Chandler Smith domina la gara rimontando in ogni stage. Nemechek bacia il muro al primo giro e apre la porta a Rhodes, in controllo sempre tranne nella stage finale quando Zane Smith rischia di prendersi il trofeo più prestigioso
“La calma è la virtù dei forti”, questa in sintesi della gara che ha consegnato a Ben Rhodes il titolo 2021 della Truck Series. Il weekend di Phoenix è stato sotto il suo controllo e solo un arrembante Zane Smith, vicecampione per la seconda volta di fila, lo ha fatto tremare per una trentina di giri al poco dal traguardo. Escludendo un Crafton poco efficace, il 2021 passerà alla storia anche per la stagione buttata da Nemechek, dominatore da marzo (febbraio monopolizzato proprio da Rhodes invece) a giugno e poi sparito dal radar fra errori ed incidenti inaspettati. Per la rivincita fra i quattro il 2022 è lontano pochi mesi.
La gara
A Phoenix è quasi un venerdì di fine estate e le temperature sfiorano i 30 °C durante il giorno. Il consueto programma compatto della Truck Series vede libere (da 50′), qualifiche (unico turno, due giri lanciati) e gara da 150 miglia nella stessa giornata.
I titoli in palio per la categoria sono ancora tanti e dunque la gara si preannuncia molto intensa. Partendo dal fondo, in ballo dopo l’eliminazione di entrambi al “Round of 8” c’è il premio di rookie dell’anno e Chandler Smith, vincitore a Bristol, parte con appena tre punti di margine su Carson Hocevar; in gara, tuttavia, non ci sarà storia. Per il titolo a squadre sono ancora in lotta, invece, la #4, la #21, la #99 e la #38 di Todd Gilliland, brillante protagonista dei playoff beffato solo dalla ripartenza finale a Bristol che lo ha escluso dalla battaglia per il titolo piloti.
Per il campionato più prestigioso i Championship 4 sono John Hunter Nemechek sulla #4 del KBM, protagonista della stagione con cinque successi ma a secco addirittura da fine giugno, Zane Smith, il giovane sulla #21 del GMS Racing che col successo di Martinsville ha ribaltato una stagione storta, e la coppia del ThorSport Racing, con la #99 del calmo ma non da istigare Ben Rhodes ed infine il veterano Matt Crafton, alla caccia con la sua #88 del quarto titolo in carriera.
Le prove libere disputate alle otto di mattina locali mettono già in chiaro molti dati. Todd Gilliland si prende la prima posizione nella simulazione di qualifica davanti a Creed, Ankrum, Chandler Smith e Ben Rhodes, il migliore dei quattro. Nemechek non convince ed è “solo” nono dietro a Tanner Gray, Eckes e Wood, mentre gli altri due rivali sono ancora più indietro con Zane Smith 12° e Crafton addirittura 18°.
Le qualifiche sono probabilmente il momento decisivo del weekend; dopo aver deciso i tre DNQ (Cram, Cobb e Benning dopo che Davis e Peck non si sono presentati a Phoenix), si entra nel vivo con i big. Mentre Ankrum finisce in testacoda alla bandiera a scacchi, Chandler Smith si prende al primo giro una pole incredibile con tre decimi di margine su Creed e Gilliland; non stupisce il quarto posto in griglia di Rhodes, decisamente di più il quinto di Crafton. Deludenti gli altri due contendenti, con Zane Smith 13° a 0.7″ dalla pole e Nemechek addirittura 16° seppur a soli 21 millesimi dalla #21.
Sotto le luci di Phoenix, in un clima che appare rilassato, con Rhodes il più calmo di tutti come sempre, malgrado per molti ci sia in palio qualcosa, anche se è solo per l’orgoglio personale (come per Creed ed Austin Hill che passeranno in Xfinity Series col RCR) o per cercare un sedile per il 2022, dopo aver mandato in fondo Ankrum (cambio gomme dopo il testacoda in qualifica), Anderson, Roper e Sauter (assenti alla presentazione dei piloti), la corsa può avere inizio.
