NASCAR | Xfinity Series: Gibbs emerge dai fischi prendendosi vittoria e campionato a Phoenix

NASCAR
Tempo di lettura: 19 minuti
di Simone Longo @_Long_hito
6 Novembre 2022 - 17:00
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Una settimana dopo il suo momento peggiore in carriera, Ty Gibbs riesce a concludere una stagione turbolenta nel migliore dei modi. Si eleva contro tutto il pubblico e alla fine è lui il dominatore dell’Arizona


Se già Ty Gibbs, il giovanissimo figlio e nipote d’arte, non godeva di molti favori del pubblico, settimana scorsa questo sentimento ha raggiunto l’apice dell’odio nei suoi confronti quando girò il suo compagno di squadra durante l’ultimo giro senza alcun motivo evidente se non egoisticamente parlando. La reazione feroce del pubblico presente e di quello social non sono tardate ad arrivare e sono anzi rimaste fino alla gara odierna: sia nel pre che nel post gara la bordata di fischi ha quantomeno macchiato i festeggiamenti di pilota e team dopo un trionfo comunque meritato.

La gara

Come di consueto in uno short track quale Phoenix, ci si ritrova con le solite tre manche da 45-45-110 giri. Il pieno di carburante dura da 88 a 93 e a disposizione ci sono 5 set di gomme. Gibbs parte in pole position dopo aver fatto già capire nelle libere di avere a disposizione una vettura molto molto veloce. I rivali per il titolo Gragson, Berry e Allgaier sono rispettivamente 4°, 9° e 11° e per loro fin da subito c’è da recuperare terreno. Caruth e Graf partono dal fondo per modifiche in parco chiuso. Si parte, bandiera verde in Arizona.

Lo start è positivo per Gibbs che, con traiettoria interna, mantiene facilmente la leadership su Smith e Sanchez e si prende tanto spazio in poco tempo. A inizio quarto giro il vantaggio è di 1″ sul primo inseguitore che continua ad essere Smith. Noah, dopo una partenza non eccezionale e una lotta con cui ha perso qualche decimo di troppo, rilancia la sua azione e con regolarità sorpassa prima la #48 di Sanchez al giro 6 e poi la #18 di Smith al giro 8.

Senza più nessuno tra di loro, i due grandi rivali di questa stagione si terranno d’occhio per tutta la serata, dimostrando di meritare entrambi più di chiunque altro questa chance per il titolo. Gli altri due in rincorsa al titolo navigano a fine top 10: Berry è il più in difficoltà finendo continuamente loose, mentre Allgaier, dopo un bel rischio corso in partenza con un contatto tra Creed e Hemric, si stabilizza e trova il suo passo.

Giro 10. Ty guadagna ancora e estende il vantaggio a +2.8″. 5° e 6° rimangono, come alla partenza, Jones e Cassill. Allgaier, invece, si muove e attacca la #2 di Creed in difficoltà con il sottosterzo. La sorpassa senza intoppi e continua a viaggiare con un’ottima velocità. Passo che permette a Justin di sbarazzarsi anche di Jones prima del giro 15 e di Cassill prima del giro 20.

Anche Berry decide di non star più a guardare e cominciare la sua risalita infilando Creed alla 18^ tornata. Gibbs, sempre più solo, comincia i doppiaggi, con le ultime vetture della griglia che girano 1.2″ in media più lenti di lui: si intuisce subito che i doppiati saranno un fattore importante per l’intera corsa.

Archiviata la prima metà di stage, Allgaier non accenna a rallentare: ai -24 fa sua la 4^ posizione di Sanchez mentre si comincia a contare a ritroso. Justin conclude l’ottimo rimontone passando anche Smith ai -19. Ora con i due rivali la storia si complica: Gragson è a 4″, Gibbs a 6″. I 2″ che separano i due leader non sono un’approssimazione, ma bensì è ciò che sta accadendo in pista, dove Ty sta perdendo terreno per la prima volta dalla bandiera verde. La colpa pare essere del traffico, in cui Noah si destreggia meglio. Berry non ha intenzione di esentarsi dalla festa: tenta un attacco su Jones ma non riesce a portarlo a termine.

