NASCAR | Truex annienta la concorrenza a Martinsville

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Tempo di lettura: 17 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
29 Ottobre 2019 - 09:00
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Martinsville non era così MARTINsville da 20 anni, ovvero dalle due vittorie di Mark Martin nel 1992 e nel 2000. Martin Truex Jr. aveva un conto in sospeso con lo short track iconico della Virginia, ma ancor di più con sé stesso, visto che nella memoria di tutti c’era ancora la vittoria decisiva di Logano dell’anno scorso che diede il via alla cavalcata vincente di Joey ad Homestead ed alla promessa non mantenuta di Martin di “vendicarsi” di quanto successo. Ci ha messo un bel po’ Truex a capire che quanto successo qui 12 mesi fa era solo colpa sua e che aveva sottovalutato Logano e quindi in questo weekend era deciso a far dimenticare questo a tutti. E ce l’ha fatta: 464 giri in testa su 500, un dominio ancora più largo di quello espresso da Keselowski in primavera (446/500), e nessuno che sia riuscito ad arrivare sul suo paraurti. Un successo che ovviamente lo rilancia in ottica campionato sorpassando di nuovo Hamlin nel ruolo di favorito.

La gara

Il weekend di Martinsville si apre con tante incognite: i big come Kyle Busch, Kevin Harvick e Joey Logano, rimessi nelle prime posizioni dal reset del punteggio all’inizio del “Round of 8”, non sembrano in grado di lottare più per le vittorie come pochi mesi fa, Martin Truex Jr. alterna gare ottime a corse meno buone, per Elliott non si capisce fin dove possa arrivare la Chevy e infine per la coppia Blaney-Larson (con Kyle che corre con una costola fratturata dopo l’incidente di Talladega) Martinsville non è mai stata amica. E dunque per il pilota di casa Denny Hamlin, reduce da un round incredibile, sembra che questa sia l’occasione buona per cementare il ruolo di favorito per il titolo. E infatti il sabato succede proprio questo: pole per la #11 davanti ad Elliott. Purtroppo per Chase il secondo posto è solo un’illusione visto che poche ore prima, dopo appena quattro minuti delle FP1, il suo motore è finito arrosto e quindi è costretto a partire dal fondo della griglia.

Il sabato mattina è segnato anche da ore di preoccupazione per Matt Tifft: pochi minuti prima delle FP1 si sente male nel motorhome e viene trasportato prima al centro medico e poi in ospedale per accertamenti. Dimesso dopo poche ore e dopo diversi esami (di cui non è stato comunicato l’esito), Tifft è tornato a casa e per la gara è stato sostituito da Matt Crafton. E tutti sperano che il suo problema di salute non sia legato al tumore benigno al cervello che gli è stato asportato tre anni fa.

Alla bandiera verde Hamlin rimane in testa davanti a Truex mentre Almirola, che ha ereditato da Elliott la prima fila, rimane invischiato all’esterno e scivola anche dietro a Blaney e Bowyer, possibile sorpresa in questa gara. Da dietro intanto Elliott recupera con costanza e senza fretta, il pericolo di venire bloccato nel traffico e poi essere doppiato è alto ma Chase dimostra molta maturità e al giro 20 è già nella top20. Anche Harvick è costretto alla rimonta (si è qualificato solo 22°) e quando raggiunge Larson nella top15 non esita a sorpassarlo di forza per fargli capire chi è che comanda. Iniziano presto i doppiaggi e nella lotta delle retrovie c’è un contatto fra Crafton e Chastain che fa perdere qualche pezzo di carrozzeria e impianto frenante a Ross e dunque al giro 29 arriva la prima caution.

Hamlin ha il primo stallo in pit lane ma non la migliore pit crew e lo si capisce subito quando perde quattro posizioni e scivola quinto dietro a Truex, Blaney, Suarez e Bowyer. Martin prende la testa al giro 31 e praticamente non la lascerà più fino alla fine della gara. Alla ripartenza Hamlin è nella corsia buona (quella interna) e sorpassa subito Bowyer e Suarez mentre Daniel riesce a resistere agli attacchi di Clint, almeno all’inizio dello stint. Denny però non si ferma e poco dopo sorpassa pure Blaney, ma in questi attacchi ha sfruttato troppo le gomme ed il 1″ di ritardo che ha da Truex non verrà più colmato. Dietro di loro ci sono ancora molte Ford tra cui quelle dello SHR e la coppia Keselowski-Logano che si scambia le posizioni un paio di volte. Ancora nell’ombra Ky.Busch, Harvick e Larson mentre Elliott continua la sua rimonta inesorabile verso la top10.

