NASCAR | Xfinity Series: Gragson “on fire” a Phoenix!

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
13 Marzo 2022 - 16:00
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Noah Gragson domina nel deserto di Phoenix e prosegue l’inizio stellare di stagione con quattro top3 nelle prime quattro gare. Jones battuto, per gli altri troppi errori in una gara tranquilla. Kaulig Racing in giornata no


Uno scatenato Noah Gragson vince con autorità a Phoenix e continua il suo inizio di 2022 “on fire”. A simboleggiare questo straordinario inizio di stagione (terzo a Daytona, secondo a Fontana e Las Vegas prima del successo di Phoenix) in una gara finalmente tranquilla e lineare è il modo con cui ha concluso i festeggiamenti, scaldandosi su un detrito di gomma in fiamme dopo un lunghissimo burnout che l’ha lasciato sui cerchioni. Un burnout che potrebbe essere replicato dallo stesso pilota su questa stessa pista fra circa otto mesi ma per un premio decisamente più prestigioso.

La gara

Sotto un caldo sole nel deserto di Phoenix (stavolta nessun rischio pioggia e men che meno neve come la scorsa settimana a Las Vegas) va in scena l’ultima tappa del viaggio sulla costa Ovest della Xfinity Series. Le prove libere scorrono via tranquille nelle prime posizioni (miglior tempo per Ty Gibbs su Sam Mayer – molto veloce, fin troppo in gara) se non per qualche difficoltà in ingresso di curva per Creed ed Allgaier, meno invece in quelle di rincalzo.

Infatti, la lista dei piloti (e delle vetture) con guai è decisamente lunga: Alfredo ha problemi alla trasmissione e non gira né nelle libere, né nelle qualifiche; Vargas rompe il pedale dell’acceleratore dopo un giro e anch’egli salta le prove ufficiali, Poole per motivi sconosciuti diserta pure lui FP e Q, Jesse Little invece gira sulla vettura di Jesse Iwuji si pensa per capire il reale potenziale della vettura dopo i guai combinati dal secondo a Las Vegas.

Sono qualifiche critiche perché è la quarta gara stagionale e quindi per le provisional della griglia di partenza si tiene conto non più degli owner point del 2021 bensì quelli del 2022 e quindi ogni guaio accumulato nel primo mese di gare può ripercuotersi a lungo termine.

Le qualifiche sul giro secco vivono solo un brivido: i commissari mandano in pista in ritardo David Starr, il pilota viene informato dallo spotter di questo e che dietro a breve distanza ha l’olandese Hezemans che è già nel giro veloce. Starr quindi è costretto a spingere più del dovuto e finisce in testacoda in curva2 proprio davanti ad Hezemans. Per fortuna non c’è contatto fra i due, ma la situazione è decisamente pericolosa. Entrambi i piloti ricevono un nuovo set di gomme ed un secondo tentativo, Starr si qualifica, Hezemans invece no (e difficilmente lo avrebbe fatto anche senza il guaio di David) insieme a Mullis, Poole e Little.

La pole position, invece, per la prima volta in otto anni va a Trevor Bayne che precede in griglia Gragson. La sorte dopo i fatti di Las Vegas mette in seconda fila Ty Gibbs e Ryan Sieg; i due conversano tranquillamente nel pre-gara, sembra che l’ascia di guerra sia stata sepolta, probabilmente anche perché Sieg si è reso conto che con la vendetta abbozzata (e riuscita male) dopo l’incidente di Las Vegas si è giocato ogni carta a suo favore.

Dopo aver mandato in fondo alla griglia Allgaier (problema ad una ruota dopo una qualifica disastrosa fuori dalla top20), Mayer, Berry (tre piloti del JR Motorsports dunque) e Vargas (che già partiva ultimo) la gara ha inizio, ma col brivido.

La vettura di Bayne, infatti, non si accende per un contatto elettrico che innesca il cosiddetto kill switch, ovvero l’interruttore d’emergenza. Dopo un cambio volante al volo, non considerato modifica in parco chiuso perché questione di sicurezza a norma di regolamento, la #18 parte e Trevor mantiene la pole. Alfredo invece ha ancora problemi alla trasmissione e la #23 va nel garage.

Alla bandiera verde di una gara cruciale, sia per il breve (soli quattro set di gomme a disposizione più uno ereditato da libere e qualifiche e che quindi ha almeno 15-20 giri alle spalle), che per il lungo termine (tutti pensano o sperano di tornare qui a novembre in lotta per il titolo), Bayne scatta bene, chiude su Gragson e mantiene il comando su Gragson, Jones e Gibbs mentre Nemechek chiude la top5 dopo essere emerso da un 3-wide con Sieg ed Hemric.