Caution ai -15: Brown è fermo in mezzo alla pista. Il 29enne ha forato l’anteriore destra ed è finito a muro in curva 2 danneggiando tutto quel lato di vettura. Per sua fortuna la corsia dei box è a pochi metri, la gara può riprendere in breve tempo dopo le riparazioni. Ai box la classifica dei protagonisti non subisce scossoni: la top 3 rimane invariata, mentre il nostro 4° protagonista, ovvero Berry, si ritrova 5° dopo le soste di Smith e Sanchez che provano una strategia diversa.

Ripartenza ai -8. Non giocandosi più punti il restart è molto meno caotico e teso del solito. Ognuno preferisce mantenersi lontano dai guai e non si tentano sorpassi futili quando tra poco ci si giocherà tutto coi pit stop. Gli unici a muoversi sono Sanchez e Smith, ripartiti 19° e 20° e ora 7° e 8° in 8 tornate, e Berry che fa il suo dovere, passa Cassill e completa il quartetto in cima al gruppo. Termina una prima stage ordinata e che ci offre esattamente ciò che speravamo di vedere: le prime due file con Gibbs, Gragson, Allgaier e Berry.

Speranza che ovviamente si vanifica in molto poco. Valzer ai box per tutti ma con esiti profondamente diversi. Gibbs è l’unico a difendersi e a mantenere la testa virtuale. Le crew #9 e la #7 sbagliano perdendo tre posizioni ciascuna. Con Berry il JR Motorsport fa un disastro ancora più grande impiegandoci 19″ e la #8 si ritrova 15^. Cambia il leader di gara per la prima volta: Sanchez, Smith, Herbst e Grala sono rimasti fuori e guideranno la ripartenza seppur con poche speranze di rimanere in cima.

Bandiera verde per la 2^ stage. Come prevedibile Gibbs si lancia a tagliare tutto il dogleg, sorpassa in velocità il compagno di sponsor e sfrutta l’interno per prendersi la 2^ posizione in mezzo giro e la 1^ una tornata più tardi. Gli altri tre si mostrano per la prima volta realmente aggressivi, più che altro per necessità: Allgaier e Gragson risalgono ma non troppo, Berry limita i danni. La loro risalita si blocca con la 3^ caution (2^ per incidenti) di giornata. La #66 di Yeley è in testacoda dopo un possibile contatto con la #68 di Wright. Niente pit e ripartenza ancora più rapida.

Gibbs non parte male ma Smith al suo fianco si esalta e lo passa con una splendida outside run. Un’altra gran partenza esterna la fa Gragson che si toglie dal caos ed è 3°, Allgaier non male 5° e Berry 9°. Ty concede un giro a Smith come leader, poi tenta subito di riprendersi la prima posizione con un interno di diversi giri ma senza riuscire a chiudere il sorpasso.

Il ruota a ruota procede serrato e Gragson ne approfitta per avvicinarsi a Gibbs per la prima volta. Noah arriva di slancio e opta per tagliare il dogleg interamente nel suo primo attacco. Strategia vincente, la #9 è in testa. Smith non molla un centimetro e continua a correre sulla parte alta del circuito, si riallarga sul traguardo e chiude un altro gran sorpasso questa volta su Gragson. Noah perde inerzia e Ty ne approfitta, si lancia all’interno ma viene rispedito indietro con un ottimo incrocio. I due perdono qualche metro dalla #18 e Allgaier può provare a colmare il gap.

Tre giri di riposo e poi sotto di nuovo. Ancora Noah ancora all’interno, solo che questa volta lo slancio d’arrivo è più deciso e Sammy non può fare molto per difendersi. Gibbs segue il rivale e passa il compagno. Giunge anche Allgaier con una tagliata di dogleg molto aggressiva che non lascia scampo a Smith.

