NASCAR | Un Logano insuperabile vince in Michigan!

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Tempo di lettura: 21 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
11 Giugno 2019 - 17:15
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Si lascia il Michigan lunedì sera (tecnicamente già martedì in Italia) con più nuvole di quante ce ne fossero in partenza. Nuvole grigie tendenti al nero in confronto a quelle pallide che per due giorni hanno regalato “solo” una lieve pioggerellina che ha costretto la Nascar ha posticipare la gara di oltre 24 ore. Alla seconda gara stagionale sugli ovali da 2 miglia è chiara una cosa: l’ormai famigerato pacchetto aero qui crea gare spettacolari per i tifosi, ma per i piloti rappresenta l’annullamento di ogni loro talento. E le voci negative nel gruppo aumentano di settimana in settimana. In tutto questo grigiore ci ha pensato la vettura gialla e rossa di Logano ad emergere in victory lane, non senza polemica finale.

La gara

Le colline del Michigan si svegliano la domenica sotto un cielo grigio che scarica pioggia (mai troppo intensa) a tratti, quel tanto che basta per mandare in pista gli Air Titans a più riprese per asciugare la pista. Il via previsto alle 20:00 slitta, ma si trova una finestra per le 21:00, malgrado altre nubi siano in arrivo. Ed esattamente come successe lo scorso mese a Dover, la pioggia ricomincia a cadere – sempre più forte – durante i giri di formazione. La partenza viene waved off ad un giro dalla bandiera verde e si tenta di proseguire dietro la pace car per non far bagnare la pista, ma la direzione gara dopo cinque minuti è costretta ad arrendersi ed arriva la (virtuale) bandiera rossa al giro 0. Dopo un’ora e mezza arriva la conferma del rinvio della gara al lunedì, non alle tradizionali 18:00 bensì alle 23:00, dato che la Fox ha un problema di concomitanze con i mondiali femminili di calcio.

A conquistare la pole, la 22esima in carriera, nella giornata di sabato era stato Joey Logano, il quale aveva seguito una traiettoria tutta sua, almeno una vettura più largo rispetto agli altri, per far scorrere l’auto di più dati i minori cavalli a disposizione in ripresa. E questa tattica funzionerà pure in gara, dato che in pratica la #22 non verrà mai sorpassata in regime di green. Il grande favorito della gara però sembra essere Aric Almirola e con lui tutti i piloti dello Stewart-Haas, ancora a secco in questa stagione.

Al via Logano mantiene la prima posizione, ma lo segue subito Hamlin, scattato dietro di lui dalla quarta posizione. Denny gli prende la scia andandolo a passare in curva 3 e la #11 è in testa alla fine del primo giro. Il problema per la Toyota di Hamlin è che lo seguono ben sei Ford (8 nella top10 in qualifica), nell’ordine Logano, Menard, Keselowski, Almirola, Stenhouse e Harvick e infatti Joey e Paul si alleano subito e grazie al tandem aerodinamico che formano la #22 torna in testa al quarto giro.

La gara è vivace e ricca di sorpassi grazie alla scia, ma quando si iniziano ad analizzare i motivi si finisce per comprendere lo stato d’animo dei piloti. L’analisi costi/benefici è fortemente negativa: per effettuare un sorpasso o si deve trovare una scia incredibile, o si aspetta un errore – anche minimo – della vettura davanti, oppure (come su uno superspeedway) si cerca un compagno in modo da creare un tandem. Il problema è che se tutto questo riesce si guadagna una posizione, ma se in curva 1 o 3 si è riusciti solo ad affiancare l’avversario e non hai nessun alleato dietro di te, allora il maxi-spoiler ha la meglio e la resistenza all’avanzamento è maggiore della deportanza e quindi perdere una, ma anche due o tre, posizioni è immediato. E una categoria in cui è maggiore il rischio che la ricompensa è fortemente demotivante per i plioti, specie se a questo ci aggiungiamo che si va a tavoletta quasi sempre ed il talento viene messo in secondo piano. Ed è questo quello che traspare sempre di più dalle interviste post-gara.

