NASCAR | Storica vittoria di Daniel Suárez a Sonoma!

NASCAR
Tempo di lettura: 24 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
14 Giugno 2022 - 08:30
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Gara tranquilla, il gruppo selezionato da errori e penalità in pit lane. Suárez sale in cattedra nell’ultima stage, controlla Buescher e diventa il quinto pilota non americano (primo messicano) a vincere una gara in Cup Series


¡Que viva México! Il periodo di gloria del motorsport messicano iniziato con Pato O’Ward e passato da Sergio Pérez finalmente ha visto la vittoria anche di Daniel Suárez in NASCAR, o meglio in Cup Series dato che il pilota di Monterrey aveva già dei successi nella Truck ed in Xfinity Series di cui è diventato campione nel 2016. Il problema per lui rimaneva però togliersi questo peso di dosso e che per troppo tempo era stato quasi risolto. La chiave di volta sono stati Justin Marks ed il Trackhouse Racing che hanno deciso di credere in lui fin dalla creazione del team. Ed oggi a Sonoma quella fiducia è stata ampiamente ripagata in una gara magistrale.

La gara

Malgrado il ritorno sullo storico layout corto (privato però del cordolo in curva4 che faceva saltare le vetture a causa della paura di danni al fondo per le Next Gen) dopo un tentativo sul percorso che includeva anche il Carousel durato due edizioni, le vetture della Cup Series sono impegnate nel tradizionale format breve. Le libere (Larson il più veloce davanti ad Elliott e questo è già un indizio per il prosieguo) e le qualifiche non vedono incidenti di rilievo.

Da notare c’è solo Cody Ware che fallisce i controlli per ben tre volte e quindi la penalità a questo punto è già pesante ed include la non partecipazione alle qualifiche, l’espulsione di un membro del team ed un drive through ad inizio gara, poi però domenica mattina (dato che non c’era più tempo sabato) la #51 viene bocciata una quarta volta e a tutto quanto elencato si aggiunge una penalizzazione che dovrebbe essere di 10 punti. Il quinto tentativo è quello buono per Cody.

Dal primo turno delle qualifiche avanzano prima Hamlin (secondo tentativo forzato per lui), Reddick, Logano, McDowell e Buescher, poi Larson, Chastain, Elliott, Custer e Suárez. Fuori a sorpresa Cindric (appena 25°) ed Allmendinger che lamenta qualche problemino tecnico; arrabbiatissimo invece Kurt Busch dato che il team non l’ha lasciato tornare in pista per un secondo giro veloce e così è stato scavalcato ed escluso. Bell, infine, sa già di dover partire dal fondo per un problema allo sterzo.

La pole position (1’17.924″), assolutamente pronosticabile, è di Kyle Larson il quale precede di soli 0.075″ il compagno di squadra Elliott, seguono le sorprese Buescher e McDowell, Reddick e Custer, la coppia Trackhouse con Chastain e Suárez (poco dopo protagonista anche nei Truck sostituendo Hocevar) ed infine Logano ed Hamlin; per Larson questa è la quinta partenza di fila davanti a tutti a Sonoma, ma solo la quarta pole perché nel 2021 si utilizzò l’algoritmo e quindi non è conteggiata come tale nelle statistiche ufficiali.

Il tema della settimana è ovviamente la faida nata a Gateway fra Hamlin e Chastain (Elliott pare starsene fuori) con grandi dubbi se Denny cercherà la rivincita di forza anche a Sonoma. I due nel frattempo praticamente non si sono parlati, la NASCAR ha deciso di non intromettersi a meno che i due usino la vettura come un’arma. Al sabato nell’hauler di Hamlin appare un anguria, ma i diretti interessati negano che sia stato un gesto di pace.