Il primo a baciare il muro in curva1 è Creed, finito loose senza perdere posizioni se non quella che aveva appena conquistato su un Sieg che arretra subito nelle consuete posizioni a cavallo della decima posizione; da notare la prestazione da applausi del suo compagno di squadra Parker Retzlaff, 18enne rookie in Xfinity Series dopo una gavetta fra Arca Series ed eNascar su iRacing, sesto in qualifica e protagonista nella top10 nei primi giri.

Creed è protagonista anche del primo screzio di giornata, infatti mentre lotta con Allmendinger gli mostra il dito medio entrando in curva1, fatto che dimostra anche le buoni dori di guida di Sheldon; il Kaulig Racing è protagonista anche poco più tardi quando, in un 3-wide nello stesso punto con Moffitt, Retzlaff (mandato poi largo da Clements) stringe leggermente a muro Cassill.

In vetta la gara è tranquilla e dopo 20 giri Bayne ha 1.6″ su Gragson e 1.8″ su Jones che, dopo essersi difeso da Gibbs, invece punta decisamente Noah; da notare la rimonta dal fondo di Allgaier fino alla 12esima posizione malgrado Justin tema il surriscaldamento dei freni. Quando i leader si avvicinano al primo giro di doppiaggi, arriva la prima caution: in rimonta dopo una qualifica non esaltante, Herbst finisce a muro in curva3 senza freni quando aveva recuperato fino alla 13esima posizione. Per Riley la gara finisce qui dopo una brutta botta senza conseguenze fisiche.

Dopo una lunga pulizia della pista, l’assenza di soste causa penuria di gomme (tranne l’altro debuttante Sanchez, Vargas e Williams, ma si pensa solo per aggiustamenti di assetto), ed il lucky dog per Jeffrey Earnhardt, unico doppiato in quel momento, si riparte con soli 12 giri da disputare nella prima stage. Bayne al choose cone sceglie la corsia esterna, ma la scelta non è corretta e Gragson, malgrado abbia avuto anche due vetture all’interno nella dogleg, passa al comando.

Pure Nemechek prova ad approfittare della decisione sbagliata di Bayne, ma il pilota del Sam Hunt Racing non completa il sorpasso e rimbalza anche dietro a Jones. Trevor così può lanciarsi nella rincorsa a Gragson malgrado una indecisione in curva2 faccia riavvicinare Brandon; nel frattempo Allgaier entra nella top10.

I cinque giri finali vedono il duello fra Gragson e Bayne: Trevor si infila all’interno di curva2 e completa il sorpasso in curva3, ma poi Noah trova l’incrocio e torna davanti in curva1. Questa dinamica si ripete in pratica per ben tre volte e alla fine sul traguardo in volata Bayne batte Gragson per appena 0.008″; completano la top10 Jones, Nemechek, Gibbs, Allgaier (già sesto), Cassill (ottima ripartenza), Allmendinger, Berry e Mayer, anch’essi partiti dal fondo. Non ci sono lucky dog perché Alfredo approfitta di questo break per entrare in gara staccato di 50 giri dai leader.

Al primo giro di soste Jones passa al comando davanti a Gragson, Allgaier, Mayer (che si prende una penalità per eccesso di velocità), Bayne (sosta lenta) e Gibbs; penalità anche per Brandon Brown per lo stesso motivo. Alla ripartenza della seconda stage Jones sceglie l’esterno e anche lui sbaglia la scelta, infatti Gragson ancora una volta all’interno passa al comando appena in tempo prima della caution che arriva in curva2.

In seconda fila ci sono Allgaier esterno e Gibbs interno, Ty copre poco sull’apron e così Berry ci prova alla sua sinistra, ma Josh perde il controllo in ingresso di curva e si appoggia alla #54 fino a mandarla in testacoda. Per fortuna di Ty nessuno dei 30 e più piloti che lo seguono lo centra e quindi Gibbs può ripartire senza troppi danni, anche se ha le gomme spiattellate e tornando ai box deve montare il set già consumato nelle libere; il lucky dog stavolta c’è ed è Anthony Alfredo il quale dunque recupera un giro e poco importa che da -50 ora passi a -49, il regolamento si deve applicare lo stesso.