Il primo long run vede il cedimento di Suarez e Keselowski, la risalita di Byron ed Elliott, uniche Chevy là davanti, ed il crollo di Larson che negli ultimi giri viene addirittura doppiato e si salva da una gara in salita solo perché la resistenza di Austin Dillon nei confronti della #19 è tale da consegnare alla #42 il lucky dog; Truex vince la prima stage davanti a Hamlin (staccato di oltre 3″), Blaney, Bowyer, Logano, Byron, Almirola, Elliott, Ky.Busch e Suarez. Con Elliott che ha svolto il suo compito alla perfezione rientrando nella top10, inizia ora la sua vera gara dall’ottava posizione e rientra di diritto tra i favoriti ma, come vedremo, ne uscirà molto presto.

Il giro di soste non cambia le prime posizioni e quindi in prima fila ci sono i compagni di squadra Truex ed Hamlin. Di norma in questi casi, specialmente se a inizio gara e quando una delle due corsie, qui quella interna, è nettamente migliore allo scatto, si giunge ad un accordo per evitare danni nello stesso team: il primo sceglie la linea esterna ed il suo collega all’interno parte con una frazione di secondo di ritardo per permettere al leader di mettersi davanti senza problemi preservando l’1-2 della squadra e solo a questo punto riaccendere la contesa. Una tattica usata da circa 15 anni, ovvero da quando in Nascar c’è la ripartenza su due file per tutto il gruppo. Invece stavolta Hamlin scatta malissimo al punto che scivola di nuovo indietro scavalcato da Bowyer e Blaney e Denny perde un’altra chance di tornare davanti.

La seconda stage vede l’innalzarsi della combattività: Bowyer ci prova per un paio di giri su Truex ma poi è costretto a cedere mentre nel gruppo ci sono i primi contatti e a farne le spese sono Bowman (ruota mal fissata) e Jones (largo dopo un tamponamento a catena che parte da DiBenedetto e passa da A.Dillon). La sorpresa di questa fase di gara non è tanto Elliott in quinta posizione, bensì Byron che sorpassa Bowyer ed è secondo. Tuttavia come in precedenza a circa un terzo di stage arriva una caution, stavolta per Ty Dillon in testacoda dopo aver girato in curva4 sul muso di Hemric.

Quando tutto sembrava risolto per Hamlin ed Elliott ecco la doppia doccia fredda: per Denny c’è la seconda sosta lenta (da quarto passa settimo) mentre Chase scendendo dal sollevatore e ripartendo rompe qualcosa, sul momento si crede un semiasse ma dopo una prima analisi risulta essere un problema al cambio e quindi la sosta in pit lane diventa una lunghissima riparazione nel garage che dura oltre 50 giri. Problemi anche per Johnson (doppia sosta) e Keselowski (evidente tire rub che però si risolve senza forature) dopo che Jimmie ha dovuto evitare un meccanico di Ty Dillon ed è finito contro la #2. La ripartenza avviene poco dopo metà stage e ancora una volta Truex rimane in testa, stavolta davanti a Bowyer, Blaney, Byron e Logano.

Il long run vede i miglioramenti di Blaney (sorpasso su Clint) e Logano (stessa manovra sulla #24), poi arriva un altro colpo di scena. A poco più di 10 giri dalla fine Joey attacca Bowyer in curva3 e finisce lungo toccando leggermente la #14 sulla fiancata sinistra completando in ogni caso il sorpasso. Poco dopo Clint rallenta accusando una foratura ed è lecito immaginarsi che abbia forato la posteriore sinistra nel contatto subito. Bowyer rallenta, entra ai box e per velocizzare la procedura la sua pit crew gli sostituisce soltanto i due pneumatici di sinistra. Clint riparte ma si accorge che qualcosa non va, infatti poco dopo finisce in testacoda: la gomma forata era la posteriore destra. Come si sia forata rimane un mistero, però quello che conta per la gara è che arriva una caution ad appena sette giri dal break. Tutti vanno ai box tranne un Larson in leggera ripresa che dunque cerca di conquistare punti preziosi in uno sprint di appena tre giri. Kyle ci riesce per due e mezzo, poi Truex con gomme fresche lo sorpassa e vince pure la seconda stage davanti allo stesso Larson, a Blaney, Logano, Almirola, Byron, Ky.Busch, Hamlin, Jones e Keselowski.