Tornando alla gara, la vettura più veloce nelle prime fasi sembra essere quella di Harvick, il quale dopo una partenza non felice rimonta e si porta in seconda posizione dietro a Logano, ma passare la #22 è molto difficile fin dalle prime fasi. Il gruppo così alterna giri in fila indiana a fasi in cui non mancano i 3-wide e si arriva in fretta alla competition caution del giro 20 con Logano davanti ad Harvick, Almirola, Menard e Jones. Da notare il fatto che questa caution è stata prevista solo per il lunedì mentre nel pre-gara di domenica non era stata fissata, malgrado la pioggia come consueto, perché secondo la Nascar le precipitazioni non erano state così intense da togliere la gommatura dalla pista.

Al primo giro di soste Hamlin prova a recuperare le posizioni perse nello stint facendo solo il pieno, ma Logano – pur cambiando due gomme, così come la maggioranza del gruppo – riesce a rimanere in testa. Chi invece trovano guai sono Stenhouse (penalità) e Johnson che ripartendo dal suo stallo tocca DiBenedetto, il quale invece sta entrando nel suo poco più avanti ed i danni al paraurti sono evidenti.

Si riparte ed il tema del secondo stint non cambia: Logano in testa e nessuno che riesce ad affiancarlo e Harvick che rimonta dopo una sosta lenta (ormai un classico) e si riunisce al gruppetto formato da Almirola, Jones e Kurt Busch – che bacia pure il muro in curva 2 – che si scambia le posizioni a ripetizioni dietro alla #22. A regalare il primo colpo di scena – e 15 minuti di follia ai box – ci pensa però lo stesso Harvick, il quale rientra ai box ai -7, secondo Kevin per una ruota mal fissata; ripartirà doppiato e si fermerà di nuovo al termine della prima stage. Pare che la causa sia addirittura la sospensione perché i bulloni erano ben sicuri sulla ruota, ma alla fine si scopre che il problema era di assetto e questo faceva consumare troppo le gomme anteriori; questo tema sarà decisivo per la #4 nel finale di gara.

Mentre Harvick è ai box, Logano raggiunge il trio formato da Smithley, Bilicki e Houff da doppiare. Il problema per Joey è che i tre sono in lotta fra di loro anche per essere poco dopo il lucky dog e quindi deve alzare il piede in uscita di curva 4. Almirola invece riesce a tenere giù e passa sul traguardo in testa di pochi centesimi, ma poi Logano trova il varco all’interno, ritorna al comando e incrementa pure il margine andando a conquistare la prima stage davanti al rimontante Bowman, Jones, Almirola e Kurt Busch.

Al secondo giro in pit lane tutti fanno una sosta completa e così Logano rimane al comando. Alla ripartenza in fondo al gruppo si vede un 3-wide prima ancora del via (e infatti Bubba Wallace si prenderà una penalità) e poi pochi giri più tardi Weatherman finisce a muro e arriva una caution per detriti. In questa occasione, a quasi 50 giri dalla fine della stage, Logano, Jones, Bowyer, Blaney, Keselowski, Larson ed Elliott non si fermano ai box puntando ad andare fino in fondo ma per loro servirà l’aiuto di una caution. Nel frattempo Johnson in pit lane si tocca di nuovo (stavolta con Tifft) e Harvick torna a pieni giri. Alla ripartenza c’è solo Larson ad impedire l’ 1-2-3 del Team Penske, ma purtroppo per loro la caution non arriva e man mano che passano i giri uno alla volta questi sette piloti vanno ai box; qui Keselowski si prende una penalità e perde un giro. A ereditare il comando sembrerebbe essere uno scatenato Harvick in rimonta dal fondo fino alla top10, ma poco prima del giro di soste Austin Dillon lo sorpassa e vince la seconda stage davanti allo stesso Kevin, Truex, Ku.Busch e Almirola.

C’è grande curiosità nell’ambiente: Todd Gordon, crew chief di Logano, ha fatto un’ardita scommessa puntando a fare un’assetto che privilegia l’aria pulita davanti a tutti. E finora ha funzionato visto che quasi nessuno è riuscito a passare la #22. Prima o poi però Joey avrà qualcuno davanti in scia e quindi non si sa come reagirà la vettura. Tutti credono di scoprirlo in questa occasione e sembrerebbe che la strategia di Logano sia stata penalizzante e invece, dato che era in testa, alla sosta precedente è riuscito – insieme agli altri – oltre a rabboccare pure a cambiare due gomme senza venire doppiato. E così al giro di pit stop comunitario prima della stage finale gli basta cambiare gli altri due pneumatici – contro i quattro del resto del gruppo – per tornare in testa.