Al choose cone Gragson in testa sceglie per primo e opta per l’esterno. Ed ancora una volta la decisione è quella sbagliata, infatti alla bandiera verde lui ed Allgaier dietro di lui più che aiutarsi si ostacolano e Jones dall’interno lo ripassa; Allgaier mantiene la terza posizione su Bayne e Berry che ha tentato l’attacco – fallendolo – sul compagno di squadra Justin. E la gara di Phoenix, dopo settimane di corse molto animate e ricche di caution, non vedrà più incidenti fino al traguardo.

La leadership di Jones dura appena nove giri, poi ai -20 Gragson sempre col solito metodo (attacco iniziato in curva2 e completato in curva3) torna al comando della corsa; dietro di loro Allgaier sembra sempre pronto a completare la rimonta ma non ne sarà mai capace, Bayne e Berry completano la top5 davanti ad Allmendinger, Nemechek, Hemric, Sieg e Cassill, con molte battaglie e rimonte in queste posizioni.

Negli ultimi giri da tenere sott’occhio sono soprattutto Jones ed Allgaier, con Brandon che sfruttando i doppiaggi riesce a difendersi una prima volta (ma non la seconda e dunque la #7 passa) da Justin che paga il sottosterzo a centro curva, Sieg che lotta con tutto il Kaulig Racing perdendo le sfide e Creed poco dietro di loro che non rientra nella top10 e deve guardarsi dalle due vetture – tristemente – bianche dell’Our Motorsports guidate da Jeb Burton e Moffitt.

Noah Gragson vince dunque senza troppi problemi la seconda stage con 1.7″ su Allgaier, Jones, Bayne, Berry, Nemechek, Allmendinger, Hemric, Cassill e Mayer dopo un’altra rimonta per Sam; fuori dalla top10 Sieg, Burton, Creed, Moffitt, Hill e Gibbs che con gomme usurate può solo recuperare fino al 24° posto.

Dopo un altro giro di soste a passare al comando è proprio Allgaier che precede Jones, ma la pit lane regala altre storie: Bayne chiede alla pit crew una sosta decisamente migliore della prima quando aveva perso quattro posti. Il box accontenta Trevor mandandolo fuori terzo dietro a Jones, ma a commettere l’infrazione per eccesso di velocità è proprio il pilota. Bayne, dunque, deve ripartire dal fondo insieme a Mayer alla seconda identica penalità.

Mentre Jones chiede aiuto per il long run, Allgaier per il sottosterzo, Gragson è preoccupato per i freni ed i tre piloti del Kaulig Racing vanno veloci uguali pur avendo problemi diversi (non un buon segnale), la gara riparte con 101 giri da disputare.

Ci sono state tre ripartenze in questa gara, in tutte e tre il leader ha scelto l’esterno e poi ha perso la prima posizione alla prima curva. Dunque, Allgaier che corsia sceglie al choose cone? Ovviamente l’esterno. Ed ovviamente cosa succede alla prima curva? Perde la prima posizione, anche se con l’aiutino di una toccata subita da Jones. Allgaier finisce largo e dopo aver sfiorato il muro torna in traiettoria addirittura in settima posizione.

La classifica a metà gara vede dunque Jones al comando su Nemechek, Gragson, Allmendinger, Berry, Sieg, Allgaier, Hemric, Cassill e Creed con Gibbs già 13° ora con gomme fresche come gli altri. Nasce una fuga a tre in cui a sorpresa JHN si tuffa in curva3 e passa in prima posizione. Nemechek al comando resisterà per 11 giri, poi sul long run dovrà alzare bandiera bianca.

Nemechek, resta davanti così a lungo anche perché dietro di lui Jones e Gragson incrociano le traiettorie diverse volte, ma alla fine Noah prevale è secondo e allunga forse anche perché gli riferiscono che Allgaier sta già recuperando terreno. Ai -90 Gragson ha praticamente raggiunto John Hunter e precede Allgaier, Berry, il trio Kaulig composto da Allmendinger, Hemric e Cassill e poi Gibbs tornato nella top10.

Si è aperta la finestra per l’ultimo pieno (info interessante più per Earnhardt e Vargas che hanno preso la wave around nella speranza di una caution che purtroppo per loro non arriverà), ma il fatto di avere solo un set di gomme ai box induce tutti ad andare ancora avanti.

Gragson torna in testa ai -87: Nemechek finisce leggermente largo in curva4 e la #9 gli si rifà sotto definitivamente, mezzo giro più tardi arriva il consueto inserimento all’interno in curva2 e la manovra si completa in curva3. La corsa dunque è in mano a Gragson e l’esito della stessa dipende dalla rimonta di Allgaier. Justin, tuttavia, non sarà capace di colmare il ritardo, infatti, dopo il progressivo calo di Nemechek, non solo Allgaier non passerà Jones, bensì verrà scavalcato di nuovo da Berry. Stupisce anche un’altra rimonta mancata: Gibbs recupera fino al settimo posto, poi stalla, Bayne lo raggiunge dopo la penalità e lo supera.

