NASCAR | Xfinity Series: Gragson evita la beffa e conquista Homestead!

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Tempo di lettura: 19 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
23 Ottobre 2022 - 18:35
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Quella di Gragson è l’ottava vittoria stagionale ma Noah ha evitato la seconda beffa consecutiva a causa di un’altra caution nel finale. Per gli ultimi due posti lotta interessantissima fra Allmendinger, Allgaier ed Hill, con gli ultimi due che hanno pagato dazio con le gomme


Finalmente Noah Gragson conquista una gara in cui è l’unico favorito in gruppo. Ovviamente il pilota del JR Motorsports non ha deluso, infatti ha dominato, ma nelle corse la componente fortuna è importante e non tutto è nelle mani del pilota. La scorsa settimana a Las Vegas una caution molto dubbia aveva frenato la sua fuga, stavolta un incidente ben più evidente ha rischiato di far terminare la gara nello stesso modo. A Miami, invece, Gragson ha gestito al meglio anche lo sprint finale conquistando un posto fra i “Championship 4” che non era mai stato in dubbio.

La gara

La vittoria di Josh Berry a Las Vegas ha provocato un terremoto nella classifica della NASCAR Xfinity Series in quanto sicuramente uno fra i favoriti (Gragson, Gibbs, Allmendinger ed Allgaier) non potrà lottare per il titolo fino all’ultima gara con AJ che ha perso tanti punti nel finale di gara in Nevada. Dunque, la corsa di Homestead diventa cruciale soprattutto per questi quattro per non essere costretti a qualche mossa disperata la prossima settimana.

Il gruppo viene accolto a Miami dal classico clima della Florida, con piogge sparse che penalizzano soprattutto la Truck Series le cui qualifiche vengono cancellate. Le libere della Xfinity Series, che seguono appunto il programma dei Truck, vengono posticipate di mezz’ora mentre si asciuga la pista e cade ancora qualche goccia di pioggia. Quando si può cominciare la sessione viene accorciata a soli 10′: Gragson è il migliore sul giro secco, ma il più veloce sul long run (il degrado delle gomme è notevole) è Creed malgrado una leggera toccata al muro.

Dopo qualche altra goccia partono anche le qualifiche. A conquistare la pole position con un giro incredibile è Trevor Bayne, al volante della #18 del Joe Gibbs Racing ancora in lotta per l’owners championship, davanti a Gragson – staccato di quasi due decimi – Gibbs, Hemric e Jones; Mayer parte sesto, Hill decimo, Berry 12°, Allmendinger 13° ed Allgaier solamente 20°. I due DNQ sono Labbé e Bassett.

Al via Bayne scatta bene dall’esterno e Gragson in curva2 è costretto a cedere, anche perché il sovrasterzo della #9 è evidente e notevole fin da subito e quindi Noah preferisce non esagerare. A salvarlo ci pensano Hemric e Gibbs che sono in lotta dietro di lui. La gara sembra vivace fin da subito, persino troppo.

Al quarto giro la prima caution: in un 4-wide (!) per la 16esima posizione in curva2 Yeley, secondo da sinistra e che ha all’interno Parsons, perde da solo il controllo, scivola esterno fino a tagliare la strada a Jeb Burton toccandolo e poi stringere a muro Herbst con questi ultimi due completamente incolpevoli. Per JJ arriva subito il ritiro mentre Jeb e Riley proseguono ammaccati. Nessun lucky dog perché il solito Wright era già ai box per un problema ad una ruota e quindi non può beneficiarne.

Si riprende ai -38 nella prima stage e Gragson scatta meglio di prima, tuttavia Bayne gli resta davanti e Gibbs ne approfitta per prendersi la seconda posizione. Dietro di loro Mayer, loose, rischia grosso e per poco non colpisce Hemric. I due devono alzare il piede e ad approfittarne sembra essere come sempre un Allmendinger già in rimonta, ma è all’interno di un 3-wide e quindi dall’esterno passa un clamoroso Weatherman che entra nella top5 seppur brevemente.