Però ci pensa Harvick a riaprire i giochi grazie ad una ripartenza molto intelligente, quasi astuta. Kevin è quarto e davanti a sé ha proprio Logano, ma a differenza del solito non spinge la #22 per mettersi davanti a chi è nella fila interna (Elliott e Jones) e passare così in seconda posizione. Harvick alla bandiera verde si stacca di quel metro che gli permette di prendere la scia di Joey e al momento opportuno scartare all’esterno, andare 3-wide e in uscita di curva 2 avere il vantaggio della traiettoria. Va tutto alla perfezione, Logano finisce nel mezzo e deve alzare il piede scivolando anche dietro a Truex, Larson e Almirola. In curva 4 inoltre Joey vede Larson che gli chiude la porta in faccia; per poco Kyle non fa il bis di Pocono e con una manovra incredibile riesce a proseguire senza perdere troppo terreno.

Mezzo giro più tardi in curva 1 Bowyer finisce loose mentre ha A.Dillon all’interno e Jones all’esterno e perde il controllo della vettura finendo a muro; per Clint la gara finisce qui in mezzo a mille malumori e per Erik sarà un calvario fino alla fine. Nessuno dei leader si ferma ai box e così ai -69 si riesce a scoprire cosa può fare Logano in scia. Alla ripartenza Larson (da quarto) non segue la strategia di Harvick e così la fila esterna prosegue compatta con Kevin in testa davanti a Kyle e Joey (già terzo). Un paio di giri più tardi Larson e Logano si “alleano” al volo e formano un tandem che permette loro di affiancare Harvick, ma Joey non si ferma qua e prosegue nell’incontro ravvicinato con la #42 anche in curva 1, dando una leggera spintarella a Larson – che ha già una vettura molto loose – che sa di piccola vendetta per il rischio corso in precedenza; Kyle deve allargarsi leggermente e così Logano torna subito in testa alla gara. Il mistero sull’efficienza di Logano nel traffico ha regalato troppe poche prove, ma Austin Dillon finisce anch’egli loose in curva 2 e Byron lo accompagna al muro per un’altra caution.

Siamo ai -59 e stavolta Harvick non è quarto ma secondo e deve adottare un’altra strategia. E anche qui la trova: il side draft in stile superspeedway sul rettilineo opposto funziona e Kevin ritorna in testa alla gara. Joey segue Harvick per cinque giri poi lancia il suo attacco ed i due sono affiancati per un po’. A fare da arbitro alla contesa ci pensa Kurt Busch che, essendo terzo e vicino ai due, basta che scelga la scia di una delle due Ford per creare un tandem e far accelerare le due vetture. Kurt a seconda della traiettoria di coloro che ha davanti si alterna, prima sceglie la #22, poi la #4 e infine di nuovo la #22 e così Logano ritorna in testa alla gara.

La gara in pratica sarebbe finita qua, manca ancora un giro di soste per tutti ma Joey ha ritrovato pista libera e nessuno riesce più ad attaccarlo. Dietro di lui si forma un quartetto composto da Kurt Busch, Truex, Larson e Harvick che si scambia numerose volte le posizioni nella top5, ma mai la prima. I primi due ad andare ai box, rispettivamente ai -27 e -26 sono Larson e Harvick ed i loro crew chief optano per una sosta completa, ma poco dopo Logano e Truex cambiano solo due gomme e il loro vantaggio sugli avversari diretti aumenta notevolmente. Kevin e Kyle perdono così la possibilità di vincere la gara, ma se per la #4 ci possono essere delle motivazioni d’assetto (le stesse che hanno dato problemi nella prima stage) per la #42 non si capisce il perché.

