Nel buio della notte, alla scoperta del nuovo

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 7 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
26 Luglio 2019 - 11:17

Attraverso i mezzi di comunicazione più recenti ho notato che non è raro trovare appassionati e tifosi dotati di un brutto difetto in particolare, indipendentemente se pendano più verso la prima categoria o la seconda. Il difetto di cui sto parlando è quello della superficialità, del trattare con sufficienza ciò che non si conosce o che differisce da ciò che si è abituati; in questo caso, il trattamento superficiale delle categorie motoristiche che non si conoscono.

Limitandoci al discorso puramente sportivo-motoristico, è un difetto in cui molti, forse addirittura tutti, sono incappati in quanto spettatori delle corse a due o quattro ruote e ammetto di esserne affetto anch’io tutt’oggi. In misura minore al passato, ma non nascondo come io non segua tutte le categorie presenti nel panorama motoristico internazionale. Un mea culpa doveroso, e che trova spiegazioni in due possibili motivazioni:

Sul primo limite abbiamo un controllo relativo: possiamo incidere sulla nostra vita privata ma non controllarla liberamente, e di fronte a impegni irrinunciabili legati alle persone della propria vita le corse possono e devono passare in secondo piano, almeno personalmente. Sul secondo motivo invece dipende da quanta pazienza abbiamo nel “sopportare” ciò che non ci piace di una categoria che c’interessa.

Prendo me medesimo come esempio. Io sono un tipo parecchio selettivo nelle competizioni che seguo: come già detto più volte, personalmente non apprezzo minimamente il concetto di gare a classi (che contraddistinguono il WEC), o ancora peggio campionati che presentano al loro interno gare con punteggi superiori al normale, magari in quanto gara speciale o l’ultima della serie (come succede in Indycar). Oltre questi limiti, non sono mai stato particolarmente preso dalle gare di durata, poiché vedo nelle gare più un passatempo da weekend, che ti permette di goderti prove e gare ma senza rinunciare a ulteriori svaghi; qualcosa più da mordi e fuggi. Infine, come crociata personale, ho deciso di ignorare tutte le categorie che utilizzano dispositivi pericolosi e antisportivi come il DRS.

Un terzo limite che si potrebbe aggiungere alla lista precedente è quello dell’”abitudine”. Qui in Italia oggigiorno già i campionati più di spessore, come Formula 1 e Motomondiale, hanno il grosso limite costituito dalla pay-tv che impedisce una visione fruibile a ogni spettatore, tagliando una sostanziosa fetta di pubblico; tra l’altro, a proposito di questo, ho paura nel pensare a cosa porterà in futuro questa penuria di gente interessata al motorsport, perché io, come tanti, ho iniziato a seguire questi sport da piccolo, ma come faranno i futuri ragazzini con limiti come questi?

Tornando a noi, se già F1 e MotoGP pagano a caro prezzo il limite della pay-tv, figuriamoci le serie di minor “spessore” per lo spettatore medio, che utilizzando il solo mezzo della tv farebbe fatica a seguire tutto ciò che Sky o Eurosport offrirebbe, finendo per essere scartate e messe in secondo piano. Su un livello invece più umano, può essere difficile affezionarsi a un nuovo sport quando si è già superata l’adolescenza, e l’apprezzamento per una serie (uso sempre l’Indycar come esempio personalmente) può non attecchire. Fortunatamente l’esistenza d’internet si rivela utile in questo caso, perché nei modi più disparati è possibile recuperare una gara persa con non troppa fatica, e anche conoscere per caso qualcosa di nuovo.

Questo, viceversa, rischia di farci perseverare nel seguire campionati e serie che hanno perso gran parte del loro appeal e della loro natura già da tempo. Ovviamente, punto il dito verso la Formula 1, che ho deciso di non seguire più dalla gara del Bahrain. Credo sia stata proprio quella, la gara che ha messo gli ultimi due chiodi nella bara del mio apprezzamento per questa F1: uno per il mio lato da tifoso ferrarista e uno per quello da appassionato. Mollare qualcosa che seguivo da quando avevo cinque anni non è stato facile, ma era una decisione che ponderavo da tempo e che, forse, dovevo prendere almeno tre o quattro anni prima.