In una Sonoma stranamente fresca (20 °C), poco assolata (cielo velato se non coperto ed addirittura un 10% di rischio pioggia), ancora leggermente verde dopo la primavera e desolatamente poco affollata (non c’è il tutto esaurito), dopo aver mandato in fondo alla griglia i citati Ware e Bell, ma anche Allmendinger (problemi allo scarico) e Jones (sterzo), la gara può cominciare in ritardo perché Stenhouse ha problemi al trasponder.

Al via Elliott ci prova all’esterno di curva1 che poi diventa interno in curva2, ma Larson rimane al comando; terzo è McDowell poi inizia la battaglia 2-wide con Buescher che si difende dall’attacco di Custer. Alle esse il gruppo è già in fila indiana e così inizia una corsa che si rivelerà molto tranquilla e che vedrà pochi sorpassi. A completare la top10 sono Suárez, Reddick, Hamlin, Kyle Busch e Chastain che ha perso un paio di posizioni.

In vetta il pronostico viene rispettato e la coppia dell’Hendrick Motorsports va in fuga seguita dall’altra coppia McDowell-Buescher; Ware sconta il suo drive through e all’uscita dai box ha mezzo giro di ritardo. Arriva subito anche il primo team radio ed è di Truex, addirittura 29°, che lamenta una mancanza di grip. Problemi anche per Allmendinger che riporta l’indurimento dello sterzo e fa subito mea culpa in quanto già nelle qualifiche aveva avvertito lo stesso feeling ma lo aveva sottovalutato; la rottura della pompa del servosterzo complicherà la sua giornata.

Dopo cinque giri tranquilli Chastain si sveglia e supera di nuovo Kyle Busch (che ha tanto sottosterzo) trovandosi così in scia proprio ad Hamlin. Mentre Ross cerca di passare Denny in qualche modo senza conseguenze, Cindric fa a fiancate con Gilliland, Keselowski scavalca Kurt Busch per il 14° posto e Stenhouse finisce leggermente fuori pista.

Alla fine al nono giro Chastain attacca al tornantino, Hamlin si tiene largo ma un’esitazione gli fa alzare il piede e così Ross guadagna i metri della sicurezza, tuttavia arriva una caution a raggruppare tutti giusto dopo il sorpasso di Logano su Kyle Busch all’ingresso nelle esse. A salutare la corsa in netto anticipo è Bubba Wallace che deve parcheggiare la #23 col motore in fumo.

In pochi vanno ai box (Kyle Busch, Byron, Haley, Almirola, Bell, Gilliland, Allmendinger che si ferma col cofano alzato, Bilicki, Heckert e Ware) e qualcuno di essi monta adesso il set di gomme ereditato dalle qualifiche per tenersene invece quattro freschi per il finale di corsa.

Si riparte ai -12 senza choose cone (non c’è sugli stradali così come sugli superspeedway, l’unico a scegliere la corsia è il leader) e Larson rimane davanti ad Elliott, ma stavolta Buescher torna al terzo posto. Avanza anche Reddick che col sorpasso su Suárez entra nella top5 e lascia Daniel vicino a Chastain; Custer, Logano ed Hamlin completano la top10 con Joey che blocca i freni in curva7 ma Denny non ne approfitta. Blaney cerca di passare di forza Briscoe, tuttavia Chase resiste per il momento.

Al giro successivo in curva2 Jones finisce in testacoda e per evitarlo c’è un piccolo tamponamento a catena fra Truex, Burton e Byron che però non causa danni; Erik è quello più ammaccato, ma più nel morale perché non capisce come sia finito in testacoda, ma al replay si vede come fosse finito largo in curva1 e poi sia finito fuori traiettoria. La gara di Jones non andrà meglio in seguito.

La sorpresa in questa fase è che Elliott debba più guardarsi dietro da Buescher che pensare a come superare Larson. Poi torna tutto tranquillo e da notare ci sono solo Logano che prosegue nel recupero passando Custer sulla salita, Kyle Busch che rientra nella top20 ed un interessante duello fra Suárez e Chastain con Ross che supera Daniel anch’egli sulla salita. Il buon momento Penske è confermato da Blaney che passa Hamlin e Joey che si incolla alla #99. Il colpo di scena però è quello dei -3 quando Buescher si porta al secondo posto davanti ad Elliott.