Davanti intanto Gragson ha preferito alzare il piede e così Gibbs, al debutto assoluto a Miami, si incolla al compagno di squadra Bayne. Dietro c’è pure battaglia con Hemric, Weatherman, Allmendinger che freme e pure Hill. In testa prosegue per diversi giri l’elastico poi bruscamente la situazione cambia.

Più dietro da notare c’è un doppio pronostico che salta: Allgaier, dopo la brutta qualifica su una pista che ha sempre digerito poco, recupera ed entra nella top10 ai danni di un Brandon Jones che qui è sempre andato bene e che invece per tutta la corsa ci capirà poco o nulla dell’assetto. Recupera anche Hill che, esattamente come a Las Vegas, inizia forte recuperando posizioni entrando nella top5 e poi quando c’è da dare la zampata finale si spegne.

A metà stage il cambio di passo improvviso: Gibbs inizia a calare, non vuole correre rischi e sta lontano dal muro, Gragson decide invece che è il momento giusto per dare finalmente il 100% e prima aggira Ty, poi riprende e passa in un attimo anche Bayne andando al comando.

Il primo vero colpo di scena arriva in quegli stessi secondi: l’altro favorito di giornata, ovvero Sheldon Creed, in quel momento settimo davanti a Cassill, esagera, bacia il muro ed è costretto ad andare ai box con la posteriore destra forata. La sua corsa sarà complicata fino al traguardo tagliato al 17° posto staccato di un giro.

Dietro al trio di testa arriva di gran carriera Hill, ma Austin non riuscirà a scavalcare né Gibbs prima, né Bayne poi con Trevor che pure lui non vuole rischiare, né soprattutto a restare nel quartetto perché Gragson scappa via subito con un ritmo insostenibile per chiunque. Dietro ci sono ancora movimenti: Mayer dopo l’errore iniziare torna davanti a Berry, Cassill passa i due compagni di squadra ed entra nella top5.

La rimonta, inaspettata, da segnarsi in questi giri è proprio quella di Cassill, il quale sul long run è secondo solo a Noah ed il risultato parziale lo rispecchierà. Intanto Bayne si è staccato, Hill non riesce a passarlo e così si rifanno sotto anche lo stesso Landon che è in battaglia con Allmendinger. Alla fine a passare tutti è proprio la #10.

Siamo negli ultimi 10 giri della stage. Creed rimonta furiosamente con gomme fresche ma, malgrado passi Gibbs, il lucky dog è ben lontano così come Gragson, dietro Allgaier alza il ritmo e viene superato da Mayer e Weatherman. Al break si scoprirà il motivo: la anteriore destra era praticamente sulle corde, con il team che probabilmente ha dato un assetto più estremo a Justin per compensare le difficoltà croniche del pilota qui a Homestead.

Malgrado il traffico sempre più notevole e qualche sosta imprevista (Clements e Williams), il finale sembra definito dopo l’ultimo sorpasso, quello di Cassill su Gibbs. Invece ai -3 sul rettilineo opposto Massey finisce a muro in curva2, CJ McLaughlin deve scartare per evitarlo e nel tornare in traiettoria sterza troppo bruscamente finendo in testacoda per un incidente decisamente da principiante.

Gragson vince così sotto caution la prima stage davanti a Cassill (ai -5 il divario era di addirittura 5.2″), Gibbs, Bayne, Allmendinger, Hill, Hemric, Mayer, Weatherman e Allgaier con Berry 11° e Jones 12°. Lucky dog per Emerling.

Il primo giro di soste è a vantaggio di Cassill che passa il comando dopo il doppio pit di Sanchez che aveva mancato lo stallo; Gragson scende al terzo posto dietro a Gibbs mentre Bayne scivola al settimo posto. Si riparte e Landon non scatta bene, Noah va 3-wide e la #10 finisce loose. Cassill deve alzare il piede perché si trova anche Hill a sinistra. Gragson di slancio attacca Gibbs ed inizia così probabilmente una delle stage più belle dell’anno.