Ad inseguire Logano rimangono così solo Truex e Kurt Busch e per loro fortuna riescono a mettersi d’accordo nell’inseguimento alla #22 che aveva costruito un margine di circa 1-1.5″. Joey viene ripreso dai due ai -16, proprio mentre Byron è l’ultimo a fermarsi ai box e così si completa il giro di soste, ma Truex non riesce a passare di slancio la #22 e così Logano riesce a gestire il loro rientro. Subito dopo Joey approfitta di alcuni doppiaggi per riallungare, tuttavia la scena vista in precedenza si ripete.

Logano sembra avviato verso la vittoria, ma ai -5 Jones fora per la seconda volta dopo l’incidente con Bowyer e, malgrado l’abilità nel gestire la vettura in curva 1, finisce in testacoda in curva 2 per la caution finale che manda tutti all’overtime. Nessuno va ai box perché la posizione in pista è fondamentale e così si arriva alla ripartenza decisiva, con Logano nella posizione di controllo, al suo interno Truex, dietro alla #19 Kurt Busch e in quarta posizione – quella migliore per accendere le micce – addirittura un Kyle Busch riemerso da una gara anonima, iniziata ai margini della top20 e andata in progressione.

Allo scatto Logano fa pattinare le gomme ma poi trova trazione prima di Truex e gli si mette davanti disinnescando anche un eventuale tentativo della #18; in curva 3 Kurt Busch attacca Truex per la seconda posizione e così Joey può rilassarsi. Logano vince per la terza volta in Michigan (tutte dalla pole) davanti a Kurt Busch, Truex, Suarez e Kyle Busch; completano la top10 Keselowski, Harvick, Newman, Blaney e Bowman che a inizio gara era stato toccato dal compagno di squadra Elliott. Nel post gara i tre avversari principali di Logano puntano il dito (accusare è una parola grossa) sull’ultima ripartenza, dicendo che Joey è partito in anticipo. Le immagini della FOX in diretta sono troppo strette e frontali per decidere e solo su Twitter c’è un vero filmato con la panoramica completa. La Nascar comunica poco dopo che non ha riscontrato nessuna infrazione degna di penalizzazioni. In effetti sembra che Logano sia partito qualche metro prima della zona preposta, ma nulla di straordinario, infatti quella della #22 sembra essere stata una più una progressione in due fasi anziché unica. Lo stesso Truex dice che, sapendo del vantaggio nel ripartire subito anziché all’ultimo, avrebbe fatto la stessa cosa di Logano e Joey nelle interviste dice un “I’ve been lucky” che fa sottintendere il fatto di aver cercato la ripartenza al limite del regolamento, anche con un pizzico di malizia nel sforarlo leggermente.

L’esito della gara gli dà ragione, 163 giri in testa su 203 sono una prestazione dominante. Dei 40 giri non al comando, 21 erano per una strategia diversa e solo 19 (i tre iniziali di Hamlin, l’unico di Almirola nella prima stage e i 15 nei duelli con Harvick) perché c’era qualcuno più veloce di lui. E se ad inizio gara sembrava che il fatto che non si riuscisse a superare il leader fosse da addebitare al solito pacchetto aero, alla fine si è capito che ieri era Logano ad essere insuperabile. Infine, oltre alla seconda gara stagionale, Joey va in vacanza anche con la recuperata leadership – seppur sempre per una manciata di punti – in generale su Kyle Busch, il quale mantiene sempre la vetta della griglia playoff.

Le altre categorie

In Texas nella Truck Series si è consumata la favola di Greg Biffle, inattivo in Nascar da Homestead 2016, il quale alla veneranda età di 49 anni e mezzo è stato richiamato in servizio da Kyle Busch per il suo team che – escluso il titolare – non stava vivendo un bel periodo ed al rientro “The Biff” ha vinto subito una gara convulsa segnata da ben 13 caution.

Nonostante le critiche subite, Todd Gilliland si è piazzato in pole position (con il compagno di squadra Harrison Burton solo 11°) davanti a Sauter mentre Biffle, dopo le FP1 disputate a marzo subito dopo l’annuncio e le tre sessioni di libere del giovedì ai margini della top10, si qualifica in sesta posizione. Al via Gilliland rimane davanti ad Enfinger e Sauter ma già al sesto giro Grant è in testa alla gara, tuttavia questo resterà per molto il long run più duraturo di tutta la gara, dato che al giro 11 Dean finisce a muro. La prima stage vive del ciclo “ripartenza – un paio di giri movimentati – caution”: seguono infatti gli incidenti singoli di Benjamin, Rohrbaugh e Ruch, con quest’ultimo che provoca anche una bandiera rossa in modo da poter completare la prima sotto green. Ne nasce uno sprint di due giri in cui Sauter beffa Enfinger all’ultimo giro dopo che costui aveva guidato per tutta la fase precedente.