Non si vede, invece, Berry. La #8 è 9^ e il segnale grave arriva dal fatto che paia remare tanto per risalire. Segnali non positivi anche per JR Motorsport: Noah viene facilmente passato nel 1vs1 da Gibbs e Allgaier e poi ripreso anche da Smith e Cassil. Per fortuna di Noah siamo vicini al termine della stage, la #9 rimane terza (anche se con 3″ da Gibbs che si prende anche questo traguardo intermedio) e può tornare a giocarsi la posizione ai box. Berry intanto è 10°.

In corsia box la prestazione migliore è per la crew della #19. Jones guadagna quattro posizioni, ma la mossa vincente l’hanno fatta con la #7: Allgaier supera Gibbs, passa al comando e può ripartire interno. Gragson ne perde una, mentre Berry rimane 10°. Bandiera verde, comincia l’ultima stage dell’anno. Gibbs attacca subito, vuole tornare nella posizione che gli spetta e non perde tempo a farlo. Testa a testa di un giro tra Ty e Justin. Il classe 2002 lo vince ed è nuovamente leader al giro 100, ovvero esattamente a metà gara. Allgaier non fa in tempo a ritentare l’attacco che viene infilato da Gragson.

La lotta viene stroncata sul nascere quando esce una nuova caution: questa volta l’incidente è notevole. Tutto nasce dal contatto tra Herbst, Smith e Mayer. I tre scivolano sull’esterno e si toccano incolpevolmente per questione di centimetri. La carambola innescata è a centro gruppo e quindi risparmia i nostri protagonisti (Berry per pochi metri). I coinvolti sono, oltre ai tre citati, anche Sieg, Parsons, Alfredo e Weatherman.

Un gruppo di piloti, tra cui i leader, non è rientrato ai box. Ripartenza ai -92, nuovamente di breve durata. Nuova caution, la 6^ di giornata, per un contatto tra Weatherman e Gase. L’espansione dell’incidente in questo caso rimane limitata e a farne le spese sono “solamente” Sammy Smith di nuovo e Mason Massey. Questa volta il discorso pit per i leader rimane poco complesso per non rischiare inutilmente: nessuno pitta ma Gibbs sceglie la fila esterna per ripartire.

Mentre Allgaier lamenta qualche problema si ricomincia, bandiera verde e scatto netto di Gragson. Siamo ai -83 e Noah si prende la leadership. In percorrenza di curva la #54 è la vettura migliore. Gibbs riesce a rimanere attaccato e a prolungare la lotta per 5 giri, fino all’arrivo di Allgaier ai -77. Justin è un rapace e ha fiutato l’occasione, sa che è il momento di sorpassare e mettersi alle spalle almeno uno dei due. Così agisce: attacca e sorpassa Ty Gibbs. Comincia ora un long run di nervi, molto intenso per i tre piloti ma anche per tifosi e spettatori.

Ai -60 Berry riesce a tornare quansi inaspettatamente in top 4, seppur con un gap di 2.5″ dal leader. Leader che cambia ai -52: Gragson sbaglia l’entrata e finisce alto in curva 3 e 4. Allgaier e Gibbs non aspettano altro: attenti si prendono la posizione e rimescolano le carte in tavola. Spotter e crew chief di Noah aprono la radio e gli comunicano di stare calmo e usare la testa: avrà tempo di riprenderli.

La tensione si fa sentire per tutti, e i nostri protagonisti lamentano a turno problemi di sovra- o sottosterzo. Ad aumentare ulteriormente la tensione ci pensa la 7^ caution di giornata: Dillon Basset rompe il motore e si ferma in piena pista. Àncora di salvataggio, tutti necessitavano infatti di un pit carburante per poter arrivare fino in fondo.

Tempo di rimescolamento: Gibbs è il più veloce con uno stop da 13.7″ e quattro gomme. Seguono Allgaier, Berry, Creed e Allmendinger. Gragson ha ancora una sosta lenta e scivola all’8° posto al restart.

Verde ai -36, start&stop veloce. Allgaier ci prova in curva 1 ma finisce lunghissimo, Gibbs pazienta, incrocia e torna davanti. Gragson nel risalire in maniera arrembante tocca involontariamente Jones e gira la #19 nell’interno pista. Non ci sono danni e non c’è strategia per nessuno. Si ripartirà quasi con le stesse posizioni di un giro fa e con tanta fatica sprecata per Noah.

