NASCAR | Xfinity Series: Hill vince pure ad Atlanta mentre gli altri rimangono a secco

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di Gabriele Dri @NascarLiveITA
25 Febbraio 2024 - 18:50
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Love domina ad Atlanta, poi una caution manda tutti all’overtime. La benzina manca a molti ed Hill emerge per la seconda vittoria stagionale. Van Gisbergen ottimo terzo


Una gara tranquilla, forse troppo tranquilla rispetto alle attese, per qualcuno addirittura noiosa o disastrosa. La gara della NASCAR Xfinity Series ad Atlanta non ha regalato grosse emozioni ed l’ultima stage fuel mileage (tema sulla bocca di tutti dopo la fase al rallentatore a Daytona con le polemiche nate all’improvviso e a sorpresa) ha congelato il gruppo fino a pochi giri dalla fine quando per molti la benzina è finita. Jesse Love ha dominato, fin troppo, e infatti è rimasto a secco nell’overtime e ad approfittarne ovviamente è stato il compagno di squadra Austin Hill.

La gara

Dopo le fatiche di Daytona chiuse praticamente alla mezzanotte fra lunedì e martedì, la NASCAR Xfinity Series torna in pista subito Atlanta per un bis in salsa mini su un quasi superspeedway quale è diventato l’ovale della Georgia dopo il rifacimento completo di un paio di anni fa.

Come da regolamento, anche qui non ci sono prove libere e si va dritti in qualifica con le 38 auto iscritte (dunque nessuno andrà a casa). A pagare dazio con un problema tecnico è Jordan Anderson la cui vettura (formalmente iscritta per il suo team, ma in realtà presa in prestito da quello di Mike Harmon) accusa un guaio non identificato fra batteria e/o motore.

La prima fila di Atlanta è identica a quella di Daytona e conferma il dominio del Richard Childress Racing. Austin Hill è ancora secondo in griglia mentre in pole c’è sempre il giovane fenomeno. Ma se una settimana fa Jesse era diventato il 14° a conquistare la partenza al palo al debutto assoluto nella categoria cadetta, oggi Love diventa il primo in assoluto con due pole position in Xfinity Series nelle prime due gare in carriera.

Dopo aver mandato in fondo Brandon Jones, Jeb Burton, Retzlaff, Emerling, Gase, Ellis e Poole tutti per modifiche in parco chiuso, la gara di Atlanta può partire in un tardo pomeriggio fresco e ventoso. Alla bandiera verde il duo RCR non mette in pratica il consueto gioco di squadra (viene meglio sugli spazi larghi di Daytona) e così la coppia Love-Hill viaggia appaiata per un giro e mezzo col gruppo 2-wide dietro di loro. La situazione si risolve in curva3 al giro 2 quando Love dall’esterno trova l’allungo sulla spinta di Herbst, cala bruscamente (forse un peccato di inesperienza) all’interno in curva4 davanti al compagno di squadra che, senza aria pulita, perde il muso e per poco non travolge Herbst.

La corsia interna si sguarnisce in fretta e Hill in breve tempo rimane uno dei pochi a difenderla. Il gruppo però perde subito uno dei possibili protagonisti. A un anno esatto dalla famosa scena in cui parcheggiò l’auto in pista in polemica con i commissari (prendendosi una gara di squalifica ma anche clamorosamente tantissimi tifosi), Josh Williams al giro4 è già ai box con la posteriore sinistra forata. Il tire rub c’era già al via, è un clamoroso errore di assetto e la sua gara sarà tribolatissima: dopo una sere infinita di pit stop chiuderà penultimo (davanti al solo Anderson ritirato per problemi allo sterzo) staccato di 10 giri.

Dopo una breve resistenza Hill trova un varco all’interno della fila ormai indiana e si mette all’ottavo posto di una fuga a 12 che è nata e che precede il quartetto composto da Ryan Sieg, Custer, Jeffrey Earnhardt e Shane van Gisbergen. Ai -30 (prima stage da 40 giri) Hill non sta fermo è attacca subito, passandolo, un Creed non al meglio con l’assetto. Con Austin l’unico a provarci è Kligerman che attacca, non riuscendoci, Allmendinger.

Hill e Kligerman sono gli unici a provare a formare una seconda corsia recuperare posizioni, ma in pochi vengono in loro aiuto. È anche comprensibile, nessuno vuole aiutare Austin che è il favorito numero uno della corsa; meno comprensibile, forse, è Hill che innervosito via radio va contro gli altri piloti definendoli delle “femminucce”.

La classifica si assesta poco: Creed si stacca (tight in ingresso, loose in uscita) e rimangono in 11 davanti, tuttavia l’inizio dei doppiaggi e la #18 permettono il ricongiungimento dei primi inseguitori per un plotone da 16 in cui in difficoltà (sovrasterzo) è anche Chandler Smith.