La partenza dell’ultima stage vede ancora incontri ravvicinati (tire rub e foratura per Jones) mentre il team di Blaney sbaglia la correzione di assetto e la #12 diventa sottosterzante e Logano ne approfitta, sorpassando il compagno di squadra per sfinimento (Ryan ovviamente non apprezza) dopo numerose bussate leggere sul paraurti. Truex e Logano sono dunque primo e secondo, esattamente come un anno fa, ma il secondo atto della disfida non si verifica dato che Joey non colma i 2.4″ di gap che ha accumulato, anzi si stacca ulteriormente. Intanto si fa vedere la vera sorpresa della gara, che non è il solito DiBenedetto, comunque nella top15 fin dall’inizio, bensì Bubba Wallace che recupera posizioni su posizioni e sorpassando Larson, Harvick e Ku.Busch entra addirittura nella top10.

Byron si conferma nel frattempo una delle auto più veloci sul long run, forse quanto Truex, ma paga soste un pochino più lente e il traffico delle ripartenze e quindi è sempre costretto a rincorrere, così quando sorpassa Logano e torna secondo Martin ha già 4″ di vantaggio su di lui. La fase di calma termina definitivamente a poco più di 150 giri dalla fine quando Austin Dillon fora dopo essere finito lungo ed aver toccato Stenhouse; a questa sosta Truex rimane in testa e ancora una volta Byron perde qualcosa, stavolta finendo dietro a Blaney. La ripartenza premia però William sulla corsia giusta e così prosegue il suo giù e su per la top5. Chi invece ci era appena entrato è Kyle Busch, ma il suo attacco su Logano all’interno non va a buon fine ed una piccola esitazione apre la porta ad Hamlin (attacco deciso) e Keselowski. Anche Almirola ci prova, ma i due si scontrano e la #18 finisce in testacoda, evitata da tutti, mentre la #10 attraversa la pista e Johnson non può evitarlo.

Dopo l’intervista ad Aric in cui giura – anche memore di qualche contatto avvenuto qui in primavera – di voler rendere le ultime tre gare molto difficili a Kyle, si può ripartire ai -128 e nel gioco delle corsie stavolta è Blaney a ripassare Byron, e anche Hamlin ne approfitta, ma la loro lotta non fa altro che favorire Truex. La fuga stavolta non riesce perché Bowman tocca in maniera evitabile Wallace (danneggiandogli il passaruota) e poi perde il controllo travolgendo l’incolpevole Suarez.

In teoria alla bandiera verde dei -118 dovrebbe essere Hamlin a scattare al meglio dietro a Truex ma Blaney piazza due staccate profonde e rimane in seconda posizione. Il long run permette sia a Martin di allungare di nuovo, che a Byron di sorpassare per l’ennesima volta Blaney e rimettersi all’inseguimento del capoclassifica, ma alla fine anche lui deve arrendersi e il distacco torna oltre i 3″. I fuochi d’artificio finali però vengono innescati a 50 giri dalla fine dalla seconda foratura di Bowyer che chiude qui la serata per un problema meccanico.

Il team di Truex si lamenta per quella che ritengono essere una caution inutile (Clint non si è fermato in pista), però bisogna dire che per una serata i commissari si dimostrano coerenti con le bandiere gialle dall’inizio alla fine. Tocca dunque ai meccanici lasciare la #19 in prima posizione e ancora una volta la pit crew fa il suo dovere al meglio. La ripartenza per i primi tre (con il consueto doppio scambio Byron-Blaney fra pit lane e bandiera verde) è tranquilla, un po’ meno per la coppia alle loro spalle. Hamlin è all’interno di Logano e lottano per la quarta posizione per un paio di giri fino a quando in curva4 – non è chiaro se volontariamente, con malizia o solo per un errore – Denny stringe contro il muro Joey. Per la #22 scatta subito il tire rub e in poco tempo una foratura che si conclude con un malizioso (questo sì) testacoda che obbliga i commissari a chiamare la caution ai -40.