E si inizia subito col botto: mentre Creed dalla corsia esterna (relativamente, visto che tutti tagliano notevolmente la dogleg) sorpassa Chandler Smith, costretto così a recuperare segnando il leitmotiv della corsa, nella pancia del gruppo Nemechek dalla corsia esterna cerca subito il recupero, tuttavia in curva1 finisce sulla resina, messa al posto del PJ1, e finisce ancora più largo baciando il muro. Sarebbe finita qui senza troppi danni se non avesse ancora problemi in curva2, il plotone che poco prima era 3-wide se non di più ora è ancora 3-wide in un punto più stretto.
Nemechek si tocca con la fiancata sinistra contro la vettura di Wright e prosegue la sua corsa dopo essere precipitato al 26° posto. Mentre al comando Creed precede Chandler Smith, Gilliland, Rhodes, Hocevar, Friesen, Crafton con Zane Smith 11°, gli occhi di tutti sono sulla vettura #4 che cerca il recupero. A prima vista non si scorge nessuna traccia di tire rub, tuttavia al sesto giro la situazione precipita e la fortuna non è d’aiuto.
La gomma anteriore sinistra di Nemechek cede in curva2, pochi metri dopo l’ingresso della pit lane e quindi John Hunter è costretto a percorrere un giro a rilento su tre ruote prima di andare ai box e ripartire. Al rientro la #4 è 35esima e penultima, davanti al solo Wright andato anch’egli ai box, staccata di due giri.
La situazione è già critica in una corsa che è molto breve, tuttavia la speranza si fa più forte poco più tardi, infatti Alan va a muro in uscita di curva4 e la caution permette a Nemechek col lucky dog di recuperare uno dei due giri. La caution gli permette anche di andare di nuovo in pit lane e sistemare al meglio la vettura oltre a montare quattro gomme fresche visto che in precedenza per non perdere ulteriore tempo ne aveva sostituite solo due.
Dopo una lunga caution in cui i team radio descrivono già la situazione generale (Zane Smith accusa un po’ di vibrazioni ai freni, Rhodes è calmo, Kyle Busch invece cerca di tenere tranquillo Nemechek), si può ripartire ai -27 nella prima stage. Creed scatta bene e rimane al comando mentre Chandler Smith deve badare dall’attacco (fallito) di Rhodes al suo interno; il pilota del KBM si guarda forse troppo a sinistra e non vede che invece a destra lo sta passando Gilliland. Ben, invece, deve alzare il piede e così viene sfilato da Friesen, tuttavia anche il quinto posto lo renderebbe campione, seppur solo piloti e non a squadre visto che Todd è davanti.
Mentre Chandler Smith ai -20 raggiunge e inizia a puntare Creed, dietro di loro si tengono d’occhio la rimonta di Zane Smith e soprattutto i piloti in coda al gruppo perché si stanno decisamente staccando dalla vetta e potrebbero rubare il lucky dog a Nemechek. Il duello in vetta è molto bello, con Chandler che cerca l’interno e Sheldon che resiste all’esterno per due volte, poi alla terza deve alzare bandiera bianca ai -10.
Nemechek intanto si sta comportando bene (è all’altezza del 12° posto in pista), il problema per lui è che Chandler Smith raggiunge e doppia prima Boyd, poi Bohn e Roper e così la gara della #4 torna in salita. Il pilota della #18 allunga decisamente a pista libera e stacca i rivali, fra cui il terzetto di Gilliland, Friesen e Rhodes che sta battagliando per il terzo posto.
Chandler Smith vince la prima stage su Creed (+2.5″), Gilliland (+3.7″), Friesen (+3.9″), Rhodes (+4.0″), Hocevar (+4.3″), Crafton (+4.9″), Eckes (+5.1″), Zane Smith (+6.9″) e Kraus (+8.4″); il lucky dog va ad Anderson 28° mentre Nemechek è 31°. Minuti difficili per la famiglia Gray, con Taylor che finisce in testacoda all’ultimo giro e Tanner che va nel garage per un problema meccanico.
Il primo giro di soste è probabilmente quello decisivo per il campionato: mentre Creed ne approfitta per tornare al comando su Rhodes (tight in ingresso di curva e loose in uscita), le soste di Zane Smith (sottosterzo e ancora il problema ai freni) e Crafton (sovrasterzo in uscita) non sono eccezionali e scivolano rispettivamente settimo e ottavo dietro a Gilliland, Chandler Smith, Friesen ed Hocevar. La scelta più incredibile è però quella del box #4: Nemechek non prende la wave around per paura di venire ridoppiato nella breve (37 giri appena) stage con gomme usurate e quindi la #4 rimane doppiata.