A Gragson servono due slide job per passare Gibbs e tornare al comando, ma dietro di loro c’è un Hill che sullo short run va ancora più forte e così, anch’egli alla seconda volta, scavalca Gibbs e poi d’inerzia supera per un pelo anche Noah andando al comando. Via radio dicono subito a Noah di pazientare e che all’inizio dello stint non ha la vettura più veloce.

Il gruppo di testa non si sgrana, anche perché la spinta di Allmendinger è tale da mantenerlo compatto ed AJ, approfittando di un Gibbs ancora prudente, si porta al terzo posto per un boost di fiducia più che necessario; seguono non distanti Cassill, Mayer, Bayne, Allgaier e Berry tutti vicini ed i cui sorpassi reciproci sono impossibili da enumerare.

Pian piano il gruppo si spezza, davanti restano Hill, Gragson ed Allmendinger con AJ che ci prova anche su Noah, più dietro altre sette vetture in circa 2″ a completare la top10 in cui non c’è Brandon Jones che è dietro a Chandler Smith, reduce dalla gara dei Truck e qui sulla #26 del Sam Hunt Racing, e Ryan Sieg.

Pian piano arriva la selezione brutale del muretto: Massey è costretto al ritiro, Cassill viene rimbalzato, Berry fora dopo un contatto in curva1 e va ai box con la consapevolezza che la vittoria di Las Vegas lo sta salvando.

Ai -20 Gragson decide di nuovo che è giunto il momento di attaccare, si scrolla di dosso Allmendinger e con uno slide job e mezzo giro di lotta alla pari torna al comando su Hill. Creed prosegue come prima e dopo un’altra foratura torna ai box.

Lo sguardo intanto passa anche alla classifica generale: Allmendinger è incollato ad Hill ed un sorpasso lo metterebbe in classifica alla pari proprio con Austin a cavallo della linea del taglio. Allgaier invece cede all’improvviso le posizioni su Mayer ed Hemric ed altri punti preziosi.

Mentre Gragson scappa di nuovo, il finale regala ancora sorprese. Allmendinger effettivamente supera Hill con la complicità di Clements, Weatherman fora e nel pittare commette un’infrazione per eccesso di velocità, anche Graf va ai box, Ryan Sieg rallenta perché rimasto senza potenza e poco più tardi Allgaier fora (stavolta la gomma anteriore destra non ha retto come nella prima stage). E la stagione potrebbe cambiare ancora volto.

Gragson domina anche la seconda stage vincendola con 3.7″ su Allmendinger, 5.0″ su Hill, 9.4″ su Bayne, 9.8″ su un Mayer in recupero, 10.2″ su Gibbs che ancora non rischia, 10.7″ su Cassill, 11.3″ su Hemric, 16.9″ su Chandler Smith e 19.0″ su un Parsons da applausi sulla #45 del team di Tommy Joe Martins; Jones è 11° a 20″, Herbst 15° dopo i guai iniziali, Berry 18° e Jeb Burton 19° dopo essersi sdoppiati da Gragson che ha alzato il piede all’ultimo giro. Lucky dog per Starr mentre Allgaier prende la wave around.

Il secondo giro di soste stavolta premia Gragson, ma solo per un pelo su Hill, seguono Allmendinger, Bayne e Mayer. Si riparte a 104 giri dalla fine, ancora un almeno pit stop da fare e non tutti i big hanno due set di gomme a disposizione da giocarsi per un eventuale sprint finale.

Gragson scatta bene e, malgrado il tentativo di Hill, rimane al comando; seguono Bayne, un Mayer che dall’esterno passa quarto ma sarà solo una breve fiammata la sua, Allmendinger ed un Jones che compare all’improvviso e poi anche lui verrà risucchiato di nuovo dal gruppo.

Sullo short run tuttavia Hill è ancora scatenato e ripassa Gragson venendo seguito subito da Bayne che di slancio a metà gara attacca Austin e al 100° giro è davanti di appena 0.001″ completando poi il sorpasso. La sorpresa però è che Gragson si fa passare anche da Allmendinger ed ora è quarto a 2″ dalla vetta. Sembra quasi troppo e si potrebbe immaginare che la pista, ormai al tramonto, stia cambiando ai danni della #9. Non sarà così malgrado un leggero contatto col muro.