Ultima green di giornata a 30 giri dal termine. I ruoli assunti in ripartenza sono gli stessi con Justin che dà tutto per superare all’interno. Poco dietro termina de facto la gara di Berry: Josh tocca il muro due volte e perde tutto il vantaggio guadagnato con fatica. Finisce fuori dalla top 10 in pieno gruppo da cui è impossibile risalire in così poco tempo. Justin ripete il copione, chiude il sorpasso su Gibbs ma Ty si rifà sotto in poco più di un giro.

Dopo uno studio approfondito e qualche blando tentativo, a Gibbs servono ben 10 giri per chiudere la manovra della vittoria. Ai -20 Ty Gibbs guida di nuovo la gara. Justin subisce il colpo e Noah ne approfitta per passare subito anche lui al giro successivo. Ci si aspetta il duello risolutivo tra i due dominatori della stagione. Duello che, purtroppo, non arriverà mai.

Noah non riesce ad avvicinarsi abbastanza e il tentativo non arriva, dimezza il distacco da 1″ a circa mezzo secondo, ma poi più nulla, nemmeno il traffico dei doppiati lo aiuta, nemmeno il compagno di squadra Mayer che guida una vettura danneggiata in precedenza e che incrocia la strada dei leader nelle ultime centinaia di metri. Ty Gibbs guida con sangue freddo gli ultimi giri della stagione, taglia il traguardo, vince gara, playoff e campionato.

Guardando ai risultati, Ty era l’unico insieme a Noah a meritarsi davvero questo titolo. Il bello della NASCAR è sempre quello di poter sperare in chiunque fino all’ultimo respiro, eppure guardando questa gara si è percepita fin da subito questa strana sensazione di già scritto. Comunque sia, la speranza è quella di continuare ad assistere a questa bella rivalità, con la differenza che, tra qualche mese, la si vedrà ogni domenica e non ogni sabato

Per rispondere alla domanda tanto circolata a suo riguardo, Gibbs è riuscito a dimostrare che il suo talento è reale e non effimero: un campionato così competitivo non lo vinci senza talento e la promozione, seppur notevolmente anticipata, è stata meritata.

Il campione

NASCAR Xfinity Series Gibbs campione 2022

Tyler Randal (per tutti Ty) Gibbs nasce a Charlotte il 4 ottobre 2002. Il cognome tradisce ovviamente la famiglia di origine. Suo papà è Coy Gibbs, ex pilota NASCAR con 23 top10 in 97 gare fra Xfinity e Truck Series ed ex assistant coach degli allora Washington Redskins (ora Commanders), suo nonno è Joe Gibbs, prima coach degli stessi Redskins (tre volte vincitore del Super Bowl) e nel 1992 fondatore del Joe Gibbs Racing.

Ty dunque cresce in una famiglia appassionata di motori, ma non comincia a correre subito. La sua carriera inizia nel 2015 (dunque a 13 anni) in kart al GoPro Motorplex, il kartodromo di proprietà fra gli altri di Michael McDowell e Justin Marks e il cui disegno ricalca quello della pista di Parma. Dopo questa breve fase, nel 2017 Gibbs passa alla Late Model nel CARS Stock Tour. Dopo una stagione di debutto part time (14° disputando otto gare su 13) ed un 2018 in crescita (ottavo), nel 2019 balza già nella ARCA Series.

L’inizio è con il DGR-Crosley, uno dei principali team Toyota nella categoria, nella serie East mentre in quella principale direttamente con una vettura schierata dal Joe Gibbs Racing con un programma in entrambi i casi part time in quanto ancora minorenne e per questo impossibilitato a correre sulle piste più grandi.

La stagione di debutto è positiva. La prima vittoria, dopo tre secondi posti e cinque top10 in cinque gare, arriva nella serie principale a Gateway in estate. La stagione si chiuderà con un’altra vittoria a Salem. Più difficile il percorso nella East Series dove il successo arriva “solo” dopo i seguenti risultati: secondo, secondo, secondo, quarto, secondo. Disputa anche la corsa conclusiva della West Series a Phoenix e qui c’è subito il successo.