Si riparte dopo gli ulteriori problemi per Thompson, rookie del Niece Motorsports (penalità per speeding), Austin Hill (doppia sosta per perdita d’acqua e pedale dell’acceleratore che non risponde bene) e Deegan (perdita per pochi istanti di fluidi); Creed mantiene il comando davanti a Rhodes che deve guardarsi da tutte le parti pur continuando ad attaccare, tentando allo stesso tempo delle strategie diverse in curva decidendo ad esempio di scalare in terza marcia.
Mentre Nemechek va alla caccia di una caution, che non arriva anche se Ty Dillon bacia il muro in curva3, Crafton riparte bene ed è davanti a Zane Smith, il quale però poi reagisce e comincia il recupero come il quasi omonimo costretto di nuovo alla rimonta. Chandler raggiunge presto Rhodes che farebbe bene a farlo passare visto che non sono in lotta diretta, invece Ben decide di resistere finché può.
È in questa fase di gara che Crafton, il quale prima del via ha comunicato che il suo storico crew chief Junior Joiner andrà in pensione a fine corsa, esce dalla lotta per il titolo, infatti la #88 viene scavalcata sia da Zane Smith che da Hocevar e poi non riuscirà più a riemergere. Nemechek, intanto, torna in zona rossa dato che Creed si sta avvicinando ai doppiati.
Il trio di testa raggiunge ai -20 di nuovo Boyd e poi gli altri davanti a lui; Nemechek è veloce malgrado la botta subita, tuttavia la gara ad inseguimento sui doppiati sarà vana. In vetta, intanto c’è un po’ di elastico e Creed a seconda della lotta fra Rhodes e Chandler Smith allunga o si vede raggiunto a causa di un approccio non entusiasmante (sarà così per tutta la corsa) alle vetture più lente, come ad esempio quando prima aveva perso 1″ netto con Boyd.
Ai -10 Chandler riesce a trovare l’incrocio “opposto”, ovvero dal suo solito interno riesce a trovare l’esterno, su Rhodes e si porta al secondo posto, poi approfitta di Creed che viene rallentato da Self, ai -7 Sheldon viene raggiunto e poi, quando si trova Anderson, Bohn e Rodgers, pure infilato a due giri dal break.
Chandler Smith vince così anche la seconda stage su Creed (+1.0″), Rhodes (+1.1″), Friesen (+1.8″), Gilliland (+2.8″), Zane Smith (+4.8″), Hocevar (+5.9″), Crafton (+6.9″), Enfinger (+9.1″) ed Eckes (+10.2″); Rodgers è il lucky dog con il 24° mentre Nemechek 27° rimane ancora una volta doppiato.
La pit lane rimescola la classifica e la nuova classifica vede Friesen al comando su Chandler Smith, Creed e Rhodes (sottosterzo), tuttavia il fatto più importante è che ora Zane Smith è quinto ed incollato alla #99; Gilliland, Hocevar, Crafton, Eckes ed Austin Hill completano la top10 con Nemechek che deve fermarsi anche stavolta; in pit lane Taylor Gray tocca involontariamente Bohn e la #30 effettua la sua sosta al contrario.
Si riparte per gli ultimi 51 giri, Friesen si lancia largo, tuttavia Creed va ancora più largo di lui in curva1 e ritorna al comando. In coda però Fogleman ha avuto un problema meccanico e si è fermato in pista. La caution è la manna dal cielo per Nemchek che col lucky dog ritorna a pieni giri e in lotta per il titolo. La nuova classifica vede Creed davanti a Friesen, C.Smith, Gilliland, Rhodes, Hocevar, Z.Smith, Eckes e Sauter con Crafton 11° e Nemechek 24°.
Quella che sarà l’ultima bandiera verde della Truck Series nel 2021 viene sventolata ai -45: Creed scatta bene e rimane davanti a Friesen, Gilliland tenta una manovra in curva1, ma in curva2 finisce loose e viene risucchiato dal gruppo con Rhodes terzo su Eckes, suo compagno di squadra e dalla livrea identica oltre al numero simile (#99 e #98). Dietro di loro c’è Zane Smith che ha sistemato tutti i problemi ed ora parte in missione.