Ma è già tempo di strategie: ai -3 si ferma gran parte del gruppo, con Blaney che ha un’esitazione nella lunga pit entry, Custer quasi lo tampona e poi lo passa, ai -2 vanno ai box anche Buescher, Elliott, McDowell e Chastain ma non Larson che, d’accordo con il suo crew chief, replica la strategia vincente del 2021 tirando dritto. Guai grossi per Bell invece che, dopo una sosta eterna, si prende anche una penalità per pit stop fuori dallo stallo.

Larson, dunque, vince la prima stage da 25 giri davanti a Logano (+11.8″), Kyle Busch (+15.0″), Haley (+18.4″), Almirola (+19.3″), Burton (+27.3″), Bilicki (+32.9″), Kurt Busch (+34.9″), Stenhouse (+34.9″) e Ware (+35.3″) che raccoglie un punticino anche se il suo bilancio nel weekend rimane ancora in rosso. Elliott, 12°, è leader virtuale malgrado avesse una gomma delaminata, Hamlin ha passato Blaney con una sportellata (e Ryan non crede alle scuse di Denny), Bell è l’unico doppiato ma non può prendere il lucky dog per la penalità ricevuta.

Al break si completa il giro di soste e la nuova classifica vede Elliott nuovo leader sul rientrante Buescher (sosta della #9 3″ più veloce della #17 con conseguente controsorpasso) dopo la positività al Covid, Reddick, Chastain, McDowell, Suárez, Custer, un Harvick in decisa rimonta, Hamlin e Bowman; Larson è 24° dopo che Kyle Busch lo scavalcato in pit lane.

Si riparte e Chase scatta bene precedendo Buescher, Chastain, Suárez e Reddick che perde due posizioni. Il gruppo si mette già in fila indiana, ma malgrado ciò per chi vuole recuperare la fatica è tanta e Larson lo dimostra. Come successo nella prima stage Chris non molla Chase ed i due allungano sulla coppia Trackhouse; Buescher si fa vedere ma non riesce a passare. L’attenzione dunque torna su Larson che in sequenza supera Ty Dillon, Allmendinger, Briscoe entrando nella top20. Seguono poi i sorpassi su Byron e Truex nella rimonta.

Ad entrare in difficoltà nel long run è Custer che viene scavalcato da Bowman e Blaney mentre Logano supera di nuovo Kyle Busch, ma il ritardo è notevole, anche da Larson che fatica a passare lo specialista degli stradali Joey Hand al volante della #15 del Rick Ware Racing.

La sorpresa ai -15 è quella di Suárez che riesce a mettersi dietro il compagno di squadra Chastain che a lungo era stato vicino a Buescher, ma poi si era staccato e dunque ora il ritardo della #99 dalla #9 è di 4.3″. Ross entra all’improvviso in crisi e in un attimo si vede avvicinato da Reddick ed Harvick, ma rimane davanti a loro.

Il long run favorisce anche Elliott che stacca definitivamente Buescher, ma la vera sorpresa è quella di Chastain che reagisce (forse aveva solo bisogno di un punto di riferimento davanti) e si ricongiunge a Suárez mollando Reddick ed Harvick. Si fa vedere anche Cindric che col sorpasso ad Austin Dillon è nella top10 e precede Keselowski ed un Larson ormai arrivato nelle posizioni interessanti.

Curva7 è sempre il punto più critico e fra i -8 ed i -7 fa altre due vittime. La prima non è a sorpresa ed è di nuovo Jones, la seconda decisamente di più ed è Chastain che cercava di tornare davanti al compagno di squadra Suárez. E ai box Justin Marks suda freddo. Ross però fa fruttare l’ampio margine che aveva ottenuto il gruppo di testa e scende solo al settimo posto tenendosi Blaney dietro per pochissimo. Pimpante anche Keselowski che supera Austin Dillon e poi anche Cindric.