Anche il 2020 è part time fino all’autunno per lo stesso motivo. Il programma è identico all’anno precedente, solo che stavolta tutte e tre le vetture sono marchiate JGR. In ordine crescente di importanza, nell’unica gara nella West Series a Phoenix è secondo dietro a David Gilliland (dunque il suo ex team owner), nella East Series “approfitta” del lockdown ed una stagione posticipata ed accorciata per disputare tutto il campionato, ma è vicecampione sia a causa di un ritiro a Dover, sia perché Sam Mayer è scatenato e vince cinque delle sei gare in calendario (e nell’altra a Toledo è secondo dietro a Ty).

Nella ARCA Series, infine, malgrado quattro gare saltate è quinto in classifica generale con sei vittorie, 12 top5 e 14 top10 in 16 gare. Ad appena 18 anni è tempo del grande salto dopo appena due stagioni nemmeno complete sulle stock car. Il 2021 è dunque il tempo buono per l’attacco a questo titolo ma anche al debutto in Xfinity Series su una vettura part time.

A far più notizia è proprio quest’ultimo: alla prima gara in carriera in NASCAR, approfittando anche di un incidente fra Cindric e Allmendinger, vince subito sul Road Course di Daytona dimostrando tutto il suo talento. La stagione in Xfinity Series proseguirà con altre tre vittorie (Charlotte, Watkins Glen anche qui battendo gli specialisti e Kansas). Malgrado le sole 18 gare disputate su 33, le nove top5 e 10 top10 gli bastano per prendersi il 13° posto in classifica generale (dunque il migliore dei non qualificati ai playoff) ed il titolo di rookie dell’anno.

La ARCA Series, invece, è una cavalcata incredibile: nelle 20 gare ottiene 10 vittorie, 19 top5 e 19 top10. L’unico neo in classifica è un ritiro per incidente a Talladega, ma tanto basta al quasi compagno di squadra Corey Heim (che a sua volta ottiene sei vittorie, 16 top5 e 20 top10) di restargli attaccato fino all’ultima gara in Kansas. Alla fine a Ty basta il secondo posto dietro a Nick Sanchez e davanti ad Heim per vincere il titolo con 37 punti di vantaggio su Corey.

Ormai il talento di Gibbs è strabordante, ma nel 2022 emerge anche il carattere un po’ da sbruffone, un po’ da bulletto di Ty. La stagione è quella attuale, a tempo pieno in Xfinity Serie senza altri impegni in teoria. Il campionato, dopo due passi falsi, inizia col botto a Las Vegas, nel senso che vince ed emerge la prima grande polemica, ovvero il tamponamento a Ryan Sieg nella rimonta dei giri iniziali, una manovra ritenuta inutile vista la distanza dal traguardo.

Ty però va avanti per la sua strada e, oltre a quella in Nevada, infila tre vittorie in cinque tappe infilando anche Atlanta e Richmond; qui la vittima della sua durezza nel finale è il teammate Nemechek. La sua fuga nella griglia playoff (meno in classifica generale) è già netta. Poi arriva Martinsville dove è protagonista delle lotte sul traguardo che premiano Brandon Jones. Ma è nel garage che arriva il secondo guaio dopo accenna ad una rissa con Sam Mayer. Il problema non sarebbe questo in sé, ma lo diventa il fatto che Ty inizi la discussione animata ancora con il casco in testa, in sintesi quindi una lotta non ad armi pari.

Per un po’ Gibbs sembra poi stare in secondo piano e, prima della vittoria successiva a Road America battendo pure Larson, arriva il terzo episodio a Portland. Dopo essere stato anche tamponato da Iwuji, Gibbs reagisce in maniera decisamente sproporzionata ad una toccata subita da Gragson mandando il rivale nell’erba bagnata con una manovra fuori dalle righe. E Noah prende appunti su Ty.