In appena cinque giri il pilota della #21 prima scavalca Eckes poi all’esterno di curva4 anche un Rhodes passato dal sotto- al sovrasterzo e che per la prima volta in 110 giri, quando ne mancano appena 40 alla fine, non è virtualmente campione. Mentre Crafton (12°) e Nemechek (19°) possono tornare in corsa solo con un’altra caution, si nota subito come il retrotreno della #99 scappi via in uscita di curva così come la #21 gli scappi via davanti.
Zane Smith è scatenato e poco più tardi raggiunge anche Friesen, senza tuttavia riuscire a superarlo favorendo la fuga di Creed. La situazione di Rhodes diventa ancora più complicata poco più tardi ai -35 quando Chandler Smith, costretto alla terza rimonta, lo scavalca lasciandolo sul posto. Più indietro, invece, Nemechek raggiunge Crafton e poco dopo lo scavalcherà portandosi all’11° posto.
Ai -30 forse c’è il primo punto di svolta: Chandler raggiunge e passa in un attimo Zane Smith andando a riprendere subito Creed e Friesen. Il gap ora fra la #21 e la #99, senza più vetture fra di loro, è di circa 1-1.2″ e rimarrà costante per i giri successivi. Il trio di testa inizia ai -25 la battaglia finale che li vede per un attimo anche 3-wide in curva1. Creed litiga ancora con i doppiati e questo rende più facile il compito di Chandler Smith che, dopo il sorpasso su Friesen ai -20, ai -17 torna al comando.
Ai -15 si entra nella fase finale che chiude la porta in faccia alla #4 e alla #88: C.Smith è primo su Creed (+0.5″), Friesen (+0.9″), Z.Smith (+3.0″), Rhodes (+4.2″), Eckes (+5.4″ e fido scudiero di Ben), Gilliland (+6.2″), Hocevar (+6.9″), Sauter (+7.3″), A.Hill (+8.2″), Nemechek (+8.7″) e Crafton (+10.0″). La rimonta di John Hunter che entra nella top10 poco più tardi non basterà. Davanti sembra quasi fatta per Zane Smith, in assoluto controllo all’apparenza, e invece quello in controllo è Rhodes.
Ai -12 Zane Smith si trova davanti la #25 di Allen da doppiare ed il secondo che perde in due giri sembra solo un intoppo momentaneo, ma il pilota del GMS non riuscirà più a trovare il ritmo. Ai -9 Rhodes si trova davanti il rivale per il titolo e non gli risparmia un audace ma leggero bump&run per scavalcarlo. Ben scappa via, mentre Zane crolla.
Negli ultimi giri Rhodes dimostra di aver gestito le gomme al meglio e addirittura va a riprendere Creed passandolo di slancio ai -3 nonostante un leggero contatto fiancata contro fiancata. Non arrivano caution ad aiutare né Zane Smith, né Nemechek, né Crafton, dunque i doppi festeggiamenti possono partire.
Chandler Smith domina il weekend di Phoenix precedendo Friesen (+4.6″), Rhodes (+6.4″), Creed (+7.2″), Zane Smith (+8.4″), Eckes (+9.2″), Nemechek (addirittura settimo a +9.7″), Gilliland (+10.7″), ed Austin Hill (+11.5″); Crafton è solo 12° (+13.8″) dietro a Sauter.
È il trionfo Toyota quello che si consuma in Arizona: dopo il titolo costruttori, infatti, arrivano il titolo piloti con un entusiasta, ma sempre sotto controllo, Rhodes, il titolo a squadre della #99 (primo successo ThorSport dato che non era mai arrivato con Crafton), un altro successo parziale con Chandler Smith (secondo della stagione) che si prende senza problemi il titolo di rookie dell’anno davanti ad un comunque meritevole Hocevar.