Suárez si rilassa forse troppo e così Reddick gli piomba sotto, ma ormai la stage è quasi finita e si riparla di strategie. Ai -4 ad aprire il giro di soste è un Truex solo in leggera ripresa, poi ai -3 praticamente metà del gruppo fra cui un Larson in difficoltà col sovrasterzo (ed anche lui ha una gomma delaminata) e ripassato persino da Custer. Ai -2 pittano anche Elliott, Buescher e gli altri leader, poi Chase taglia il traguardo e chiude la pit lane.

Chase nel frattempo ha regalato all’Hendrick Motorsports un record storico: i suoi 24 giri in testa uniti ai primi 26 di Larson rendono la scuderia di Rick Hendrick la prima nella storia della Cup Series ad essere in testa ad una corsa per 100’000 miglia.

Mentre in pit lane succede di tutto (di più fra poche righe), Logano tira dritto e, sapendo che ha una vettura buona ma non vincente, si prende la seconda stage (un playoff point in più fa sempre comodo in ottica futura) davanti ad Almirola (+4.4″), Buescher (+10.1″), Suárez (+11.4″), Harvick (+12.2″), Gilliland (+13.2″), Burton (+16.1″), Elliott (+16.5″), McDowell (+17.8″) e Stenhouse (+18.5″).

Come si può capire la classifica è stata rivoluzionata anche fra chi ha pittato e la lista dei guai è lunga. Comincia Elliott che riparte, ma viene fermato per la posteriore sinistra mal fissata, deve fare retro e viene penalizzato per la sosta fuori dallo stallo (dinamica molto simile a quella di Bell in precedenza), prosegue Reddick per speeding e chiude Buescher perché il meccanico ha lanciato la tanica della benzina oltre il muretto senza che ci fosse qualcuno a prenderla. Non bene anche Chastain che deve lottare con Keselowski in uscita di pit lane. Bell torna ora a pieni giri col lucky dog.

Dopo il completamento del giro di soste il nuovo leader, dunque, dovrebbe essere Suárez, ma fra il muretto della #17 e NASCAR sono in corso vivaci discussioni. I commissari hanno comminato la penalità a Chris, il team dice che non è stata commessa alcuna infrazione, la NASCAR non cambia idea, il team dice che ha la prova video della propria innocenza e così la NASCAR all’apparenza cede e toglie la penalità a Buescher.

Dunque Chris, per quanto visto finora, torna ad essere il grande favorito per la corsa ed anche per un clamoroso ribaltone in ottica playoff. Buescher alla ripartenza dei -50 precede Suárez, Harvick, McDowell, Blaney, Keselowski, Chastain, Cindric, Bowman ed Austin Dillon, Hamlin è 14° davanti a Byron e Truex, Kyle Busch 21° davanti ad Almirola e Logano, Reddick 29°, Bell 31°, Elliott 34° e ultimo in pista perché LaJoie è andato ai box e poi si andrà nel garage per la rottura del servosterzo.

Alla green però la gara cambia volto: Buescher non scatta al meglio, Suárez tiene la traiettoria, si infila in curva2 e poi completa il sorpasso in curva4. Chris viene tenuto all’esterno e così viene superato anche da McDowell ed Harvick. Daniel non può stare tranquillo, infatti ha molto vicino Michael con cui ha avuto in passato due grossi screzi, uno nel 2019 a Phoenix con tanto di rissa in pit lane in qualifica e l’altro proprio qui a Sonoma all’ultimo giro dell’edizione 2021.

