbia iniziato a “giocare” con Zarco (sempre se ci riuscirà) è anche un semplice ragionamento: Rossi di sportellate nella sua carriera ne ha fatte tante, quindi crediamo davvero che un contatto così “banale” possa destabilizzarlo tanto da mettere in croce Zarco?
Insomma, nel 2001 a Suzuka si è preso una gomitata da Max Biaggi che lo portò sull’erba ad alta velocità, a quasi 200 km/h su moto che non avevano minimamente traction control. E proprio qui ad Assen, due anni fa, fu protagonista di uno degli arrivi più rocamboleschi di sempre, col contatto con Marquez all’ultima variante.

Sta di fatto che con nessuno di questi suoi due grandi rivali Rossi si è allargato a tal punto da definirli “incapaci”. Magari aggressivi (che per Marquez è un eufemismo) o coriacei, ma non degli inetti con una moto tra le mani. E permettetemi di affermare che Zarco non è per nulla un cattivo manico, anzi…
Chissà, magari assisteremo a un altro, l’ennesimo duello con protagonista Rossi, sempre che il decimo iride per la leggenda italiana non arrivi prima.

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