Rhodes può festeggiare un titolo comunque meritato e dopo 150 giri, oppure nove mesi, da uomo calmo si lascia andare. Come ammetterà più tardi non è un ragazzo che beve tanto e quindi gli bastano due lattine di Bud Light per arrivare in conferenza stampa già leggermente alterato. I 20′ successivi restituiscono un po’ di umanità a questi super-atleti e regalano un po’ di risate agli spettatori. Alla tua Ben, un brindisi anche da parte del sottoscritto.
Il campione
Ben Rhodes nasce a Louisville, Kentucky il 21 febbraio 1997 da una famiglia estranea al mondo delle corse, ma il padre è presidente di una società attiva nel settore meccanico. A sette anni inizia a gareggiare sui kart e dopo i primi successi inizia la gavetta classica delle stock car. A 11 anni sale sulle vetture Bandoleros, a 13 sulle Legends e a 14 sulle Late Model.
Viene notato per la prima volta nel 2012 dall’ex pilota australiano Marcos Ambrose, vincitore quell’anno della sua seconda gara consecutiva in Cup Series al Watkins Glen sulla #9 del Richard Petty Motorsports. Ambrose fa correre Rhodes nel suo team di Late Model e a fine anno viene ingaggiato dal Turner Scott Motorsports, allora una fucina di talenti da cui fra i tanti è passato anche Kyle Larson.
Nel 2013 Rhodes fa il grande salto e debutta nella K&N (ora ARCA) Pro Series East, la quinta divisione non ufficiale della Nascar. In una stagione part-time con sette gare disputate su 14 sulla #41 Ben ottiene due top5 (Iowa e New Hampshire) e cinque top10 incluso il nono posto al debutto a Bristol. Le prestazioni notevoli sono tali da essere incluso nel programma ufficiale “Nascar Next” per i giovani piloti.
L’anno successivo vede Rhodes partecipare a tempo pieno alla K&N Pro Series East e la sua è subito una campagna vincente. Con cinque vittorie parziali (ottenute nell’arco di sei delle 16 gare in calendario in cui azzera la concorrenza) si laurea rookie dell’anno e soprattutto campione battendo piloti del calibro di Cameron Hayley, Gray Gaulding, Brandon Jones, Austin Hill, Jesse Little, Kaz Grala, Daniel Suárez, Brodie Kostecki (ora tornato in Australia con le Supercars), Cole Custer, Matt Tifft, Sam Hunt (attuale team owner del Sam Hunt Racing) e molti altri nomi noti.
Già in primavera, tuttavia, il Turner Scott Motorsports lo aveva fatto debuttare nella Truck Series e alla prima gara a Martinsville è subito settimo, poi, dopo un ritiro a Dover, è nono a Bristol e quinto a Phoenix a fine anno. Ancora una volta le prestazioni notevoli gli valgono una chiamata di rilievo, quella di Dale Earnhardt Jr. per il suo JR Motorsports.
Nel 2015 Ben Rhodes dunque salta subito in Xfinity Series con la #88 del JRM su cui disputerà dieci gare in coabitazione con molti big come lo stesso Dale Jr., Kevin Harvick e Kasey Kahne. Il debutto è ancora stellare ed in Iowa è settimo. Poi però l’annata non va al meglio e per lui di rilevante ci saranno solo il decimo posto a Mid-Ohio e la pole position ottenuta a Road America causa cancellazione delle qualifiche per pioggia e griglia di partenza stilata in base ai risultati delle libere. Dopo il 20° posto all’ultima gara di Miami, Rhodes annuncia che lascerà il JRM alla caccia di un sedile a tempo pieno in Xfinity Series.
Due mesi più tardi arriva sì il “posto fisso”, ma è nella Truck Series dato che è arrivata la chiamata del ThorSport Racing. Ben solo ha 19 anni e anche se è quasi un veterano viste le esperienze precedenti, il primo anno è complicato. Inizia sì bene con settimo posto a Daytona, poi potrebbe vincere in Kansas ma un incidente all’ultimo giro con Sauter regala il successo a William Byron, infine manca i playoff (allora ad otto) e chiude il campionato con un modesto 14° posto in classifica generale, appena due top5 ed una pole a Martinsville.