Le numerose caution permettono diverse strategie e Gilliland, che si era fermato in una delle precedenti, ritorna in testa alla gara e la seconda stage è una replica della prima. Una dozzina di giri tranquilli, poi riparte il detto “cautions breed cautions”. Prima è il turno di Sauter, mandato a muro da Hill che perde il controllo al suo interno, poi di Roper e infine di Todd Gilliland, che finisce in testacoda ad una ripartenza e subisce un duro colpo per il morale e per la classifica generale. A ereditare la prima posizione è Rhodes che scatta bene alla ripartenza ai -6 e vince uno sprint incredibile in cui Ankrum finisce in testacoda in pit lane (caution non chiamata) quando era terzo, Chastain sorpassa tre vetture in un sol colpo e la sorpresa Anderson, il quale aveva anche insidiato la prima posizione di Gilliland in precedenza, finisce in testacoda all’ultimo giro neutralizzando il finale.

A metà gara in testa ci sono Rhodes e Friesen, entrambi finiti a muro nelle libere, ma il break permette di ribaltare ancora le strategie ed in testa c’è Creed seguito da Dippel e Rhodes. I problemi però non sono finiti qua: Creed perde il controllo e Dippel ne fa le spese per una foratura mezzo giro più tardi, poi Boyd manda in testacoda la Decker e viene centrato incredibilmente da Hutchens e infine Friesen finisce a muro per attaccare Biffle.

A questo punto il gruppo si è diviso in due, coloro che si sono fermati alla fine della seconda stage, guidati da Hill, Alfredo, Chastain, Moffitt e Self e coloro che invece si fermano a questa ultima caution a poco meno di 60 giri dalla fine. Sembra che tutti dovranno fermarsi ancora una volta, ma non sarà così. Senza più Rhodes, fermato da un problema alla trasmissione, l’ennesimo problema di affidabilità in casa ThorSport, Hill prende in mano la gara e inizia il primo vero e proprio long run della gara. Ai -40 inizia l’ultimo giro si soste e poi seguono gli altri leader fino ai -20, quando Hill si ferma ai box lasciando la prima posizione ad un Ankrum che dopo la prima caution in cui era stato coinvolto era staccato di due giri. Ai -15 arriva l’ultima caution a causa di Self che rimane fermo in pista. Vanno ai box tutti coloro che mancano all’appello (Ankrum, Creed, Enfinger e Crafton, fermatisi all’ultima caution). Tutti tranne Biffle, il cui crew chief decide di giocare il tutto e per tutto con un ultimo stint lunghissimo. La ripartenza è ai -10 e Crafton diventa l’unico in grado di rimanere in scia a Greg, ma col passare dei giri la speranza per lui diventa solo quella che la #51 rimanga a secco. Però questo non avviene e Biffle trionfa a poco meno di sei anni dall’ultima vittoria in Cup Series (Michigan 2013). Per la cronaca Greg interrompe anche una striscia negativa nella Truck Series che è lunga allo stesso tempo 17 anni e mezzo (Phoenix, 26/10/2001) ma anche solo una gara, dato che fra questo weekend e allora aveva disputato solo una corsa nel 2004.

Biffle vince davanti a Crafton, Ankrum, Enfinger e Burton, rallentato da una penalità che lo fa finire nel gruppo e a causa di questo viene coinvolto nell’incidente di Boyd. Greg, dato che non ha disputato tutte le gare, non è qualificato per i playoff e dunque la classifica rimane invariata, con Sauter e Hill unici già ammessi alla post-season e Burton che guadagna punti preziosi su Gilliland, ma occhio a Chastain che in settimana ha cambiato campionato passando dalla Xfinity ai Truck e – pur partendo da zero e dovendo assolutamente vincere – è molto pericoloso.