Il campionato va avanti fra alti e bassi e, dopo la vittoria in Michigan la sua stella sembra spegnersi dato che emerge prepotentemente Gragson con i suoi quattro successi di fila. Paradossalmente in questa fase spariscono le vittorie ma arriva finalmente la costanza di rendimento dato che, esclusa Bristol, Gibbs infila fra estate e autunno otto top7 consecutive arrivando senza problemi a Phoenix con una qualificazione ottenuta con una stage di anticipo.

I problemi del carattere di Gibbs emergono tutti nel finale di Martinsville quando, a qualificazione ottenuta, mette in scena un eccessivo bump&run sul compagno di squadra (in uscita dal team) Brandon Jones per prendersi una vittoria necessaria alla #19 per qualificarsi anch’essa per Phoenix. I fischi per Gibbs piovono copiosi per una manovra egoistica che evidenzia tutti i problemi che Ty ha dato che ormai viene visto come un ragazzetto viziato protetto da nonno.

Il commento di Gragson è proprio basato su questo: chiamando con un lapsus volontario il team “Ty Gibbs Racing” Noah evidenzia come ormai Joe Gibbs sia vittima dello stesso nipote, un talento troppo grande evidentemente per essere fermato, o anche solo educato, in questo momento, anche alla luce del divorzio con Kyle Busch ed un sedile destinato a lui in Cup Series qualunque cosa succeda a lui o ai suoi avversari.

Intanto, in circostanze fortuite, era arrivato anche il suo debutto in Cup Series. L’infortunio a Pocono di Kurt Busch ha costretto il team a chiamare un pilota all’ultimo istante per sostituirlo. La squadra tuttavia, e anche questo è un segnale, non mette sulla #45 la riserva ufficiale ovvero John Hunter Nemechek bensì proprio Gibbs.

Il suo inizio è prudente (qualche guizzo in qualifica e una top10 in Michigan in 15 gare), ma ovviamente arriva anche la prima polemica con la sportellata a Ty Dillon in pit lane in Texas. Il fatto, non notato in diretta, viene poi rilevato e “consegnato” dai social alla NASCAR. La multa economica e la penalizzazione in punti (solo per il team dato che Ty è iscritto formalmente alla Xfinity Series) generano ulteriore rabbia fra i tifosi anche perché le scuse di Gibbs arrivano solo a penalità comminata, come più a chiedere perdono per le conseguenze che per il fatto in sé.

Parole, parole e ancora parole, tutte contro Ty che con un atteggiamento cristiano ai livelli del fanatico e il paragonarsi addirittura a Gesù dopo Martinsville non attira amicizie nemmeno negli ultrareligiosi USA. Gibbs continua a chiedere scusa, ma sembra non voler imparare mai.

E allora, contro le parole ci vogliono i fatti: a Phoenix, contro tutto e tutti, mette in scena la gara perfetta, dominio senza alcuna mossa sconsiderata. La settima vittoria stagionale, l’11esima in NASCAR Xfinity Series ad appena 20 anni di età lo incoronano come primo campione della storia nato sia dopo il 2000 che nel terzo millennio. Nella speranza di un Ty più maturo col passare del tempo, non si può non applaudire quanto dimostrato col talento puro in appena tre stagioni.

– Gabriele Dri

I risultati odierni

La classifica della “NASCAR Xfinity Series Championship Race”

La classifica generale

La classifica finale della “NASCAR Xfinity Series 2022”

I prossimi appuntamenti

Tra poche ore la NASCAR chiude la stagione con il gran finale della Cup Series, dove gli esperti Elliott e Logano e i neofiti Bell e Chastain si sfideranno per il titolo di campione. L’appuntamento è quello delle grandi occasioni anche in Italia: si potrà seguire la gara con un ampio pre- e post show su Mola TV, dove saranno presenti tutte le voci che ci hanno accompagnato durante l’anno e verrà dedicato ampio spazio alla NASCAR come mai si era visto di recente. L’inizio dello show e previsto per le 20:30.
Buon Championship 4 a tutti!


Immagini: Media NASCAR

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