L’aver abbandonato (momentaneamente almeno) la Formula 1 ha eliminato l’elefante nella stanza (o il macigno dallo stomaco in questo caso), regalando molto più spazio e tempo a categorie differenti. Su tutte, quella che andrà in scena questo weekend nella più grande gara di GT dell’anno, la 24 Ore di Spa per la serie Blancpain GT. Gara che esiste dal 1924 e, almeno per me, la vera 24 Ore di riferimento dell’anno, anche rispetto a quella ben più famosa che si svolge a Le Mans.

A dire il vero, è da qualche anno che puntavo a guardare il Blancpain, sia le due serie principali che le due extra-europee, il World Challenge America e il World Challenge Asia, cosa che finalmente posso fare attivamente. Sono sempre stato attratto dalle GT, sin da quando da bambino, sulla mia impolverata PS2, piazzavo il disco di Gran Turismo 4 e compravo da subito sia le vetture del Super GT giapponese che quelle di stampo europeo. Ho sempre pensato che un giorno mi sarei concentrato a vedere campionati con questo tipo di vetture sulle piste più belle del mondo, e finalmente è così. Paradossalmente, per farlo ho dovuto rinunciare a un’altra importantissima categoria.

Ma cos’è che mi ha convinto a cambiare idea? Perché guardare il Blancpain e non altro? Le motivazioni sono tante, andando a osservare ciò che riserva la 24 Ore di Spa nello specifico: 71 macchine al via (sì, avete letto bene, settantuno), 248 piloti divisi in equipaggi da tre o da quattro, undici marchi previsti al via tra cui Porsche, Ferrari, Lamborghini, Mercedes e Aston Martin, e un parterre di piloti di assoluto livello tra cui Sims, Frijns, Müller, Bird, Calado, Dumas, Farfus, e anche i nostri Marciello, Rizzoli e Bortolotti. Molti di questi nomi probabilmente non vi hanno detto nulla, ma tra di voi c’è sicuramente chi ha scorto nomi che hanno vinto tanto, seppur magari in luoghi e campionati a voi ignoti.

Questo però è ciò che mi dà “carica” per la gara che partirà domani alle 16:00, non quello che mi ha spinto a guardare il Blancpain e a superare la mia poca propensione per le gare di durata. Credo che il motivo sia che sono cresciuto: come ho detto all’inizio, tratto ancora con troppa sufficienza categorie a due o quattro ruote che meriterebbero la visione, ma mi rendo conto di questo limite e sto cercando di metterci una pezza al meglio. La scintilla che è scoccata per il campionato GT è possibile che scocchi anche per altre categorie, presto o tardi.

E’ un invito che faccio anche a voi: non date nulla per scontato. Il motorsport riserva sempre sorprese nei modi più disparati, quindi non limitatevi a giudicare una categoria solo dal nome che porta. Bisognerebbe giudicare una corsa basandosi sulla bellezza della corsa in sé, non sulle auto che guidano i piloti, la pista in cui si corre o la presenza o meno di chi (o cosa) ci piace. Certo, so quanto può essere difficile iniziare a guardare una serie conoscendo nemmeno un decimo di ciò che si sta vedendo e senza nemmeno avere un punto di riferimento come un pilota di cui si è tifosi, ed è anche per questo che apprezzo il lavoro fatto da piloti come Fernando Alonso, che hanno deciso di accettare sfide diverse intorno al mondo (ed io che faccio un complimento a Fernando è raro eh, segnatevelo). L’influenza di piloti del suo calibro può far scoprire ai più che oltre alla Formula 1 c’è un mondo intero di corse che li aspetta.

Con questo, vi auguro buon weekend. Mi dovrò convertire al caffè tra sabato e domenica.

Fonte immagine: blancpain-gt-series.com

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