E invece inizia qui la corsa magistrale di Suárez che nei 50 giri finali (a parte una breve parentesi dietro la pace car) non sbaglierà praticamente una singola frenata né una singola traiettoria malgrado tutta la pressione degli avversari ed anche quella psicologica dell’ottenere la prima vittoria in carriera. Una prestazione quasi da veterano quale è il messicano ormai, dato che questa è la sua 195esima gara in Cup Series.

In questa fase però in pochi pensano al messicano, si guarda più a Buescher che deve recuperare e soprattutto a Larson che è rientrato nella top10 ed è in lotta dura con Chastain ed Austin Dillon e Kyle deve essere aggressivo (suo il bump che manda Ross contro la #3). Aggressivo anche Reddick che, pare da solo, finisce in testacoda all’ultima curva e nella confusione e nel fumo viene toccato da Bilicki. Tyler dopo un giro al rallentatore torna ai box: si è rotto un perno del mozzo e il team decide di ripararlo perdendo ben 13 giri ed un’altra buona chance di vittoria.

Mentre la minaccia McDowell sembra annullata, per Suárez arriva un altro avversario, infatti ai -45 Harvick attacca e supera la #34 al tornantino e Kevin, approfittando probabilmente di un raro piccolo errore di Daniel (leggero lungo alla stessa curva al giro successivo) gli si incolla al paraurti.

Ai -40 si apre la finestra per l’ultima sosta (tutti hanno due set di gomme fresche ai box) e Buescher è rinato, prima ha superato McDowell che si stacca e qui paga già 2.3″, poi anche Harvick (+0.8″) ed ora è a solo mezzo secondo dal leader. Keselowski è quinto a 3″ ma la lotta per la vittoria sembra ristretta a soli quattro piloti; seguono Blaney (+4.1″), Chastain (+4.9″), Cindric (+6.4″), Larson (+7.2″) e Bowman (+7.9″). Elliott, invece, fatica ed è ancora fuori dalla top20.

Col passare dei metri è chiaro che anche Harvick può fare poco e quindi la corsa diventa un duello fra Suárez e Buescher con Chris che se replicasse il long run precedente sarebbe anche favorito. Chi paga di nuovo è Larson che viene scavalcato da Bowman che si fa finalmente vedere ai piani alti.

Il libro delle strategie si apre ai -36: Kyle Busch pitta dal 17° posto alla cerca di un undercut e di una caution veloce, con lui ci vanno anche Hamlin e Burton. Ai -35 è la volta di Truex, Haley e Bell, dunque si capisce che questo è un all-in del Joe Gibbs Racing per riaprire una gara in ombra.

Nel frattempo Suárez sembra aver respinto la pressione di Buescher e mette 1″ fra di sé e la #17. Le soste proseguono con Briscoe, Elliott e Ware, ai -33 con Ty Dillon. I leader nel frattempo proseguono e la caution non arriva, nemmeno si preoccupano di Kyle Busch che gira oltre 1″ più veloce di loro a pista libera perché il distacco di Rowdy prima del pit stop era già notevole. Intanto Cindric e Chastain innescano una bella schermaglia con Cindric che ne esce vincitore.

Ai -32 si capisce forse definitivamente che il favorito – a meno di errori – non è più Buescher bensì Suárez, infatti il messicano guadagna ben sei decimi in un giro soltanto. La sosta però si avvicina anche per lui, infatti ai -31 ad andare ai box è Blaney, ma Daniel è impegnato a rifilare altri otto decimi a Buescher che ormai sta perdendo trazione ed ha Harvick di nuovo vicino. Dopo la sosta di Cindric ai -30 e la pressione di Chastain su Bowman, ai -29 la corsa si decide: ai box ci vanno Buescher, Harvick e tanti altri.

La pit lane è ancora selettiva, infatti sia Harvick (caduta dal sollevatore dal lato sinistro) che Chastain (mezzo disastro in stile Elliott e Bell che fa venire in mente anche il Nigel Mansell di fine anni ’80-inizio ’90) perdono secondi preziosissimi. A questo punto Suárez deve coprire e così va ai box al giro successivo con McDowell, Larson e Allmendinger. Stavolta la buona sorte protegge Daniel, la sua sosta è perfetta e così esce dai box ancora leader virtuale.

