Che ne sarà del Motomondiale senza Valentino Rossi?

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 13 Settembre 2017 - 14:05
Tempo di lettura: 6 minuti
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Che ne sarà del Motomondiale senza Valentino Rossi?

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Che ne sarà della MotoGP e dell’intero Motomondiale senza Valentino Rossi? Non sappiamo quando accadrà ma il tempo ormai stringe anche per lui, che a 38 primavere e mezza lotta ancora contro gente agguerrita appartenente ad una o più generazioni di differenza passando da quella dei Lorenzo, Dovizioso e Pedrosa a quella dei Marquez e Viñales.

Una stagione ancora? Forse due? Si potrà tentare di tirarla per le lunghe quanto si vuole, specialmente per tenere alta l’attenzione sul Motomondiale, ma prima o poi il momento di appendere il casco al chiodo arriverà anche per il fenomeno di Tavullia. Ed allora sì che ci sarà da ridere.

Quello che è successo domenica a Misano è solo un assaggio. L’assenza di Valentino, nonostante le tribune fossero comunque tinte di giallo, ha spinto diversi suoi tifosi (e ripeto suoi, non del Motomondiale) a disertare l’appuntamento in assenza del loro beniamino. Ed è lì che mi sono posto la domanda fatidica: quali saranno le ripercussioni del ritiro dalle scene del #46? Perché se tanto mi dà tanto, l’attenzione verso la massima categoria delle due ruote subirà un calo praticamente epocale, tornando ai livelli pre Rossi nei quali c’era meno tifo estremo da tutte le parti, meno attenzione mediatica, meno tutto ma, forse, più genuinità.

Il bello è che andando avanti a porre la questione in questo senso potrei passare anche per un detrattore di Valentino. Niente di tutto questo. Se Rossi riempie ogni circuito del mondiale di giallo è anche, soprattutto, per quello che ha fatto in una carriera straordinaria, nella quale il vero punto cardine è stato il 2004 con il passaggio alla Yamaha. Quella stagione racchiude la grandezza di uno dei migliori piloti di tutti i tempi, almeno per me. Ma il nocciolo della questione è un altro. Io non so come sarebbe andata, ma spesso dico che Valentino Rossi sarebbe dovuto nascere in un altro paese, magari negli USA o in Inghilterra. Si sarebbe dovuto chiamare Valentine Reds, che ne so.

Perché tutto questo? Per un semplice motivo: Rossi è al tempo stesso lo sportivo più amato ed odiato nel suo paese d’origine. l’Italia del motociclismo vede fazioni pro e contro assolutamente integraliste e distruttive di tutto ciò che non è allineato ai loro pensieri, e per certi versi sono convinto che altrove le cose sarebbero diverse. Il rossismo e l’antirossismo sono due facce della stessa medaglia, quella di un paese che è mediaticamente salito sulla gobba del #46 esaltandone le meraviglie e, al tempo stesso, creando una base di detrattori tale da diventare praticamente incontrollabile. Perché al calore giallo che ha avvolto la carriera di Rossi si è contrapposta una base di tifoseria contraria che ha ciclicamente parteggiato per lo stesso Biaggi passando poi a Stoner, Lorenzo e Marquez come se sentisse la necessità viscerale di trovare l’avversario di turno da sostenere e spingere contro di lui.

Personalmente credo di non aver mai visto niente di simile, nell’uno e nell’altro verso. Da un lato l’instancabile, perpetrata e parteggiante esaltazione del mito da parte dei media nostrani siano questi TV, giornali, radio, riviste o quant’altro, ai limiti dell’osannazione. Dall’altro il complottismo più spinto a suon di luoghi comuni, verità segrete, aiutini, spintarelle, trucchetti per far vincere un “sopravvalutato” da oltre cento gare vinte nel mondiale. Se aggiungiamo poi le questioni extra sportive come l’evasione delle tasse, che ciclicamente torna a galla, non ne usciamo più. E se torniamo al biennio Ducati, qualcuno ci salvi. Non voglio aprire parentesi sui singoli episodi perché mi dilungherei troppo, ma gli ultimi tempi hanno acuito ancora di più questa lunga diatriba, che spopola soprattutto per il web e che ha trasformato il tifo nel Motomondiale in una questione tra ultras senza rispetto e, anzi, denigranti delle opinioni altrui.

Proprio il termine di questa lotta insulsa potrebbe essere uno degli aspetti positivi del ritiro di Rossi. Senza più lui in pista potrebbero finalmente terminare le guerre tra gli uni e gli altri, oppure spostarsi in luoghi meno appariscenti lasciando spazio a chi vuole seguire le gare senza polemiche. Ma non si tratta solo di questo: cosa ne sarà di tutto il movimento? Fosse per la Dorna, Rossi dovrebbe correre fino a 50 anni solo per il richiamo che la sua presenza garantisce al Motomondiale. La stessa cosa vale per i nostri media, che per anni hanno goduto in tutti i sensi della sua carriera. Più che pensare al presente, però, sarebbe anche ora di preparare il futuro. Il circus a due ruote non può dipendere da un solo pilota e deve essere capace di sopravvivere al corso del tempo, deve saper mantenere alto l’interesse indipendentemente dai protagonisti. Io tutta questa pianificazione non la vedo: sembra quasi un “battiamo il ferro finché è caldo, ovvero finché c’è Rossi”. ed è per questo che temo che l’uscita di scena di Valentino, se da un lato calmerà finalmente un po’ gli animi, dall’altra farà calare drasticamente l’appeal. 

Valentino l’ho tifato, sempre. L’ho visto arrivare quando Biaggi e Capirossi erano al top nel nostro paese. Ho sperato che vincesse il titolo del 2015: nella mia mente sarebbe stato perfetto vederlo conquistare quel decimo alloro, appoggiare il casco sulla sella nel parco chiuso e dire “Signori, è stato bello, saluti a tutti”. Purtroppo la storia ha deciso altro (e anche qui evito di prolungarmi) ed ora è sempre più difficile tener testa ai fenomeni che hanno sei, otto, dieci, quindici anni in meno. È fisicamente proibitivo, richiede maggiore sforzo, allenamento intensivo e, come sappiamo, può portare anche a controindicazioni poco felici come l’infortunio alla gamba dal quale Valentino sta recuperando.

Per quanto sia ancora in grado di restare nel gruppo dei migliori nonostante l’età, aspetto questo che non si può non considerare, spero che il primo a non voler accanirsi a restare in sella sia proprio lui. Spero che la ricerca di un decimo titolo, sempre più arduo da agguantare, non diventi un’ossessione tale da impedire di valutare con oggettività la realtà. Spero anche che la fine delle ostilità possa ristabilire un po’ di obiettività.

Sicuramente, il Motomondiale senza Valentino Rossi sarà un’altra cosa: se migliore o peggiore sarà ognuno a valutare per conto suo, ma credo che alla lunga l’assenza di uno dei protagonisti degli ultimi vent’anni si farà sentire, eccome. Forse, anche tra alcuni che oggi sono dall’altra parte. Di solito succede così, col tempo si appiana tutto.

Immagine: Yamaha Twitter

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