Attorno a lui gli avversari però non sono tranquilli. Bayne teme un problema elettrico, Mayer e Jones sono già rimbalzati indietro, crolla pure Hemric e così ad inserirsi nella top5 è per un attimo Cassill e poi più stabilmente invece quel Berry che in precedenza era già finito contro le barriere.

Si lotta ancora tanto nel gruppo e la situazione in classifica generale vede ancora Hill a +0 su Allmendinger mentre Bayne al comando ribalterebbe la classifica per l’owners championship. Ma la tregua dura poco: Gragson alza leggermente il ritmo e ricompatta il quartetto di testa anche perché lo spunto di Trevor e di Austin si sta esaurendo.

Ai -80 Gragson decide di fare di nuovo sul serio e scavalca Allmendinger, poi ai -77 (mentre supera Hill!) recupera quasi sette decimi a Bayne e di slancio, dopo due slide job al limite della perfezione, torna al comando ai -75. Il tutto con una semplicità ed una fluidità incredibili.

Nel frattempo i lungodegenti pagano ancora: Jones scivola dietro a Parsons ed è 12°, poi anche dietro a Sanchez, Allgaier invece, dopo essere stato a lungo 16°, paga le gomme più usurate e il sottosterzo perdendo anch’egli un paio di posizioni.

Il gruppo ormai si sta spezzando e sparpagliando. Berry è quinto e nel limbo fra i quattro di testa e Gibbs dietro di lui a 3″ che ha passato Cassill. Quartetto di testa che ovviamente diventa terzetto in pochi minuti se non secondi. Ai -70, dunque in appena cinque giri, Gragson ha guadagnato ben 4.1″ sugli altri tre che sono stati in battaglia al punto che Berry li ha raggiunti e Bayne è scivolato in coda dietro ad Allmendinger, Hill e lo stesso Josh.

Solo i doppiaggi frenano la fuga di Noah, ma la tendenza è inesorabile. Ormai siamo a metà stage e si apre la finestra per l’ultima (teorica) sosta. Il primo ad andare ai box è ovviamente Allgaier, ma la sua sosta è disastrosa: prima la vettura cade dal sollevatore dal lato destro, poi i meccanici faticano a cambiare la posteriore sinistra. E così Justin perde non uno bensì due giri dal leader.

Non che la giornata di Creed migliori poi, infatti Sheldon arriva lungo nello stallo e deve fare retromarcia. Per fortuna sua la pit lane non si è ancora riempita come dal giro successivo quando ai -60 è la volta di Hill e Jones, ai -59 di Gragson e quasi tutti gli altri e ai -58 anche di Allmendinger. L’ultimo a restare in pista è Berry fino ai -56.

Intanto anche ai box va tutto liscio per Gragson, infatti Bayne paga una penalità per eccesso di velocità e Allmendinger prima ha una sosta non eccezionale e poi si trova davanti Snider da passare nella corsia di accelerazione. Noah così si trova con 1.5″ di margine su Hill che ha sfruttato l’undercut e addirittura 7.2″ su Allmendinger, il resto a praticamente 10″ o più.

L’unico brivido per Noah in questa fase sono Alfredo, Currey e Ryan Sieg (tornato in gara dopo i problemi precedenti) che rischiano un tamponamento a catena in curva2 poco davanti alla #9 che sicuramente fa tornare in mente a Gragson come perdette l’anno scorso qui una corsa dominata perché Starr forò davanti a lui.

Ma ad aiutare Noah ci pensa anche Hill che sì recupera sullo short run, ma poi inizia a lamentarsi sempre di più per una vibrazione; il team gli risponde che questa c’è da inizio gara e di non avere paura. Ai -50 dunque Gragson è stato raggiunto da Austin, anche Allmendinger ha recuperato ed è a 4.9″, Berry ha appena passato Cassill ma i due sono a 10.5″, Gibbs non si trova ancora ed è a 11.2″, completano la top10 Hemric (+13.1″), Mayer (+18.1″), Chandler Smith (+19.2″) e Jones (+21.5″) con Allgaier 15° e ultimo a pieni giri davanti a Bayne che recupera cercando di sdoppiarsi.

