Nella testa di Lance

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Ottobre 2023 - 11:53
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Stroll sta vivendo il momento più difficile da quando è in Formula 1. Un nome difficile, una carriera da protetto. Ma sembra non bastare più

La crisi di Lance Stroll è arrivata ad un punto che sembra ormai di non ritorno. Ad appena 24 anni (25 a fine ottobre) il canadese naviga da settimane a pelo dell’acqua, faticando a respirare mentre il compagno di squadra Alonso infila punti pesanti dall’altra parte del box.

Sembrerebbe facile inquadrare la situazione, liquidandola come quella del figlio protetto dal papà che gli ha agevolato tutta la carriera. In parte possiamo dire che è così, perché è un dato di fatto che le finanze di papà Lawrence abbiano supportato in modo pressante e pesante la carriera di Lance sin dai primi anni, tra quote acquisite nei vari team fino a diventare boss di Aston Martin con un sedile prenotato sin dall’inizio.

Al tempo stesso, questo è sempre stato il grande limite del canadese. Un limite che, ora, sembra presentare il conto. Il cronometro non risparmia parentele ed agevolazioni e, ora, Lance deve far fronte ad una situazione nella quale nessuno può dargli una vera mano. Le scene viste dopo l’esclusione dalla Q1 di Lusail non sono belle, per lui e per chi lo segue. La desolazione, per non dire quasi il menefreghismo con il quale ha risposto alle domande post qualifiche, sono sintomo di un malessere che va al di là del non riuscire a trovare il tempo sul giro e dei tempi cancellati per i fastidiosissimi track limits, che hanno fatto anche altre vittime tra cui Pérez (un altro in crisi nera).

Nella testa di Lance ora sembra pesare tutto. Un compagno che tritura la concorrenza, una lotta con se stesso che non paga e sì, anche quell’ombra paterna che lo ha sempre protetto ma che, nel momento più difficile, non può fare assolutamente niente. Il problema, forse, è proprio questo: non essersi mai confrontato con un ambiente senza protezione e aver sempre avuto quella cupola a protezione dalle critiche. Un rassicurante cuscino per le cadute che ora non basta più.

La carriera di Stroll è sicuramente a un bivio. La sua stagione rappresenta un problema per Aston Martin, che con un secondo Alonso in squadra si giocherebbe tranquillamente il secondo posto nel mondiale dietro Red Bull e, invece, rischia di finire al quinto. Il team britannico è sì comandato da papà ma dietro ci sono sponsor e investitori che sicuramente non hanno le bende sugli occhi.

Che la situazione da qui in poi possa migliorare è altamente improbabile. E, allora, bisogna trovare una soluzione. Lance sembra non averne più e, vista così, le scelte possono essere diverse. Prendersi un anno sabbatico (che a soli 24 anni farebbe rumore), ritirarsi (peggio ancora) oppure ciò che probabilmente non è mai stato preso in considerazione: separarsi da papà e provare a volare da solo, da un’altra parte, senza più quel punto di riferimento a fare da parafulmine. I sedili 2024 sono ormai tutti prenotati, ma un’altra stagione così sarebbe un accanimento terapeutico che Lance per primo non meriterebbe.

Per tutte quelle che possono essere le congetture e le agevolazioni di una carriera favorita dalle finanze di famiglia, è comunque umanamente spiacevole vedere un ragazzo di 24 anni in una crisi sportiva di questa portata. La Formula 1, però, è anche questo. Le finanze possono aiutare ad arrivarci: è successo per tanti, non è successo per altri che magari lo meritavano. Ma il conto vero da pagare, prima o poi, arriva e non bastano di certo le finanze per rimetterlo in pari.

Immagine: Media Aston Martin

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Un Commento su “Nella testa di Lance”
fenixfavaretto dice:

Sono d’accordo con questo articolo, ma penso anche che difficilmente Stroll figlio ammetta di essere “”””meno”””” (bravo, talentuoso, quello che ve pare) degli altri diciannove in griglia. Così come vedo difficile che Lawrence Stroll licenzi il figlio (è vero che parrebbe stia vendendo Aston Martin, ma se ne guarderà bene dal licenziarlo, piuttosto lascerà che sia una decisione dei nuovi proprietari). Oltretutto situazioni del genere si sono già viste (magari gestite con un minimo più di eleganza e classe da parte di tutti) con Ricciardo in McLaren, per esempio (Monza a parte).

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