Meno bene va a Larson che esce dai box su quattro ruote e in curva2 ne ha tre dato che la anteriore destra si è sfilata in quanto non fissata. Kyle torna ai box, ma la caution è obbligatoria così come la futura squalifica di crew chief e meccanico/i per quattro gare che diventano ben cinque settimane di vacanza per la pausa del prossimo weekend. Nota statistica: è il decimo caso del genere in appena 16 gare.

La caution fa saltare la gara di Keselowski, Austin Dillon, Logano, Hand, Almirola, Stenhouse, Jones ed Haley che non si erano fermati e che devono farlo invece ora perdendo tutta la track position. Suárez torna così al comando davanti a Buescher, Blaney, McDowell, Kyle Busch (quinto con l’undercut), Cindric, Briscoe, Harvick, Hamlin, Bowman, Truex ed Elliott.

La green sventola ai -23 e Daniel mantiene il comando favorito dalla lotta fra Buescher e McDowell con Chris che stavolta riesce a rimanere secondo. Il colpo di scena però riguarda Kyle Busch che finisce in testacoda in curva7 tutto da solo mentre è nel mezzo fra Bowman (che finisce nell’erba per evitarlo) e Briscoe; così Elliott rientra nella top10. Paga dazio anche Custer che, forse toccato, va in testacoda ma al tornante.

Il duello riprende e Suárez commette l’ultimo errorino della sua corsa perfetta, infatti finisce leggermente lungo al tornante ai -21 e così Buescher si rifà sotto mentre Harvick attacca Cindric per tornare nella top5; all’inseguimento della Chevy al comando ci sono ben sei Ford.

20 giri sono lunghi, ma Suárez non sbaglia davvero più, l’ultimo stint è un replay di quello precedente solo senza movimenti nella top5. Chi sbaglia è invece Buescher che ai -18 tocca leggermente le gomme all’interno di curva11 nel momento in cui è più vicino alla #99. L’errore gli costa ben sei decimi ed il ritardo, unito al giro più veloce personale di Daniel, balza a 0.9″.

Non ci sono grossi movimenti in generale in una gara senza tanti sorpassi. Stavolta Harvick passa Cindric ed è quinto, Allmendinger entra a sorpresa nella top10 malgrado le difficoltà col servosterzo, rimonta praticamente solo Chastain che è 12° mentre Elliott uno alla volta passa prima Byron, poi Briscoe e dunque un Blaney che teme per la resistenza delle gomme alla luce di alcune delaminazioni e blister, provocate forse dalle temperature stranamente basse.

Quando si capisce che Harvick non recupera, l’attenzione di tutti si concentra solo su Suárez e Buescher. Chris reagisce all’errore e ai -15 è di nuovo a 0.6″ da Daniel, poi per diversi giri il divario rimane costante fino ai -12. Dall’analisi sul giro si vede che la #99 va meglio praticamente in tutta la pista e la #17 guadagna solo all’ultima curva, segno che Buescher sta forzando in frenata per rimanere attaccato mentre Suárez è nel complesso il più veloce e preciso.

Anche i rivali più prossimi studiano i due leader. Ad Harvick, infatti, dicono che secondo loro al muretto i primi due si toccheranno in una manovra disperata per conquistare una fondamentale vittoria e quindi sarebbe meglio superare McDowell davanti a lui. Ai -10 però Michael è a 6.2″ alla vetta e Kevin 1″ più indietro, Cindric a 10.7″, Blaney a 11.1″, Elliott a 13.8″, Byron a 15.9″, Chastain a 16.2″ e Allmendinger a 17.6″.