Mentre Hill rimbalza indietro, ostacolato involontariamente dal doppiato Gase, Kligerman invece nel suo tentativo rimonta seguito da Nemechek, addirittura ci prova su Love ma non chiudendo il sorpasso rimbalza indietro pure lui. Mentre Ryan Truex ha un principio di surriscaldamento e Williams è alla seconda foratura, si entra negli ultimi 10 giri della stage. Nuovo tentativo di Hill, stavolta con Nemechek e Custer, ma l’unico risultato è il gruppetto che si spezza (minifuga a cinque ripresa poco dopo) e Jeffrey Earnhardt che si stacca.

L’ultimo giro vede il testacoda di Alfredo in curva3 per una foratura (con la FOX che se lo perde clamorosamente ma nemmeno tanto conoscendo la loro regia) e l’ultimo di Kligerman che non va a buon fine. Come a Daytona Love vince la prima stage (senza patemi) davanti ad Herbst (anteriore sempre meno carico per le gomme consumate), Mayer, Truex, Kligerman, Allmendinger, Allgaier, Creed, Sieg e Sammy Smith; nel gruppo di testa anche van Gisbergen, Custer, Nemechek, Chandler Smith e in coda Austin Hill. Earnhardy alla fine prende 10″, 13″ il secondo gruppo con Jeb Burton, Retzlaff e Branson Jones, Cram è il lucky dog (32°).

Primo break e primo giro di soste con Love che rimane al comando cambiando due gomme davanti ad Allgaier (solo pieno), Kligerman, Hill (rabbocco) ed Herbst; penalità per Poole (falsa partenza dei meccanici), Smithley, Jones (ruota fuori controllo) ed Alfredo che nella piroetta precedente era entrato ai box in maniera irregolare. Doppia sosta invece per van Gisbergen perché il team ha notato qualcosa che non andava dopo aver analizzato i problemi di Williams.

Si riparte con 33 giri netti da disputare nella seconda stage e Kligerman, che al choose cone si è trovato in prima fila all’interno, ci prova per un giro, ma alla fine Love rimane al comando. E si torna in fretta alla fila indiana dato che Kligerman trova il buco nella corsia principale e in pochi rimangono a sinistra. Scatta subito anche la fuga sempre con una quindicina di vetture, ma dopo poco arriva anche una caution. In curva1 Yeley (alla 800esima gara in NASCAR) dopo un bump progressivo viene involontariamente mandato in testacoda da Weatherman senza riportare grossi danni esclusa, forse, una foratura. Nonostante ciò e le scuse di Kyle, il crew chief di Yeley affronterà fisicamente Weatherman mentre Yeley (malgrado le promesse di fare altrettanto) si dileguerà. Alfredo è il lucky dog.

Il gruppo si divide e ai box vanno Allmendinger (100esima gara in Xfinity Series), Mayer, van Gisbergen, Jones, Deegan, Kyle Sieg, Cram e appunto Yeley. Green ai -17 con Hill e Kligerman che scelgono ancora una volta l’interno, tuttavia la scelta ancora non paga e Love rimane al comando seguito da Allgaier con la fila di sinistra che si svuota subito.

Il gruppo di testa perde però subito un protagonista: Kligerman in uscita di curva2 cerca e trova il varco per tornare nella fila più numerosa, ma ciò innesca un rallentamento che in curva3 diventa a tamponamento a catena in cui Nemechek tocca il muro e fora mentre Jeb Burton danneggia il muso. Per JHN arriverà una doppia sosta in successione con molteplici giri persi.

Le dinamiche dei giri finali sono identiche a quelle già viste: mentre Kyle Sieg e Cram si prendono una penalità per essere scesi sotto la doppia linea gialla, solo Hill e Kligerman provano l’attacco senza riuscirci. Love vince anche la seconda stage davanti ad Allgaier, Herbst, Truex, Sammy Smith, Chandler Smith, Custer, Hill, Allmendinger e Creed; nel gruppo di testa anche Jeffrey Earnhardt, Kligerman e Ryan Sieg. Questi 13 precedono un quintetto a 4″ in cui ci sono van Gisbergen e Jones; McLeod 29° è il lucky dog.

Dopo la sosta anticipata per danni per Burton, tocca a tutti gli altri e Allmendinger sfrutta il pit precedente per un rabbocco e balzare al comando davanti a Herbst, Truex, Love (che dunque ha perso terreno), van Gisbergen, Jones, Custer, Mayer, Hill e Sammy Smith; penalità per Clements (speeding) e Burton (troppi uomini al lavoro).

Si riparte con 76 giri alla fine, dunque giusti giusti per arrivare in fondo senza fermarsi ulteriormente, ma tutto è ancora da valutare. Al choose cone Love sceglie la corsia interna e si trova in prima fila con Custer a spingerlo mentre Allmendinger ha Herbst alle spalle. I giri successivi sono i più appassionanti del primo 90% della gara con AJ e Jesse affiancati e che sul traguardo si scambiano ad ogni passaggio la prima posizione. Dopo un Allmendinger-Love-Allmendinger-Love-Allmendinger alla fine è Jesse a prevalere e il fatto che lo abbia fatto dalla corsia interna è il sintomo di quanto veloce sia la sua vettura.

