NASCAR | Truck Series: Creed batte Rhodes e la bufera

NASCAR
Tempo di lettura: 6 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
12 Luglio 2020 - 18:00
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106.5 miglia completate, se non è un record minimo dell’era moderna poco ci manca. Purtroppo nel weekend del Kentucky anche i Truck hanno avuto a che fare con il maltempo ma almeno sono riusciti a portare a casa una gara che sembrava partita bene e che invece si è conclusa con fulmini, pioggia e vento forte. A vincere per la prima volta in carriera è stato Sheldon Creed, il quale così mette al sicuro il posto ai playoff in una stagione molto combattuta.

La gara

La giornata in Kentucky si apre presto con la gara della ARCA Series (vittoria di Ty Gibbs, il nipote di Joe), poi l’attenzione si sposta sui Truck. E dai controlli tecnici arrivano subito notizie importanti: le vetture di Rhodes, Sauter e Kraus risultano irregolari in un componente aerodinamico posto subito dietro l’abitacolo e per loro arrivano 10 punti di penalità e la partenza dal fondo della griglia. Per Rhodes non è una grave perdita, per gli altri due sì, con Sauter che rimane virtualmente nei qualificati ai playoff solo perché pure Kraus che lo segue in classifica è penalizzato.

Al via il cielo è sereno ma il radar non promette nulla di buono, infatti sta arrivando in fretta una perturbazione e tutti prevedono che ci sarà al massimo un’ora di tempo prima della pioggia. La gara diventa ufficiale al termine della seconda stage, dopo 70 giri, e quindi la possibilità di condurre la corsa in porto c’è, basta solo non fare troppi incidenti.

E i piloti infatti fanno i buoni per il primo giro a differenza di Pocono, meno il motore di Boyd che va in fumo dopo pochi metri e quindi la caution è obbligatoria. Ci si riprova al giro 8 e Brett Moffitt, che aveva conquistato la pole per sorteggio, si deve difendere da uno Sheldon Creed che negli scatti si conferma uno dei migliori di tutta la Nascar e che alla partenza della corsa era passato da ottavo a secondo. Creed ci prova anche a passare Moffitt ma viene respinto e si deve riaccodare a Zane Smith ed Eckes, il quale tuttavia finisce loose e perde posizioni.

Al 14° giro Rohrbaugh si trova coinvolto in un 3-wide nel profondo del gruppo e per cercare il contrattacco perde la vettura in ingresso di curva1 in maniera analoga – se non anche più violenta – a quanto fatto da Brandon Jones il giorno precedente. Nessuno dei leader si ferma ai box e così Moffitt riparte in testa a 17 giri dalla fine della prima stage. Il suo avversario è Zane Smith che gli rimane incollato al paraurti, ma non riesce a sorpassarlo perché Viens finisce in testacoda per l’ennesima caution della serata.

Crafton e il neomaggiorenne Chandler Smith vanno ai box per smuovere la loro gara mentre Ryan Truex fora su un detrito e deve rientrare in pit lane, dunque alla bandiera verde dei -10 Moffitt è ancora al comando ma stavolta Zane attacca più deciso all’interno e scavalca Brett, il quale tenta il controsorpasso negli ultimi giri ma non ce la fa: Smith vince la prima stage davanti a Moffitt, Creed, Eckes ed Ankrum.

Mentre Kligerman, Crafton, Rhodes e Self approfittano delle soste precedenti per portarsi in testa, Moffitt si prende una penalità per eccesso di velocità e questo gli costerà carissimo visto che a tutti pare chiaro che la tregua dal cielo durerà ancora poco. Alla ripartenza Self scatta male e manda fuga la coppia Kligerman-Rhodes (malgrado Parker abbia qualche problema meccanico con le marce basse). Però le caution non sono finite, stavolta il testacoda è di Barnhill.

Si riparte ai -24 e, nei pochi metri prima dell’incidente fra Cobb e Forrister, Rhodes scavalca Kligerman portandosi in prima posizione; Chandler Smith esce dalla lotta per la top10 fermandosi ai box per riparare una fiancata ammaccata in un contatto con Friesen. La bandiera verde viene sventolata a 19 giri dalla fine della stage e Creed dalla terza posizione – e con gomme fresche – prima sposta Kligerman e poi attacca Rhodes andando al comando. Sheldon e Ben vanno in fuga perché Zane Smith (terzo) non ha il loro ritmo e Crafton non riesce a sorpassarlo creando un trenino a cui si accodano Sauter, Eckes ed Austin Hill. Questo gruppetto regala molti sorpassi ma di risultati concreti pochi.

Crafton riesce a scavalcare Smith soltanto a due giri dalla fine, quando la testa della gara è ormai lontana 7.6″, ma così facendo apre la porta a tutti gli inseguitori. Creed vince la seconda stage davanti a Rhodes, Crafton, Sauter, A.Hill, Eckes, Z.Smith, Kraus, Gray e Todd Gilliland. Sono passati 70 dei 150 giri ma per regolamento la gara è ufficiale e questa distanza è stata completata appena in tempo: ormai il cielo è nerissimo, il vento si sta alzando e prima della pioggia sono previsti pure i fulmini.

Il cielo sopra l’ovale nell’unico giro percorso dietro la pace car fra la fine della seconda stage e la bandiera rossa

Sono infatti proprio i fulmini a decretare lo stop provvisorio della gara dopo appena pochi metri dalla caution; arriva l’ormai consueto lightning hold che precede lo stop completo per almeno mezz’ora. Dopo 15′ arriva anche la pioggia e la pista in un attimo diventa irrecuperabile; passano appena altri 9′ e – visto il radar – la Nascar decidere di chiudere qui la gara. Giustamente perché vedendo le precipitazioni successive la corsa non sarebbe ripresa prima della mezzanotte locale, dopo almeno cinque ore di interruzione.

Sheldon Creed vince così la prima gara in carriera che – seppur monca – finalmente gli regala una gioia dopo un 2019 in cui aveva faticato a mettere insieme una gara intera senza errori o problemi. Per vincere ha sfruttato una buona vettura di partenza con la sua arma migliore ovvero le ripartenze. Per vincere le gare serve anche questo in fondo.

I risultati odierni

La classifica della “Buckle Up in Your Truck 225”

La classifica generale

Così il campionato dopo 7 gare

I prossimi appuntamenti

Stasera alle 20:30 (diretta su DAZN e Nascar Trackpass) andrà in scena la gara della Cup Series, la decima edizione della “Quaker State 400”. Dalla pole position per sorteggio scatterà Kyle Busch.

Immagini: nascarmedia.com

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