Al muretto di Harvick tuttavia non hanno interpretato bene quello che sta succedendo, infatti Suárez inizia a replicare in maniera ancora migliore quanto fatto nello stint precedente. I 0.6″ che erano rimasti costanti dai -16 ai -12 diventano 0.7″ ai -11, 0.9″ ai -10 quando Daniel è l’unico in pista a girare ancora sotto l’1’20” (e dunque siamo già 1.5″ più lenti di inizio stint), ai -9 1.3″, ai -8 1.5″, ai -7 ancora 1.5″ per l’ultima illusione di Buescher, poi la progressione diventa inesorabile.

Nel frattempo va in scena quella che per i posteri diventerà – col senno di poi – la Caporetto strategica del Joe Gibbs Racing, infatti si decide di puntare tutto su una caution e di anticiparla montando l’ultimo set di gomme fresche a disposizione. Il problema è che lo si decide di fare con tutte e quattro le vetture inclusa quella di Truex che, seppur calando, era 14esima. In qualunque categoria del motorsport non diversificare le strategie in uno stesso team è quasi sicuramente deleterio. Come suprema punizione ovviamente non arriverà alcuna caution ad aiutare il JGR.

Come detto Buescher ai -7 si illude, infatti Suárez forse si stupisce nel vedere delle vetture davanti a sé e sono Ware ed Hamlin che ha appena pittato, dunque il muretto di Daniel chiede a quello di Denny di allungare per non disturbare aerodinamicamente la #99. Ma anche con la #11 davanti di qualche decina di metri Suárez non sbaglia. Ai -6 il vantaggio diventa di 1.9″, ai -5 2.2″, ai -4 2.7″.

Come disse Franco Bragagna a Tokyo in curva3 della staffetta 4×100 di atletica leggera poi d’oro, anche a Sonoma “Attenzione. Sta per succedere una cosa…”. E davvero sta succedendo qualcosa: Buescher ha praticamente alzato bandiera bianca, ai -3 è addirittura a 3.6″ prima dell’ultimo brivido: Allmendinger perde il controllo e finisce in testacoda in curva2, ma riesce a riprendere la corsa e dunque non arriva la temuta (o desiderata a seconda dei punti di vista) caution.

I 3.8″ di margine ai -2 sono ancora più importanti perché Suárez ha doppiato anche Heckert mentre Hamlin è scappato via. Rimane solo un ultimo giro per Daniel e il vantaggio da gestire è diventato addirittura di 5.097″. Tutte le curve sono perfette così come le frenate, esattamente come successo per i 50 giri precedenti. In uscita dall’ultimo tornante il messicano si permette addirittura di alzare il piede per godersi il momento atteso da cinque anni.

Daniel Suárez vince in maniera dominante nel finale la sua prima gara in Cup Series e mette fine ad un digiuno fin troppo lungo. Si conferma anche la supremazia sugli stradali del Trackhouse Racing già messa in mostra ad Austin con la prima stage vinta dal messicano prima di un problema meccanico e con Chastain poi a sua volta a vincitore per la prima volta in carriera.

L’emozione a Sonoma è immensa, questa è una di quelle vittorie apprezzate da tutti (escluso da chi ovviamente paga nella griglia playoff), dentro e fuori la pista. Il successo è ancora più storico perché Suárez diventa appena il quinto pilota non americano nella storia della Cup Series (dal 1949 ad oggi dunque) a conquistare una gara e Daniel entra nello stesso gruppo composto da Mario Andretti (Italia), Earl Ross (Canada), Juan Pablo Montoya (Colombia) e Marcos Ambrose (Australia).

La gioia di Suárez è irrefrenabile, in tribuna ci sono anche i suoi amigos, ha finalmente coronato anni di attese su di lui che erano state bruscamente interrotte prima dal Joe Gibbs Racing (scaricato per far posto a Truex) e poi dallo Stewart-Haas Racing (scaricato per far posto a Custer con Gene Haas che vinse il “duello” con Tony Stewart), il tutto in una carriera iniziata in Messico (primo vincitore in Peak Mexico Series e Cup Series). In aggiunta a tutto questo Suárez è il 40° pilota a vincere una gara in Cup, Xfinity e Truck Series.