La corsia interna a questo punto si svuota come in precedenza e nasce una fuga a 18 (poi diventeranno 16 con Retzlaff e Alfredo che si staccano). Nemmeno Kligerman e Hill resistono all’interno e approfittano di un Jones un po’ latitante oggi per piazzarsi davanti a lui.

Ai -60 arriva però l’allarme rosso per Love: gli dicono che alla sosta non hanno fatto il pieno fino all’orlo ed è due giri a corto col carburante e quindi da leader deve risparmiare. Jesse allora alza il ritmo e va in fuel saving (il grosso tema inaspettato di questo inizio di stagione alla luce della Daytona 500) girando 6-7 decimi più lento di prima. Il gruppo però (ed è qui il punto mancante delle discussioni sul tema) si adegua, nessuno lo attacca per passarlo e quindi stanno al gioco (per poi criticarlo). Inizia così una lunga fila indiana che non vedrà movimenti, nemmeno coi doppiaggi, praticamente fino ai -5.

Fra le poche variazioni, ai -45 circa Allmendinger finisce loose (non ha cambiato gomme) e precipita dal secondo posto a fuori dalla top10, Creed che si stacca di nuovo, i team radio sulla benzina (col solo Love che pare a rischio), la sosta di Smithley, AJ che ci riprova approfittando dei doppiaggi senza riuscirci, Love che accelera leggermente appunto per evitare guai nei sorpassi, Earnhardt che salta ai -14, Jones che bacia il muro e poi l’ok a Love per tirare di nuovo.

Ai -10 arrivano i primi segnali d’allarme con Ellis che va ai box per uno splash&go, al giro successivo è la volta di Honeyman, poi un attimo di tregua fino ai -4 quando è la volta di Kyle Sieg. Alla fine, il colpo di scena: a pochi secondi di distanza rimangono a secco in pista i compagni di squadra Custer ed Herbst, poi ai -3 arriva la caution per Ryan Sieg fermo all’ingresso dei box, anch’egli senza benzina. E il fatto che tutti questi ultimi quattro piloti siano al volante di una Ford fa pensare ai consumi della Mustang.

Del gruppo di testa sono rimasti dunque Love, Truex, Kligerman, Hill, Mayer, Sammy Smith, Allgaier, Jones, Chandler Smith, van Gisbergen e Allmendinger, però ora bisogna capire chi oserà e chi no dato che si andrà in overtime. La caution si prolunga ulteriormente perché anche la Deegan, pure lei su una Ford, rimane a secco. Poi, mentre la moviola mette Kligerman davanti a Truex per il secondo posto, si apre la pit lane e a giocare la carta della prudenza sono Jones, Chandler Smith, van Gisbergen, Allmendinger, Creed, Earnhardt, Retzlaff, Clements e Alfredo con tutti gli altri invece doppiati.

Mentre si stabilisce il nuovo ordine (e Leitz mentre rimane a secco mentre dal suo muretto cercano di ottenere un lucky dog che invece non andrà a nessuno) per la ripartenza non finisce però la sequenza dei serbatoi vuoti dato che prendono la strada della pit lane prima Sammy Smith, poi Mayer e infine proprio alla bandiera verde Allgaier.

Al choose cone Love, Truex e Hill scelgono l’esterno mentre Kligerman va interno perdendo all’ultimo Allgaier. Sullo scatto è proprio Parker a rimanere a secco, pochi metri più tardi pure Love che involontariamente tappa Truex. E così a divincolarsi nel traffico è proprio Austin Hill che passa al comando seguito da Chandler Smith ed un clamoroso Shane van Gisbergen che spera nel completamento della strage di serbatoi. Vanno in fuga loro e all’inseguimento non c’è un rivale diretto bensì Herbst che è doppiato. Ma la sorte protegge il pilota di casa e nell’ultimo giro non cambiano le posizioni.

Austin Hill vince dunque ancora, sia ad Atlanta, sia su uno superspeedway, sia nel 2024 e, pur tessendo le lodi di Love (chissà fino a quando durerà l’idillio fra i due) si prende altri punti pesanti. Il pilota del RCR precede Chandler Smith, van Gisbergen, Creed, Retzlaff (altra top5), Clements, Alfredo, Earnhardt, Truex (a secco pure lui) e Sammy Smith; Mayer è 12° davanti ad Allmendinger, Herbst 15°, Custer 16°.

E mentre su Atlanta iniziano le discussioni sulla gara non esaltante, sul fuel mileage, sulla pista stessa, fra Weatherman e Yeley, la Luna piena guarda tutti dall’alto chissà se influenzando ancora una gara rendendola insolitamente pazza.

I risultati odierni

La classifica della “Raptor King of Tough 250”

La classifica generale

Così in campionato della NASCAR Xfinity Series 2024 dopo 2 gare

I prossimi appuntamenti

Stasera alle 21:00 (diretta su Mola con il commento di Matteo Senatore e Daniele La Spina) ci sarà ad Atlanta la gara della NASCAR Cup Series; a partire dalla pole position per la prima volta in carriera sarà Michael McDowell. La Xfinity Series tornerà sabato prossimo a Las Vegas.


Immagine: Media NASCAR

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