Tutti tirano dritto fino ai -45 e a questo punto il ritmo di Noah ha lasciato solo 20 auto a pieni giri; Gragson è andato in fuga e precede di 2.7″ Jones, Allgaier è a 3.7″ ed è appena tornato davanti a Berry, Bayne è a 8.8″ e precede Nemechek (+8.9″), Gibbs (+11.2″), Allmendinger (+14.7″), Hemric (+15.2″) e Cassill (+15.9″); Siege Mayer sono a 16″, tutti gli altri (Brown, Creed, Burton, Ellis, Labbé, Currey e Hill) ad oltre 24″ e dunque più vicini al doppiaggio.

Il primo big ai box ai -40 è un Hill in difficoltà, ci va anche Retzlaff ma per lui è un problema meccanico ed il ritiro. In successione nei giri successivi ci vanno anche i leader, Jones pitta ai -32 mentre Gragson lo fa al giro successivo, tuttavia l’undercut di Brandon è incredibile e Jones è virtualmente al comando in attesa che si fermino anche gli audaci come Sieg; arrivano anche le penalità e a pagare dazio sono Allgaier (che si trascina via una pistola pneumatica) e Mayer al terzo eccesso di velocità in tre pit stop.

Jones torna al comando ai -29 ed ha circa 1.5″ secondi di margine su Gragson, ma Noah recupera terreno fin da subito. L’aggancio arriva attorno ai -20 ed il sorpasso, dopo un tentativo fallito, ai -14 ma non nel solito modo, infatti la #9 non riesce ad infilarsi in curva2 e quindi deve farlo in curva4.

Nel finale non ci sono ulteriori episodi di rilevo se non i doppiaggi della #9 ed un pit stop di Allgaier all’ultimo giro (era settimo e a pieni giri nonostante la penalità scontata sotto green) perché ai box gli avevano fissato una ruota con soli tre bulloni e quindi per evitare una severa penalità si preferisce perdere qualche punto (alla fine solo tre perché Noah ha doppiato tutti tranne la top10).

Gragson dunque domina a Phoenix (114 giri in testa su 200, 59 punti su 60, sei playoff point su sette portati a casa) e batte Jones di 2.5″, Berry di 4.7″, Bayne di 5.2″, Nemechek di 12.6″, Gibbs di 17.6″, Allmendinger di 24.9″, Hemric di 25.2″, Cassill di 27.5″ e Allgaier tecnicamente di 46.4″ dopo il pit all’ultimo giro che non lo ha fatto finire fra i doppiati come Sieg, Burton, Brown, Creed, Moffitt, l’ottimo Ellis, Hill, Clements, Labbé e Currey mentre Mayer paga la terza penalità ed è solo 22°.

Per Gragson è giornata di festa perché corona un inizio di stagione stellare con quattro top3 (in Nascar bisogna sempre ricordarlo che non esiste il concetto di podio) nelle prime quattro gare. Il piazzamento medio di 2.0 eguaglia anche l’ultimo pilota ad aver raggiunto un simile traguardo, ovvero Elliott Sadler nel 2012. Nel ruolo di crew chief 10 anni fa e anche oggi, tra l’altro con anche una vittoria a Phoenix in entrambe le occasioni, la stessa persona ovvero Luke Lambert.

La festa di Gragson come al solito è enorme: prima della solita arrampicata sulle reti alla Castroneves c’è tempo per un poderoso burnout in cui Noah distrugge le gomme contendo di essersi finalmente tolto il peso di dover vincere. Dalla nuvola di fumo, già come in passato, ne escono pezzi di gomma in fiamme e Gragson scherzosamente va scaldarcisi su come se fosse il fuoco di un campeggio. Ma non c’è bisogno di ulteriore calore, Noah è già “on fire” in pista ed i risultati lo dimostrano. Chi vorrà vincere il titolo dovrà sicuramente batterlo.

I risultati odierni

La classifica della “United Rentals 200”

La classifica generale

Così in campionato dopo 4 delle 33 gare della Nascar Xfinity Series 2022

I prossimi appuntamenti

Stasera alle 20:30 (diretta Mola TV e Nascar Trackpass) ci sarà la gara della Cup Series. La Xfinity Series, così come i Truck, tornerà invece sabato prossimo sul rinnovato ovale di Atlanta.


Immagine: media.nascar.com

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