Questo è un altro dei possibili rischi che Gragson può correre dato che Trevor deve attaccare in caso di caution, ma Noah lo lascia sfilare senza che Hill possa attaccarlo. Anzi, Austin decide di non rischiare e ai -47 va ai box lasciando la seconda posizione; alla fine la posteriore sinistra era sì mal fissata, ma solo leggermente. Questi punti persi dalla #21 potrebbero essere decisivi fra una settimana, al punto che i “Championship 4” sembrano quasi sicuri con una gara e un quarto di anticipo e vedrebbero Berry, Gragson, Gibbs ed Allmendinger a lottare per il titolo.

Ma le sorprese non finiscono qui: pure Cassill va ai box con una ruota mal fissata e perde così l’occasione buona probabilmente nella sua migliore gara del 2022. Gragson dunque può gestire, ha 5″ di margine su Allmendinger e solo ora sta entrando nella fase migliore del suo stint. Chi stupisce però è Berry, l’unico nel gruppo a non perdere nulla dal leader dato che rimane costantemente a circa 9.5-10″ dal compagno di squadra.

I giri seguenti scorrono via tranquilli e da guardare ci sono solo il vantaggio di Gragson che aumenta e le vetture che doppia. Davanti alla #9 ci sono Bayne ed Allgaier con Trevor che ha scavalcato Justin dopo che quest’ultimo ha baciato il muro. Poi, inevitabilmente, le gomme di Bayne cedono dopo lo sforzo eccessivo e così la #18 è preda facile di Gragson nel doppiaggio. Ovviamente chi recupera con pneumatici freschi è Hill ed è lui più tardi a sdoppiarsi.

A far impressione è che, nonostante queste cose attorno a lui da parte di auto di primo livello, Gragson in un giro arriva a guadagnare anche sette decimi ad Allmendinger che è secondo e che pian piano vede Berry sempre più vicino. La selezione è ancora brutale e in molti pagano: Snider, Alfredo, Timmy Hill, Starr e Mills sono tutti costretti ad andare ai box.

Il recupero di Hill è notevole ed Allgaier prova a seguirlo (forse sbagliando), al punto che Austin torna nella top10 ai -30. Quando la #21 raggiunge Jones lo attacca all’esterno, ma Brandon non si accorge del suo arrivo e si gira sul suo muso toccando il muro. Austin ha alzato il piede e mezzo giro più tardi fa capire il suo disappunto spostando Jones che così perde un paio di posizioni; ad approfittarne è Parsons. E la classifica generale, con il recupero di Hill ed Allgaier, si riapre.

Si riapre anche perché ai -17 Berry raggiunge e passa Allmendinger per il secondo posto… ma poi si richiude subito o quasi perché Allgaier fora stavolta la posteriore destra e deve tornare ai box. Gragson ormai è in controllo e ormai non può battere il record di Custer nel 2017 quando Cole vinse con 15″ di vantaggio.

L’unica speranza per Noah è che non arrivi un’altra caution beffarda, come invece è successo a Las Vegas, dato che ai -15 ha 9.5″ su Berry, 10.0″ su Allmendinger, 18.8″ su Hemric, 24.6″ su Gibbs, 28.3″ su Chandler Smith, 29.9″ su Hill, 31.9″ su Mayer, 36.6″ su Herbst, nono e ultimo a pieni giri davanti a Bayne, Cassill, Sanchez, Parsons, Jones, Retzlaff, Currey, Poole e Allgaier, ultimo a -1. Al giro dopo, purtroppo per lui, la caution arriva.