Sintesi perfetta della carriera finora di Suárez è la gara di Homestead nel 2016: il Joe Gibbs Racing puntava tutto sul titolo di Erik Jones alla prima edizione del “Championship 4” anche per la categoria cadetta e invece a fare la gara senza errori al termine di playoff di livello assoluto fu proprio Daniel che divenne il primo campione non americano nella storia della NASCAR. Il ritiro improvviso di Carl Edwards (a proposito, ultima vittoria della #99 in Cup Series ovviamente con lui a Sonoma nel 2014) scombinò le carte ed il posto anziché a Jones non poté non andare ad un ancora acerbo Suárez. Oggi la rivincita dopo tanti bocconi amari e momenti sfortunati.

Tornando alla cronaca, Suárez vince con 3.8″ su Buescher, 5.6″ su McDowell, 7.9″ su Harvick e 9.8″ su Cindric, completano la top10 Blaney (+12.9″), Chastain (+13.9″), Elliott (+16.1″), Byron (+17.2″) e Keselowski (+17.7″). Austin Dillon è 11° ma ad addirittura 32.1″ davanti ad un gruppone con Haley, Briscoe, Almirola, Larson (appena 15°), Bowman, Logano, Kurt Busch (migliore Toyota al 18° posto, mai così male dal 2007), Allmendinger ed Hand, a pieni giri anche Custer, Jones, Ty Dillon, Gilliland, Stenhouse, Truex, Bell, Burton, Bilicki, Kyle Busch ed Hamlin a quasi 1’10”.

A 10 gare dai playoff ci sono ora appena quattro posti disponibili e al momento sono in mano a Blaney (95 punti sul taglio), Truex (+65), Bell (+28) e Almirola (+7) mentre i grandi sconfitti di Sonoma sono Harvick (che era rientrato nei 16 almeno fino alla bandiera a scacchi) e soprattutto Reddick che col penultimo posto di giornata scivola addirittura a -42; in zona interessante anche Austin Dillon (-47) e Jones (-55). Tutti gli altri sono praticamente obbligati a vincere e per questo la sfida estiva dopo la pausa sarà ancora più infuocata.

Nel frattempo, però, i festeggiamenti fra Nashville, sede morale di Trackhouse, e Monterrey, città natale di Suárez, proseguiranno per due settimane approfittando del break. È un periodo incredibile per il motorsport messicano con Sergio Pérez in Formula 1 e Pato O’Ward (anch’egli di Monterrey ed emigrato per gareggiare negli USA) in IndyCar. Nel giorno sacro al motorsport il Messico ha rischiato di vincere GP di Monaco, Indy500 e Coca-Cola 600 in un sol colpo, poi ovviamente la sfortuna colpì Daniel a lungo in testa. Ora è tutto alle spalle, goditela Daniel che da qui è tutto di nuovo in discesa.

I risultati odierni

La classifica della “Toyota/Save Mart 350”

La classifica generale

Così in campionato dopo 16 delle 36 gare della NASCAR Cup Series 2022

Le altre categorie

Truck Series: Kyle Busch mette il suo sigillo anche a Sonoma

I prossimi appuntamenti

Il prossimo weekend sarà una sorta di giro di boa della stagione NASCAR 2022. Oltre alla Xfinity Series andrà in vacanza anche la Cup Series e per la categoria principale sarà l’unico fine settimana senza impegni in tutto il campionato; entrambe torneranno a Nashville dove inizierà anche la fase della stagione trasmessa negli USA dalla NBC. I Truck invece proseguono nel loro assurdo tour de force sulla FOX e sabato notte saranno sullo sterrato di Knoxville per una delle gare cardine della regular season.


Immagine: media.nascar.com

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