Riconfermato in squadra, il 2017 è decisamente un anno migliore. Ancora una volta è il Kansas è la pista migliore, tuttavia la beffa ancora atroce dato che a 10 giri dalla fine è in testa davanti a Kyle Busch quando si rompe il motore. Qualificatosi ai playoff grazie ad un buono sprint finale nella regular season, a Las Vegas batte il futuro campione Christopher Bell ed ottiene il primo successo in carriera nella Truck Series. Purtroppo il round successivo dei playoff non sarà all’altezza e, dopo l’eliminazione, Rhodes chiude la stagione comunque con un ottimo quinto posto in generale.
Il 2018 è un anno difficile per lui e per la squadra, afflitta da molti problemi al motore. Tuttavia Ben, grazie alla sua solita costanza di rendimento e calma nei momenti complicati, riesce lo stesso a piazzare i risultati giusti al momento giusto e la gara casalinga dominata in Kentucky ne è la dimostrazione. Purtroppo per lui i playoff non andranno come si aspettava e dopo una precoce eliminazione è ottavo in classifica.
Come detto, Rhodes è un pilota pacato, ma i più calmi quando finiscono ko per causa altrui si arrabbiano ancora di più. È il caso della stagione 2019 quando in Kentucky viene toccato dal doppiato Poole e poi ad Eldora spedito a muro da Dippel e Rhodes li affronta duramente nel post-gara dopo aver perso punti preziosi che poi lo escluderanno dai playoff. Il buon finale di stagione gli varrà solo il platonico titolo di “migliore degli altri”.
Se il 2019 era stato tumultuoso, il 2020 non è da meno. Rhodes torna sì al successo a Darlington nella gara autunnale, poi però i playoff deragliano subito in Texas, dove in gara inizia una faida con Christian Eckes, che viene praticamente spedito a muro volontariamente in un gesto censurabile, e poi nel finale si scontra con Chandler Smith, il vincitore di Phoenix, e Bilicki, con quest’ultimo che accusa Rhodes e Ben che invece punta il dito sul pilota KBM, accusato di aver vendicato il compagno di squadra Eckes per l’incidente precedente. Il brutto risultato lo elimina dalla lotta per il titolo ed arriva un settimo posto finale.
Resettata la mente, al sesto anno a tempo nella categoria con il ThorSport, Ben inizia la stagione col botto, ma stavolta nel bene. L’uno-due iniziale a Daytona fra ovale e stradale gli valgono già a febbraio la qualificazione matematica ai playoff in un campionato che prima del via pare molto combattuto, al punto che si pronostica anche il fatto che un successo di tappa non sia sufficiente per la qualificazione alla fase ad eliminazione.
Mentre John Hunter Nemechek si scatena con le sue cinque vittorie, Rhodes non alza il piede e rimane sempre fra la top5 e la top10 mancando l’appuntamento nella regular season solo ad Atlanta, Texas, Pocono e Watkins Glen. I playoff point accumulati sono sufficienti per garantirgli due round tranquilli in cui bastano in apertura il terzo posto di Gateway prima ed il secondo di Las Vegas poi per poter pensare già alla fase successiva, il tutto malgrado forse l’unico errore dell’anno, ovvero l’incidente di Darlington.
Arrivato a Phoenix completamente rilassato, nella pura tradizione Rhodes, in Arizona Ben mantiene la calma per tutto il weekend e, mentre Nemechek va alla deriva fin da subito e Crafton non si inserisce nella lotta, il pilota della #99 rimane concentrato anche quando nell’ultima stage si vede passato da Zane Smith. La vettura e l’assetto poi tornano nelle sue mani e con un leggero bump&run il titolo è suo. Rhodes in ogni caso non ha rubato il titolo, infatti anche se Nemechek ha più vittorie e avrebbe avuto più punti in totale, alla fine il pilota con meno incidenti e col migliore piazzamento al traguardo è proprio il 24enne Ben Rhodes, campione 2021 della Truck Series.
I risultati odierni
La classifica della “Lucas Oil 150”
La classifica finale
La classifica finale della “NASCAR Camping World Truck Series 2021”
I prossimi appuntamenti
Stanotte a Phoenix (h 1:30, diretta SI Motori e Nascar Trackpass) si assegnerà il titolo della Xfinity Series. Prima però alle 22:35 ci saranno le qualifiche della stessa categoria cadetta e a seguire alle 24:00 le qualifiche della Cup Series.
Immagini: media.nascar.com
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.