Con 35 giri alla fine arriva il primo vero attacco di Byron a Truex, infatti William riparte bene malgrado sia sulla corsia “sfortunata” e per un paio di giri è col muso a metà della #19, ma poi Martin si libera dell’avversario. Dietro di loro un Keselowski in netta ripresa è in quarta posizione e attacca il compagno di squadra Blaney. Il blocco di Ryan è timido e impacciato e così Brad lo tocca mandandolo leggermente lungo. Blaney, per fortuna di Keselowski, perde solo una posizione e Brad lo lascia passare per scusarsi (bisogna ricordare che la #12 è ancora nei playoff mentre la #2 è stata già eliminata) appena in tempo prima dell’ultima caution di giornata in cui McDowell ed Hemric si incastrano mentre lottano per essere il lucky dog.

La ripartenza decisiva arriva a 24 giri dalla bandiera a scacchi e da qui in poi c’è poco da dire: Truex gestisce al meglio Byron e non lo lascia mai avvicinare mai al suo paraurti, a differenza di Logano un anno fa. Dietro di loro Hamlin litiga pure con Keselowski ma rischia di essere invece passato da un Kurt Busch forse alla miglior gara nei playoff, Kyle Busch fa a ruotate con Newman e infine Logano cerca un disperato recupero con gomme fresche insieme a Larson.

Truex domina (termine persino riduttivo) Martinsville e vola così a Homestead grazie alla settima vittoria stagionale. Dietro di lui concludono Byron, alla gara della maturità, Keselowski, Hamlin, Blaney, Ku.Busch, Harvick, Logano, Larson e Newman. L’appendice la regalano Logano ed Hamlin ed è ovviamente la riapertura di una vecchia faida nata addirittura sei anni fa a Fontana e poi proseguita a lungo. Joey cerca il chiarimento con Danny riguardo al contatto avvenuto in pista, Hamlin non si dimostra molto pentito e così Logano lo saluta chiudendo la discussione con una decisa pacca sulla spalla a cui ovviamente il pilota del JGR reagisce e scatta la classica rissa in cui si infilano anche le pit crew (uno degli uomini di Logano è stato sospeso per una gara, prima decisione del genere da molto tempo, per una mossa piuttosto violenta su Hamlin), ma poi tutto si chiude con le solite frecciatine nelle interviste.

Tornando al campionato, ovviamente Truex è il primo qualificato per Homestead (per il terzo anno consecutivo si giocherà il titolo fino in fondo) e diventa lui il favorito per la coppa perché il suo team avrà davanti a sé due settimane in cui potrà pensare soltanto a Miami. Dietro alla #19 Hamlin, Kyle Busch (ancora una volta in ombra e sul quale girano anche delle voci di gossip di cui ovviamente non è questo il luogo giusto per parlarne, ma lo dico solo per riportare le nubi grigie che aleggiano su Rowdy) e Logano mantengono un ampio margine su tutti gli altri. Onestamente però pare difficile che Joey, pentitosi dello scappellotto pochi minuti dopo perché ne ha capito le probabili conseguenze, si qualifichi per Homestead malgrado il +14 su Harvick, il +15 su Blaney e il +24 su Larson perché è chiaro che Hamlin vorrà vendicarsi nelle prossime due settimane. Elliott invece è in fondo al burrone, staccato di 44 punti dalla qualificazione e già obbligato a vincere in Texas e/o a Phoenix.

Le altre categorie

Nella gara della Truck Series prima vittoria per Todd Gilliland al termine di 200 giri ricchi di contatti. A dominare la gara è stato Brett Moffitt, questo almeno fino ad un ribaltone strategico che ha dato il via alla serie di caution (alla fine saranno ben 12 inclusa una bandiera rossa). Dalla pole scatta Christian Eckes ma al secondo giro Moffitt è già in testa e guida una prima stage tranquilla in cui da notare ci sono solo il (primo) testacoda di Ciccarelli e le difficoltà di Chastain (da 12° in griglia a 10°) e Austin Hill (da 17° a 14°).

Al via della seconda stage, in cui i ruoli di Hill e Chastain si sono scambiati a causa delle soste in pit lane, Moffitt continua a guidare senza problemi (vantaggio sul secondo anche di 3″) mentre di lui si scatena la battaglia, con contatti vari (Crafton-Eckes), numerosi lunghi (Friesen su tutti) e sfortune (Ankrum sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato). A 20 giri da metà gara la caution decisiva: il pilota di dragster convertito alla pista Tanner Gray finisce in testacoda dopo un buon debutto e gran parte del gruppo va ai box. In nove non si fermano (e tra questi ci sono Enfinger, Mayer, Hill e Chastain) e quindi Moffitt è costretto a ripartire dalla decima posizione. Anche Crafton non si è fermato ai box, e sarebbe in testa alla gara, ma poco dopo la #88 si ferma in pista per l’ennesimo problema al motore e Matt perde ben otto giri.