In Michigan nella Xfinity Series terza vittoria stagionale per Tyler Reddick, il quale pareggia così i conti con i rivali Bell e Custer. A partire dalla pole è Paul Menard alla prima apparizione stagionale con la seconda vettura del team Penske. Come nella gara della Truck Series i primi giri sono movimentati: prima Bassett tocca Black Jr., per una volta incolpevole, e poco più tardi – in due incidenti separati – Herbst viene mandato a muro e pochi secondi più tardi Jeb Burton finisce in testacoda. A Menard basta controllare le movimentate ripartenze per vincere la prima stage davanti a Bell, ad un Reddick in forte rimonta dopo essere partito 10°, Nemechek e Gragson.

Paul rimane in testa anche dopo il primo giro di soste dato che sostituisce solo due gomme come Custer e Haley, Gragson e Bell guidano il gruppo di coloro che hanno fatto un pit stop completo mentre Reddick perde posizioni ed è nono dopo essere arrivato lungo nel suo stallo. La seconda stage scorre via tranquilla con Menard davanti a Custer e Bell mentre Reddick rimonta un’altra volta. Ai -10 Chris sorpassa Cole che si è giocato male la chance di portarsi in testa e mette nel mirino Paul. La #12 tagliando la scia agli altri però centra un detrito che ostruisce la griglia del radiatore ed il motore inizia a surriscaldarsi. Per sua fortuna ci sono dei doppiati di cui sfruttare la turbolenza e togliere il pezzo di carta, ma facendo così Menard perde il ritmo e Bell riesce a piazzare il sorpasso decisivo proprio all’inizio dell’ultimo giro andando a conquistare la stage davanti a Custer, Menard, Reddick e Haley.

Il secondo giro di soste è uguale per tutti tranne per Gragson (tamponamento a Jones in pit lane), Briscoe e Sieg che si attardano, ma le prime posizioni restano invariate. Alla ripartenza Allgaier trova il varco giusto per portarsi secondo, ma poco dopo alla caution per il testacoda di Gaulding – toccato da Finchum – Custer gli è già di nuovo davanti. Si riparte subito con Martins che in curva 1 rischia di eliminare sia Briscoe che Cindric ma l’unica conseguenza sono le gomme spiattellate della #98 nel testacoda in mezzo al gruppo.

La gara si decide in modo clamoroso ai -47. Bell fraintende la comunicazione del suo crew chief e capisce “non fermarti [Don’t stop]” anziché “non spiattellare le gomme frenando nello stallo [Don’t slide]” e così non si ferma ai box. Dietro di lui Custer ha l’ordine via radio di seguire la strategia di Bell e così prosegue pure lui. Reddick e gli altri big ringraziano, fanno il pieno e da qui in poi – malgrado siano al limite – possono andare fino in fondo. Tyler alla ripartenza è solo decimo, ma in un paio di giri è già nella top5 e quando si porta in terza posizione può alzare il piede: in caso di caution avrebbe comunque una sosta più breve rispetto ai rivali, in caso di green avrebbe la gara servita su un piatto d’argento date le soste necessarie di Bell e Custer. Cole ha la vettura più veloce e lo dimostra sorpassando Chris ai -31 andando in fuga, ma la sospirata caution che potrebbe riaprire loro la gara non arriva e così i due si fermano in successione ai -20.

Reddick continua a gestire pieno e gomme e vince davanti a Gragson (secondo malgrado il muso ammaccato), Annett, Menard e Allgaier. In campionato Reddick aggancia a quota tre vittorie Bell e Custer e facendo così vola in testa anche alla griglia playoff esattamente a metà della regular season. In coda – a meno di miracoli da parte degli outsider – con il cambio in corsa di Chastain i 12 piloti qualificati per i playoff sono già decisi fin da oggi.

I risultati odierni

La classifica della “FireKeepers Casino 400”

La classifica generale

Così il campionato a 11 gare dalla fine della regular season

I prossimi appuntamenti

Nel prossimo weekend la Cup Series effettuerà il suo secondo weekend di pausa, mentre le altre due categorie saranno in Iowa. Sabato notte gareggeranno i Truck mentre domenica sera la Xfinity Series.

Immagine: GettyImages per nascar.com

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