La dinamica non è chiara e non è inquadrata dalle telecamere. Mentre Sanchez finisce a muro e fora le gomme di destra, in curva1, stando alla testimonianza di Parsons, Ryan Sieg si tocca (stupidamente, l’aggettivo lo aggiunge lo stesso Stefan) con il fratello Ryan (!) e nella carambola a rimetterci sono Ryan e lo stesso Parsons che perde una top15, se non meglio, ormai sicura dato che è costretto al ritiro.

La caution è mal voluta da Gragson ma anche da altri piloti in difficoltà in precedenza. Infatti, visto il degrado delle gomme, è scontato che ci sarà una sosta ma Berry, Hill, Herbst, Cassill ed Allgaier non hanno più set freschi ai box, solo pneumatici usati e rimessi in sesto dai meccanici.

A complicare la situazione di Noah ci pensa la lunga pulizia della pista, dunque alla ripartenza lo stint verso il traguardo sarà breve e lui non ha dimostrato di avere una vettura da short run. La beffa è dunque nell’aria.

Pittano ai -9 tutti i nove a pieni giri e la nuova classifica vede Gragson davanti ad Allmendinger, Hemric, Gibbs, Hill, Mayer, Smith, Herbst e Berry, seguono il lucky dog Bayne ed una sfilza infinita di wave around guidate da Cassill, Currey, Poole ed Allgaier che tornano a pieni giri.

La bandiera verde sventola ai -5: si teme l’aggressività e l’efficacia di Allmendinger nelle ripartenze e invece AJ scatta malissimo al punto che Noah sembra poter scappare, ma in curva2 viene già ripreso da AJ e da Gibbs. Il tentativo di sorpasso di Ty su AJ fa respirare per mezzo giro Gragson, ma poi – quando la #16 torna stabilmente seconda – ai -4 il vantaggio di Noah è quasi nullo.

Gragson si tiene interno (l’opposto del suo stile) per togliere l’aria ad Allmendinger, entra forte in curva per impedire qualsiasi slide job, ma in un giro ha guadagnato solo una lunghezza. Tanto gli basta per disegnare traiettorie più consone. AJ prova ad andare tutto esterno e Gragson forse copre in ritardo, ma la #9 ai -2 ha guadagnato un’altra lunghezza. La pratica finisce qua, anche perché Gibbs ha approfittato di questo e sta attaccando Allmendinger completando il sorpasso all’inizio dell’ultimo giro. Giro che Noah può gestire.

Gragson vince, anzi domina, a Miami conquistando l’ottava vittoria stagionale, quella decisiva per la qualificazione ai “Championship 4” di Phoenix. Alle sua spalle chiudono Gibbs, Allmendinger, Hemric, Mayer, Bayne, Chandler Smith, Herbst, Hill ed Allgaier che hanno pagato le gomme non nuove; seguono Berry, Cassill, Currey e Poole, Jones è il primo dei doppiati.

Dopo i festeggiamenti in tono minore di Gragson, causa ovviamente i soliti problemi di stomaco da tenere a bada stavolta all’apparenza con successo, Noah può finalmente rilassarsi e pensare già a Phoenix dove con molta probabilità sarà raggiunto da Gibbs, ora a +30 sul taglio. Detto di Mayer e Jones obbligati a vincere, la sfida più intensa sarà fra Allmendinger (+5), Allgaier (-5) e Hill (-7) per l’ultimo posto disponibile.

I risultati odierni

La classifica della “Contender Boats 300”

La classifica generale

Questa la griglia playoff dopo la seconda gara del “Round of 8”

NASCAR Xfinity Series classifica dopo Miami Homestead 2022

La classifica completa

I prossimi appuntamenti

Stasera alle 20:30 (diretta Mola TV e NASCAR Trackpass) scatterà la gara della NASCAR Cup Series, corsa centrale del “Round of 8” con ancora tre posti in palio per il gran finale di Phoenix; a partire dalla pole position sarà William Byron. La Xfinity Series tornerà sabato prossimo a Martinsville (insieme alla Cup Series ma senza i Truck) per decidere gli ultimi nomi che lotteranno per il titolo.


Immagine: Media NASCAR

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