Alla ripartenza il 16enne Sam Mayer passa in testa ma dietro di loro J.H.Nemechek stringe a muro Rhodes e quindi è necessario un altro restart ad appena cinque giri dalla bandiera. In questa occasione Mayer controlla senza problemi, Hill duella con Chastain, Ankrum finisce sempre rimbalzato all’esterno e Moffitt si tocca con Eckes rimediando un tire rub al punto che si deve fermare di nuovo perdendo ancora posizioni in pista. Da qui in poi ci saranno ben sette caution negli ultimi 90 giri di gara.

Si inizia con la Decker che cerca di infilarsi all’interno di Jeb Burton e questo rappresenta la fine della gara di Moffitt che per evitarli tocca il muro e poco dopo, pare in una occasione separata, prende un detrito che gli buca il radiatore e così anziché qualificarsi in anticipo per Homestead Brett porta a casa solo un 29° posto. Alla ripartenza dei -79 Chastain sfodera la giusta dose di aggressività e con un bump&run perfetto manda Mayer all’esterno portandosi in testa. Al giro successivo Eckes tenta il sorpasso su Enfinger ma arriva lungo, pure Sam ci prova ma tocca Grant mandandolo ancora più largo, a questo punto al loro interno ci sono pure H.Burton e A.Hill. A Martinsville anche un 3-wide è difficile che finisca senza danni, figurarsi un 4-wide e quindi il big one (con bandiera rossa) è inevitabile: a farne le spese sono Mayer ma soprattutto Hill e Ankrum, la cui gara termina qui.

Chastain ha dunque l’occasione della vita: quattro dei suoi cinque rivali sono ritirati o staccatissimi e solo Friesen è ancora in pista seppur col muso ammaccato per le troppe curve fatte appoggiandosi agli avversari. E infatti Ross gestisce al meglio tutta la fase seguente di gara continuamente interrotta dalle caution: si comincia con il secondo testacoda di Ciccarelli, poi col tamponamento a catena Gilliland-Sauter-Friesen che manda il canadese nel verso opposto e infine l’incastro fra Benning, Rhodes, Boyd e Anderson. Nel frattempo Chastain gestisce Eckes prima e poi Creed (penalizzato anche per una falsa partenza), fino all’arrivo della coppia KBM composta da H.Burton e Gilliland che si dimostra molto pericolosa ma che rischia grosso quando la Cobb rompe un semiasse ed i due rischiano di scivolare sui fluidi lasciati in curva3.

Ai -10 il momento decisivo: Burton scatta male dalla seconda posizione lasciando via libera a Gilliland che poco dopo si apre un varco e passando Chastain si porta in testa allungando su Ross. Sembra fatta per Todd, visto che Harrison sta ostacolando Ross nel tentativo di sorpassarlo, ma ai -6 Dean viene mandato in testacoda e la Decker si incastra con Anderson per evitarlo e quindi si va all’overtime. Qui (durante un clamoroso blackout della Fox) Chastain non riesce a replicare a Gilliland e neppure Burton riesce nel sorpasso finendo in testacoda all’ultimo giro.

Gilliland vince dunque la sua prima gara in carriera, lasciando trasparire tutte le sue emozioni anche contro il suo capo Kyle Busch che lo aveva criticato negli scorsi mesi, davanti a Chastain, Sauter, Enfinger e Timmy Hill. In campionato Moffitt brucia gran parte del tesoretto ma mantiene comunque un margine di sicurezza sulla zona eliminazione da cui Crafton e Ankrum usciranno solo con un miracolo.

I risultati odierni

La classifica della “First Data 500”

La classifica generale

Così il campionato dopo la prima gara del “Round of 8”

La classifica completa

I prossimi appuntamenti

Nel prossimo weekend la Nascar si sposta in Texas. Sabato notte la Xfinity Series e domenica sera la Cup Series metteranno in palio altri due biglietti per Homestead. I Truck invece torneranno l’8 novembre a Phoenix per la gara che deciderà i quattro contendenti al titolo.

Immagine: twitter.com/MartinTruex_Jr

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